CHE COS’E’ UN ELEVATOR PITCH E PERCHE’ ANCHE LE COOPERATIVE DEVONO ADOTTARLO?

L’idea è nata in Silicon Valley, il tempio delle startup. E’ il biglietto da visita di ogni aspirante imprenditore; spesso la carta vincente per convincere potenziali investitor e per attrarre business angels. Ma che cos’è l’elevator pitch? E’ una presentazione della propria idea di business così efficace da colpire l’interlocutore al punto da convincerlo della sua validità in pochi secondi – dai 30 ai 120 – ovvero nello stesso arco di tempo di una corsa in ascensore, come indica il termine stesso. Ci si deve quindi preparare a fare un’ottima impressione su qualcuno che non ci conosce, che ha fretta e può non essere bendisposto nei confronti della nostra idea.
One kill, one shot. L’elevator pitch deve fulminare l’interlocutore, senza giri di parole. E’ una vera arte.

 

Non esiste una sola regola. Conta molto la fantasia. Soprattutto, la possibilità di affiancare al proprio intervento dei materiali multimediali: slide dalla grafica accattivante, fotografie o brevi video. Del resto, quando si parla di innovazione, è indispensabile mostrare di sapersi servire della tecnologia e degli strumenti più svariati per comunicare.

 

L’errore principale da evitare è rendere complicato il proprio speech.


Molti sono ancora convinti che un’idea sia valida quanto più “sofisticata” e “accademica” appare. Ma qualsiasi buona idea – per quanto complessa – deve poter essere trasmessa in poche righe e con termini semplici. La regola è la stessa dell’incipit di un buon libro.  Incuriosire e non appesantire il proprio intervento è il segreto di un buon pitch, ma anche di ogni buon intervento in pubblico. Tuttavia, i termini settoriali, tecnici e scientifici, possono essere conservati qualora il pubblico sia formato da persone operanti nel settore.

Importante è infatti calibrare il proprio intervento in base al destinatario del messaggio. Una breve analisi del target di riferimento e delle sue caratteristiche consentirà di individuare su quali aspetti concentrarsi e  renderà semplice la scelta della terminologia utilizzare.

Avere a disposizione solo 60 o 120 secondi può essere un fattore d’ansia, soprattutto per chi è abituato a lunghi speech retorici in versione tradizionale in Italia. Oltreoceano, come negli Usa, il timing è diventato importante persino per gli interventi politici ed è diventato norma volta a dare a tutti coloro che intervengono pari opportunità di espressione e di intervento. L’elevator pitch, infatti, è frequentemente utilizzato all’interno dei contest per startup.

Allenarsi è spesso una buona risposta all’ansia. Diventa una necessità quando a sottoporsi alla performance deve essere un team di persone, con la possibilità quindi di far intervenire più di un componente della startup o aspirante tale.

 

Ogni idea imprenditoriale vincente risolve un problema o offre una risposta ad una necessità. Puntare quindi sul contesto in cui nasce un’idea e spiegare perché è necessaria si rende opportuno, quanto più se tra gli spettatori vi sono dei possibili business angels. Ogni idea non solo risolve un problema ma apporta un cambiamento, attraverso una nuova idea, una nuova prospettiva e una nuova ‘personalità’. Per questo è importante enfatizzare questa funzione.

La propria idea è sempre la migliore. Durante i pitch non c’è spazio per la modestia. Distinguersi dagli altri competitors e sottolineare le caratteristiche che rendono il proprio progetto indispensabile è ovviamente uno degli obiettivi che deve porsi chiunque si accinga a fare un elevator pitch. Analizzare i punti deboli e i punti di forza della propria idea di business è un lavoro lungo che deve però precedere il pitch. Ogni buon pitch è infatti anche costruito su una buona base di consapevolezza.

Non c’è l’obbligo alla simpatia, ma saper rendere leggero il proprio pitch è sempre piacevole per il destinatario del messaggio.

Perché le cooperative dovrebbero adottare il pitch?

Il termine ‘trapiantato’ dall’America non aiuta a rendere la pratica frequente tra le aspiranti cooperative che, tra l’altro, sovente impegnate in attività uniche, trascurano l’importanza della comunicazione.

Eppure, il pitch è un ottimo allenamento per imparare a ‘vendere’ bene la propria idea (che sia un’idea imprenditoriale o anche un progetto), sia perchè aiuta le cooperative a comprendere che la comunicazione dei valori, delle attività, delle idee, è fondamentale; sia perchè aiuta le imprese a comprendere che adeguarsi ai nuovi linguaggi e ai nuovi media è indispensabile.

E allora perchè non provarci?

 

 

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12° CONGRESSO LEGACOOP LAZIO

Roma, 4 e 5 dicembre 2014
Centro Frentani