Comunicato congiunto ANIP – Confidustria, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi
“In queste ore di intenso lavoro per la redazione della Legge di bilancio, apprendiamo con forte preoccupazione che le azioni parlamentari finalizzate ad internalizzare il personale ATA impegnato nei servizi di pulizia e di sicurezza presso le scuole italiane, tramite l’utilizzo di fondi destinati alla prosecuzione degli appalti di pulizia delle scuole, stanno andando avanti e sembrano aver registrato nelle ultime ore una consistente concretezza.
Quali rappresentanti di realtà imprenditoriali che hanno lavorato e continuano a lavorare nel pieno rispetto delle regole, prima tra le quali quella del diritto al lavoro tutelato dalle norme, non possiamo e non vogliamo avallare il messaggio preoccupante sotteso alle ragioni della accennata internalizzazione, ovvero la demonizzazione delle aziende di settore in merito alla qualità dei servizi erogati e dei costi sostenuti per gli addetti.
L’emendamento inserito nella Legge di bilancio, che porterà all’internalizzazione dei servizi di pulizie per le scuole italiane, non convince per molti motivi: da un lato riteniamo che l’assunzione del personale ATA da parte pubblica provocherà un enorme dispendio di risorse, dall’altro non migliorerà i servizi resi alla comunità scolastica, fatta di studenti, famiglie e docenti.” Lo dichiarano, in una nota congiunta, i vertici di ANIP – Confidustria, Legacoop Produzione e Servizi e Confcooperative Lavoro e Servizi, che raccolgono le maggiori imprese nell’ambito del cleaning e servizi integrati.
“Non vorremmo che la proposta lanciata si traduca in una enorme illusione per il bacino di 12mila lavoratori interessati, soprattutto in ordine alla dubbia costituzionalità della modalità di assunzione sinora individuata, ovvero un concorso pubblico. Alle aziende del settore – prosegue la nota – si è chiesto per anni di svolgere una funzione di vero e proprio ammortizzatore sociale: la beffa, oggi, risiede nel depauperamento di forza lavoro, nella maggiore spesa per le casse dello Stato, in una organizzazione del lavoro incerta che vedrà sovrapporre la figura del classico ‘bidello’ a quella del personale addetto ai servizi. Infatti, dai nostri calcoli, l’internalizzazione causerebbe addirittura un aggravio di 450 milioni di euro l’anno per le casse pubbliche e non il risparmio paventato“.
Conclude la nota: “Come rappresentanti di imprese che hanno lavorato e continuano a lavorare nella piena legalità e nel rispetto delle regole e delle norme e, soprattutto, con il solo intento di poter contribuire ad azioni che siano utili alla crescita – in termini di diritti sociali e del lavoro e di sviluppo economico – del nostro Paese, invitiamo i rappresentanti del Governo, le Istituzioni e le altre Parti sociali a confrontarsi, sulla base di elementi e numeri concreti, dell’argomento e della necessità di avere scuole effettivamente funzionanti e servizi efficienti”.