TERRE ETRUSCHE: “SERVONO STRATEGIE DI ADATTAMENTO E MITIGAZIONE MIRATE”

L’olio di oliva conferito dalla cooperativa Terre Etrusche alla Organizzazione di Produttori APPO, etichetta con cui viene commercializzato, ha vinto il premio della Stampa estera ed ambisce a ricevere molti altri riconoscimenti.

“In virtù della sua qualità e del suo valore organolettico, il prodotto che immettiamo sul mercato è molto richiesto anche all’estero: lo commercializziamo anche negli Stati Uniti e in Danimarca ma stiamo aprendoci anche alla Cina. E poi noi siamo stati protagonisti di diverse fiere da Londra a Parigi, fino a Norimberga” racconta il presidente della cooperativa Terre Etrusche, Fabrizio Pini.

L’impresa è nata di recente, solo quattro anni fa, per migliorare la gestione degli oliveti abbandonati e dei frantoi oleari del viterbese ed a breve aprirà un suo proprio punto vendita sul territorio per poter vendere l’olio extravergine, il bio DOP Tuscia e IGP Roma, avendo come avamposto quello di una zona turisticamente molto amata: quella che nasce attorno al Lago di Bolsena.

“Gestisco la cooperativa insieme a due collaboratrici davvero in gamba che sono in grado di seguire più aspetti delle fasi produttive e gestionali – dice -. Quando abbiamo preso in carica il primo frantoio noi molivamo 1500 quintali di olive. L’ultima molitura invece è arrivata a diecimila quintali: questo fa capire quanto sia importante lavorare bene. Noi reinvestiamo tutto nella cooperativa: siamo partiti da zero, non avendo proprietà, e oggi abbiamo un frantoio, uno stabilimento, un capannone, e ne stiamo per acquistare un terzo, abbiamo acquistato beni strumentali e stiamo partecipando a dei bandi per avere un impianto fotovoltaico”.

Il lavoro fatto in soli quattro anni è stato tanto. “Abbiamo acquistato trattori di ultima generazione e costruito una squadra di operai e collaboratori grazie ai quali gestiamo gli uliveti dalla raccolta fino al frantoio per garantire un prodotto che viene dal territorio – spiega il presidente-. Il problema purtroppo è ancora oggi il reperimento della manodopera: garantire l’occupazione oltre la stagione delle moliture sta diventando sempre più complesso e spesso capita di formare i propri operai, investire in competenze e patentini per la propria squadra per poi ritrovarsi a doverla cambiare. E così a perderci siamo tutti”.

Il cambiamento climatico ostacola in maniera crescente il compito di garantire la sostenibilità economica e finanziaria del settore, andando ad inasprire tendenze che nell’ultimo decennio sono già preoccupanti, come l’abbandono dei campi e la mancanza di passaggio intergenerazionale nelle imprese agricole. Le elevate temperature innescano stress idrico nelle piante di olivo, compromettendo la crescita e la produzione di olive. La maggiore frequenza di ondate di calore causa la perdita di fiori e frutti, riducendo il rendimento complessivo. I cambiamenti nei modelli di precipitazione comportano anche rischi di siccità e alluvioni, danneggiando ulteriormente le coltivazioni. Non in ultimo, le variazioni climatiche influenzano anche la diffusione di malattie e parassiti che attaccano gli alberi di olivo. I periodi più lunghi di caldo e umidità favoriscono la proliferazione di patogeni come la mosca dell’olivo e la rogna, compromettendo la salute degli alberi e la qualità delle olive raccolte. Per questo affrontare questa sfida richiede strategie di adattamento e mitigazione mirate.

“Il cambiamento climatico ha influito su tutte le coltivazioni ma credo che lo abbia fatto in maniera preponderante sull’olivicoltura- commenta il presidente di Terre etrusche-. Lo scorso anno, a giudicare dalla fioritura, avremmo detto si potesse essere in attesa di uno dei raccolti migliori degli ultimi anni. E invece, al contrario, le piogge abbondanti ci hanno fortemente penalizzati, creando un danno alle colture della zona del viterbese che, nonostante sia vocata per altre colture, rimane un territorio ricco di oliveti, con una macchia mediterranea importante e molto rappresentativa anche laddove ci troviamo noi, ovvero sul bellissimo Lago di Bolsena. In tutta la provincia, stiamo parlando di una coltura che riguarda 25 mila ettari di terreni”.

La Legge sull’eno-oleoturismo, spiega, potrebbe essere strategica per promuovere le realtà agricole della zona.

“Tuttavia, è necessario che le Istituzioni regionali procedano a una importante opera di sburocratizzazione perché se io oggi faccio domanda per un investimento la fase di istruttoria richiederà un anno e per la chiusura del progetto occorreranno altri tre o quattro anni. Il risultato è che quando acquistato il bene richiesto molto probabilmente sarà già obsoleto– commenta il presidente di Terre etrusche-. L’assenza di personale nelle istituzioni regionali rende tutto più lento: è prioritario efficientare gli uffici. Sarebbe poi fondamentale che si lavorasse sui partenariati, perché è fondamentale che le Istituzioni ascoltino le parti prima di dare il via a bandi e progetti. E’ fondamentale ascoltare la base produttiva” conclude.

Foto in copertina di mac231 da Pixabay