Dargli basi anche culturali, e realizzarlo in tutti gli ambiti. È il protagonismo sociale la vera sfida dei prossimi quattro anni per Legacoop. Una sfida che si può vincere grazie anche alla spinta che deriva dall’Alleanza, una scelta sposata senza riserve dalle imprese. Nell’associazione, intanto, dovrà essere riconosciuta una centralità sempre più forte ai giovani e alle imprese. Il primo passo? Affiancare a ogni obiettivo del Documento di mandato azioni e tempi di realizzazione. Un Piano di lavoro che determini la vita di Legacoop fin dai prossimi mesi.
A pochi giorni dalla fine del Congresso – il 38° nella storia dell’associazione – che lo ha confermato all’unanimità presidente, Giuliano Poletti ripensa alla tre giorni romana, sottolinea i passaggi fondamentali, fissa alcuni punti fermi per il cammino futuro. A partire da una delle evidenze più forti uscite dall’assise romana: “Questo congresso – racconta – ha sancito in modo molto forte la scelta dell’Alleanza con le altre centrali cooperative. Non abbiamo registrato nessuna resistenza, ma anzi una spinta fortissima a procedere con determinazione in questa direzione”.
Se lo aspettava presidente?
“Sinceramente sì, ero convinto che sarebbe stato così. Cioè che le cooperative considerino questa una svolta utile, necessaria. Ne avevamo parlato per anni, era diventato uno di quei temi che non puoi eludere ma rischiava anche di suonare come un appello quasi retorico, un evento auspicabile ma in cui nessuno confida davvero. Una cosa che tutti dicono, ma che non si realizza mai”.
E poi che cosa è successo?
“È successo che tre mesi fa l’abbiamo fatto davvero. E i tempi, per noi, sono stati perfetti. Così non siamo arrivati al Congresso limitandoci a ripetere per l’ennesima volta che quella era la direzione giusta. L’abbiamo vissuto in presenza di una novità, di un cambiamento tanto fresco quanto reale. E questo ha mobilitato le energie. Lo abbiamo visto negli interventi di tanti delegati che avevano questo, l’Alleanza, al centro. Non era uno dei tanti punti che si toccavano, ma il cuore del ragionamento sul futuro”.
Visto da fuori è sembrato un Congresso molto partecipato, sotto tutti i punti di vista.
“La partecipazione è stata alta e così l’impegno, il coinvolgimento di tutti. Credo dipenda anche dal fatto che ognuno di noi percepisce in modo chiaro sia la difficoltà del momento che il nostro Paese e quindi anche le nostre imprese stanno attraversando, sia le grandi opportunità che abbiamo di fare qualcosa, come cooperazione, per dare una svolta a tutto ciò. Siamo un’opportunità per il Paese, abbiamo gli strumenti per fare qualcosa di utile per il futuro di tutti. Anche l’attenzione che ci è stata riservata ha confermato l’importanza del nostro ruolo e del nostro posizionamento”.
È il tema del nuovo protagonismo sociale che la cooperazione deve assumere, giusto?
“Sono profondamente convinto che proprio questo sia il punto. Siamo usciti dall’angolo, adesso dobbiamo dare sostanza e basi anche culturali a questo nuovo protagonismo, che ci chiede di modificare da subito anche i nostri comportamenti abituali. Rispetto alle realtà locali, ad esempio, prima eravamo abituati a rivolgerci al sindaco, da oggi dovremo rivolgersi al sindaco ma anche alle associazioni, al volontariato, alle altre imprese. A tutti coloro che possono essere nostri interlocutori o alleati nel dare corpo a questo protagonismo nuovo”.
Uno dei temi su cui si è davvero discusso, al Congresso, è stato quello legato alla rappresentanza dei giovani.
“Quattro anni fa abbiamo avviato e poi realizzato un lavoro serio sulle pari opportunità. Resta ancora tanta strada da fare, certo, ma siamo nella direzione giusta. Oggi abbiamo scelto di rafforzare un impegno analogo verso i giovani. Lo possiamo fare per tutto quello che abbiamo seminato, in tanti modi, in questi anni. È un cambiamento tanto doveroso quanto importante, quindi è bene che ci sia discussione”.
A proposito dei giovani, è stato un Congresso che si è misurato anche con le tecnologie: un ambito che non costituisce propriamente un punto di forza per la cooperazione.
“Sì, fin dalla regia è stato un appuntamento che ci ha visti impegnati a sperimentare molto più che in passato strumenti tecnologici nuovi. Penso alla trasmissione dei lavori in streaming ma anche all’ampio utilizzo di sms e mail che è stato fatto per dialogare con i delegati. È un investimento culturale che per noi adesso diventa un deposito di esperienze, un bacino che dovrà alimentare un impegno costante anche in questa direzione”.
È stato anche il Congresso in cui si è parlato molto di centralità delle imprese.
“Non se ne è solo parlato. Penso al fatto che la presidenza dell’Assemblea dei delegati sia stata affidata alla dirigente di una cooperativa, ma anche e soprattutto al fatto che nella Direzione sia stato dato maggior spazio alle cooperative e che contemporaneamente sia stato creato un Esecutivo, nel quale lavoreranno i dirigenti dell’associazione, uno strumento operativo, che determina con chiarezza quale deve essere l’ambito della loro responsabilità.
Parlare di imprese vuole dire anche parlare di realtà molto diverse, di grandi cooperative e di piccole cooperative sociali, mondi che non è facile far convivere in un’unica associazione.
“Storicamente siamo un’associazione che porta al proprio interno realtà di grandi dimensioni che competono sui mercati e imprese sociali, settori molto diversi, territori con percentuali di copertura altrettanto diversificati. A fare da cemento sono le regole e i valori che si declinano con strumenti diversi, ma i temi da porsi sono uguali. Penso ad esempio al protagonismo sociale: ogni cooperativa – se ha 7 soci così come se ne ha 7mila – deve porsi il tema di come realizzarlo. La risposta sarà diversa per ognuno, ma la strada è uguale per tutti. Il sapere tenere insieme queste differenze ci aiuta anche nel cammino unitario dell’Alleanza”.
Siete realtà anche molto diverse, infatti. Questo non rischia di intralciare il cammino?
“Le differenze per quel che concerne la base non mi preoccupano, come non mi preoccupano all’interno di Legacoop. Come organizzazioni l’importante è camminare per avvicinarci. In un certo senso da oggi siamo tutti meno liberi…”.
In che senso?
“Prima davanti a una scelta dovevamo fare una valutazione di merito e chiederci se conveniva alla nostra organizzazione. Adesso dobbiamo porci una terza domanda: la scelta che stiamo per fare avvicina o allontana la nascita di un’unica organizzazione? Abbiamo un paletto in più, una nuova domanda da farci e di cui tener conto”
Quali sono ora i primi passi dopo il Congresso?
“Come Legacoop oggi dobbiamo organizzare al meglio la macchina per fare quello che il Congresso ha deciso. Il Documento di mandato fissa in modo chiaro gli obiettivi. Dobbiamo tradurlo in un Piano di lavoro: a fianco di ogni obiettivo deve esserci un pacchetto di azioni e a fianco di ogni pacchetto di azioni una tempistica precisa. Questo ci darà la possibilità di verificare se la struttura marcia davvero lungo la linea tracciata”.
fonte: Legacoop