Il comunicato congiunto di AGCI Solidarietà Lazio, Confcooperative Federsolidarietà Lazio, Legacoopsociali Lazio:
Con coraggio ed un grande impegno di concertazione con le Parti Sociali, la Regione Lazio ha finalmente aggiornato la propria normativa sui servizi per l’infanzia: una legge vecchia di quaranta anni, che non teneva conto delle enormi evoluzioni socio-educative di questi anni, delle trasformazioni delle famiglie del terzo millennio e neanche degli sviluppi normativi nazionali.
Come Associazioni di Categoria manifestiamo il nostro apprezzamento per l’obiettivo raggiunto, dal momento che la proposta di legge:
- In tutto il suo articolato, mette i bisogni dei bambini in primo piano.
- Prevede un sistema di prevenzione e tutela dei bambini contro il rischio di abusi, maltrattamenti e condotte inappropriate da parte degli adulti. Questo è uno dei punti più qualificanti della legge.
- Promuove l’attuazione del sistema integrato.
- Valorizza la funzione educativa dei servizi per l’infanzia.
- Mette ordine nelle varie tipologie di servizi che si sono sviluppate nel tempo.
- Lascia spazio a forme di servizi sperimentali, che possono essere previsti dalla giunta, per rispondere ai bisogni emergenti o fronteggiare particolari situazioni sociali e territoriali.
- Prevede un’offerta plurale e diversificata, anche attraverso la sinergia tra soggetti pubblici e privati, e contiene un’ottima formulazione sulla distinzione gestionale delle varie tipologie di servizi all’infanzia.
Un grande ringraziamento va alle donne che si sono impegnate in prima linea per il raggiungimento di questo obiettivo, a partire dalla tenace prima firmataria della Proposta di Legge, la Consigliera Eleonora Mattia, l’Assessore alle Politiche Sociali, Welfare ed Enti Locali, Alessandra Troncarelli, la Consigliera Marta Bonafoni ma anche al Capo Ufficio di Gabinetto Albino Ruberti, per l’impegno e il tempo dedicato all’ascolto delle diverse istanze.
La legge definisce molto bene i criteri di qualità dei servizi: il Lazio rimane una delle regioni ad avere il rapporto educatore/bambino più basso d’Italia. Resta ora da proseguire l’ottimo lavoro realizzato finora, per rendere sostenibile il costo di questa qualità per famiglie ed Enti gestori.