PREMIO NATHAN ALLA PORTAVOCE DEL FORUM TERZO SETTORE LAZIO: “PUNTIAMO INSIEME SU AMMINISTRAZIONE CONDIVISA E CENTRALI OPERATIVE TERRITORIALI”

“In questo momento a noi viene chiesto di essere i visionari. Insieme dobbiamo costruire, non mollare e pretendere una amministrazione condivisa affinché il Terzo Settore venga ascoltato. Soprattutto, ricordiamo che le cose si fanno con le risorse: siamo fermi a molti anni fa rispetto ad alcune questioni. Noi dobbiamo pensare al benessere delle nostre comunità da ora sino ai prossimi venti anni”.

Così Francesca Danese, portavoce del Forum del Terzo Settore, in una intervista dopo aver ricevuto una menzione speciale all’interno del prestigioso Premio Nathan dell’Asilo Savoia, dedicato ad Ernesto Nathan, sindaco di Roma dal 1907 al 1913 e fondatore dell’Opera Pia “Sarina Nathan”. “Sua madre era una donna straordinaria e molto impegnata politicamente. Lui riuscì a circondarsi di un gruppo di tecnici e professionisti illuminati- spiega Danese-. Non a caso, in un momento storico in cui i sindaci avevano incarichi della durata di massimo cinque mesi, lui riuscì a fare una rivoluzione culturale, alleandosi con donne importanti come Maria Montessori, portando l’acqua nelle case, la scuola nelle periferie, i tram in città. Insomma, un visionario vero”.

Orgogliosa di questa menzione ma sostenitrice della “democrazia umile”, dice: “è stato come dare un riconoscimento al Forum del Terzo Settore del Lazio perché in questi anni non ci siamo mai fermati e abbiamo gestito emergenze incredibili durante la pandemia”.
Di quei mesi frenetici ricorda: “Insieme alla cooperazione, abbiamo creato una cabina di regia e se Roma e il Lazio hanno retto nell’emergenza è anche grazie a questa capacità politica di chiedere il giusto peso. Abbiamo così trovato anche soldi non spesi dalle Pubbliche Amministrazioni e abbiamo creato delle card insieme a Conad affinché le persone in difficoltà potessero andare al supermercato e comprare ciò di cui avevano più bisogno. E poi c’è stato un grosso sforzo per la distribuzione delle mascherine”. E ancora, l’emergenza Afghanistan nonché quella Ucraina ma non meno importante è stato il lavoro con la PA per far riconoscere il valore della co-progettazione e della programmazione ma anche quello per far sì che il Codice del Terzo Settore venga applicato e che la cooperazione sociale di tipo B venga rilanciata.

Ma è sul modello organizzativo delle Centrali Operative Territoriali (COT) che Francesca Danese ritiene si debba spingere ora nel Lazio. “Insieme a Legacoopsociali Lazio abbiamo avviato delle sperimentazioni sulle Centrali operative territoriali al cui interno ci sono le associazioni di promozione sociale e di volontariato, oltre che le cooperative, in diversi Municipi – dice-. Questa può essere una via anche per gli altri territori. In poco tempo il Forum da pochi affiliati è passato a oltre 58 reti”. Fondamentale, la co-progettazione. “C’è da dire che, in merito al PNRR, non sempre abbiamo assistito a progetti condivisi con noi e non c’è stata poi tutta questa co-progettazione. Il futuro invece è andare verso la co-programmazione nonché verso l’amministrazione condivisa” ricorda.
Nel 2023, il Forum insisterà su un Fondo di rotazione “perché molte associazioni delle nostre reti non sono più in grado di poter concorrere a bandi pubblici. La storia delle fidejussioni strozza queste realtà, considerato che il Lazio è fatto di grandi realtà e poi tante piccole e territoriali e molto spesso bisogna mettere come garanzia la casa del presidente perché i costi bancari sono alti ma anche a causa dell’aumento delle bollette” spiega.

Intervistata telefonicamente, è un fiume in piena: i problemi da affrontare in agenda sono davvero tanti ma se ciò è innegabile è anche vero che il profilo del Terzo Settore sta mutando, accogliendo al suo interno nuove forze. “Durante la pandemia la periferia è stata più forte del centro storico e sono nati al nostro interno molti comitati di quartiere formati da persone che si sono date da fare e messe in gioco” spiega. E delle priorità per Roma ed il Lazio traccia un primo profilo: lotta alla povertà, spazi e politiche abitative, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In prospettiva, però, la situazione rischierà di essere sempre più difficile.
“L’economia differenziata regionale porterà a una situazione drammatica dal Lazio in giù – afferma-. Questo significa vanificare quello che hanno fatto le prime società di mutuo soccorso per rivendicare uguaglianza e diritti. Come si farà a garantire che i cittadini italiani siano tutti uguali? Così si viola la Costituzione. Già sono evidenti nella stessa Regione del Lazio le differenze tra Roma, Latina, Frosinone.. Immaginiamo cosa potrà accadere”.

Commentando i dati del recente report FragilItalia di Legacoop e Ipsos, secondo il quale due italiani su tre ritengono di appartenere al fondo della piramide sociale e che l’ascensore sociale sia ormai definitivamente bloccato, lei dice: “Ci dimentichiamo che noi veniamo da un Paese con radici contadine. Una volta il figlio, il nipote del contadino aveva la possibilità di ambire a un riscatto delle origini grazie ai tanti sacrifici volti a far studiare le nuove generazioni. Ora non è più possibile perché da una parte c’è una classe dirigente che è preoccupata di garantire sé stessa e dall’altra è tutto bloccato”. E aggiunge: “E’ una Italia fortemente ingiusta e non voglio fare l’elogio della meritocrazia ma voglio dire che il tema è la povertà, questo accesso negato, questa impossibilità di avere un riscatto delle origini- rimarca-. In pochi detengono il potere. Per questo il Nathan è stato per me un grande riconoscimento, perché era un sindaco che pensava ai più deboli. Ed è per questo che ritengo che il lavoro e la cooperazione sociale di tipo B siano da rilanciare in questo Paese. Lì si potrebbe produrre lavoro in carne e ossa per persone che difficilmente salgono su quell’ascensore. E poi c’è la questione tempi di vita e di lavoro: le donne fanno fatica e se noi guardiamo ai dati della popolazione che invecchia capiamo che non esistono le famiglie di una volta ma hai una donna separata con uno stipendio minimo e con figli a carico. Gli stipendi non sono aumentati e molte donne sono costrette a spostarsi per andare a lavorare con figli a carico e con persone anziane da assistere. E poi sono troppe poche le donne che arrivano a cariche dirigenziali importanti”.

E conclude: “Quella dell’ascensore bloccato è una questione seria, considerato che a fronte di un lungo percorso di studi, dell’acquisizione di tante competenze e abilita, per tanti non c’è niente. Più sei formato, più sei preparato e più non vai bene. E con l’autonomia regionale sarà sempre più dura: sarai fortunato o sfortunato a seconda di dove nasci”.