L’Ancpl-Legacoop e le altre Associazioni cooperative di categoria, le associazioni imprenditoriali dell’intera filiera delle costruzioni, tutte le sigle delle organizzazioni sindacali e delle associazioni delle imprese artigiane hanno nuovamente convocato, a distanza di un anno, gli Stati Generali delle Costruzioni, con una manifestazione pubblica a Roma, in Piazza Montecitorio, per denunciare la crisi, ma anche per proporre un modello di sviluppo basato sulla qualità e la legalità dell’impresa e del lavoro, e nel contempo lanciare un nuovo e pressante grido di allarme.
Il settore è piegato da una crisi senza precedenti: oltre 250.000 posti di lavoro persi, oltre 300% in più di utilizzo ammortizzatori sociali, oltre il 20% medio di riduzione delle produzioni nei settori dei materiali da costruzione, circa 70 mld in meno di valore complessivo delle produzioni. Se a questo si aggiunge l’inaccettabile danno causato dai ritardati pagamenti della pa, con punte di ritardo anche di 24 mesi, emerge un quadro di assoluta gravità.
Durante tutti questi mesi, di fronte all’insufficiente politica industriale a sostegno del settore, imprese, sindacati, cooperative, artigiani e tutti gli attori della lunga filiera dell’edilizia hanno denunciato più volte – a livello nazionale e su tutto il territorio – lo stato di grande difficoltà del settore, ricercando un costante dialogo con il governo e le amministrazioni pubbliche, sollecitando un confronto, avanzando proposte concrete che hanno incontrato spesso il favore bipartisan delle forze politiche.
A questa azione, responsabile e propositiva, del mondo dell’edilizia non ha ancora corrisposto un’efficace azione del Governo, né sul piano dei provvedimenti adottati e delle risorse disponibili, né su quello del coinvolgimento completo degli attori degli Stati Generali, visto che il tavolo interministeriale dell’edilizia, che era stato insediato a Palazzo Chigi nel luglio 2009, si è finora riunito una volta sola.
Non si può protrarre ulteriormente un’attesa che ha già fatto molte vittime in termini di perdita di posti di lavoro e di competitività del Paese.
Le imprese e i lavoratori dell’edilizia ritengono prioritario:
- sbloccare i pagamenti per le imprese che hanno SAL approvati e oggi vincolati dal Patto di stabilità, anche per consentire alle stesse il pagamento delle forniture e dei servizi utilizzati. Più in generale allentare i vincoli dello stesso patto per gli enti virtuosi al fine di finanziare prioritariamente interventi legati alla tutela e messa in sicurezza del territorio, del patrimonio edilizio e dei beni culturali ed artistici.
- Rendere effettivamente disponibili, in termini di attribuzioni di cassa, le risorse destinate dal CIPE alle priorità infrastrutturali, a partire da quelle attribuite al programma di piccole e medie opere e all’edilizia scolastica.
- Puntare su processi di semplificazione amministrativa rafforzando i controlli di sicurezza e regolarità.
- Eliminare le penalizzanti distorsioni fiscali esistenti nel settore immobiliare (ad esempio l’Iva sull’invenduto dopo 4 anni) nell’ambito di una riforma del fisco orientata allo sviluppo e più equa per lavoratori, imprese e cittadini.
- Rilanciare gli strumenti di investimento nelle infrastrutture e nell’immobiliare.
- Attivare strumenti di lotta all’illegalità e promuovere la qualificazione con procedure esigibili e chiare in stretta collaborazione con le imprese e i lavoratori, senza penalizzare la quotidiana operatività delle imprese corrette.
- Estendere all’edilizia gli ammortizzatori sociali definiti per il settore industria.
fonte: Legacoop