SE IL MASSIMO RIBASSO E’ ANCHE NEI BENI CULTURALI

CONTRO IL MASSIMO RIBASSO     Torre di Pisa, Fontana di Trevi, Tempio di Adriano, Pompei ed Ercolano, Domus Aurea. E poi Caravaggio, Raffaello, Veronese, Il Tiepolo, Cimabue e Tintoretto. La Pietà Rondanini. Le carrozze sabaude della Presidenza della Repubblica. I Musei Vaticani. Secoli di storia dell’arte italiana riassunta nel cv di una squadra di quattordici restauratrici e tre restauratori soci della cooperativa romana CBC Conservazione Beni Culturali.
“E’ la firma anonima sui più grandi capolavori. Eppure, anche quest’esperienza quasi tutta al femminile e di alto profilo viene talvolta svilita dalle gare al massimo ribasso. Il vantaggio economico prevale sulla competenza e sui diritti” denuncia Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio. Un problema trasversale a ogni settore. “Ma il restauro si basa sull’accuratezza che deriva dal tempo dedicato all’opera: chi fa un ribasso del 50% non può nemmeno garantire sufficiente cura e attenzione all’oggetto” aggiunge Giovanna Martellotti, tra le fondatrici di CBC. “Temo che con la nuova legge sugli appalti possa andare peggio: lavorare su Tiziano non è come farlo su una palazzina a Quarto Oggiaro e la sola parte della norma sugli appalti che riguarda il restauro non garantisce distintività alle istanze di chi opera nel settore” aggiunge Laura Vagaggini, amministratrice.

CBC AL GETTY      Intanto, all’estero, si guarda con invidia a quest’esperienza. Concluso da poco, infatti, uno degli interventi più difficili: quello per il Getty Museum di Los Angeles, finanziato dalla Getty Foundation, su “Ercole e Onfale”, una delle più importanti scoperte all’interno del corpus di Artemisia Gentileschi. Trafitta dai vetri e da un pezzo di infisso durante l’esplosione al Porto di Beirut, che ha provocato anche due grandi fori sulla tela, verrà in futuro restituita al Sursock Museum e alla capitale libanese. Non è il primo lavoro all’estero: hanno iniziato con Georgia caucasica e Francia, e poi Libia, Turchia, Stati Uniti, Canada, Spagna e Cina; non solo interventi ma anche formazione e studio. Perché gli accurati documenti nell’archivio, collezionati da CBC sin dalla sua nascita nel ‘77, si configurano come materia fondamentale per la ricerca anche in Europa e all’estero.

RICERCA E AVANGUARDIA     Tanti gli sforzi. “Lavoriamo a progetti di ricerca volti a coniugare innovazione tecnologica e conservazione preventiva per interrogarci sulle ripercussioni del cambiamento climatico sui beni culturali nell’ambito di Horizon2020 – racconta Matteo Rossi Doria, uno dei soci dell’impresa cooperativa associata a Legacoop Lazio che nel tempo ha collaborato anche con ENEA, CNR, Istituto nazionale di ottica e altri enti di ricerca-. Dobbiamo verificare cosa succede alle opere negli eventi estremi per capire quanto possiamo aprire la forbice negli standard e nei protocolli internazionali in materia di climatizzazione”. Attesissimi i fondi del PNRR ma intanto le ambizioni si scontrano contro le logiche del massimo ribasso che non risparmiano nemmeno i capolavori. “Ci sono ditte edili con una copertura finanziaria più alta della nostra che riescono anche ad affrontare queste gare con ribassi impossibili. Poi, però, vedi restauri fatti male. Noi ce la mettiamo tutta ma alle volte rinunciamo a partecipare” confessa Angela Amendola, da 27 anni socia lavoratrice e oggi presidente della cooperativa che ha un fatturato che si aggira intorno a 1.200.000 euro. E’ la storia di una lotta sul costo del lavoro di tanti professionisti che hanno un curriculum invidiato nel mondo: lei ha contribuito alla documentazione dello stato di conservazione e al restauro dell’Arco di Tito come della Torre di Pisa, usando diversi tipi di laser e prodotti innovativi testati sull’opera e poi messi in commercio e ha partecipato alla ricostruzione tramite anastilosi della Basilica Ulpia del Foro di Traiano. “Abbiamo rimesso in piedi le colonne e ricostruito il tempio” spiega. Per fortuna, all’estero c’è chi continua a riconoscere il valore di questo know-how e investe in interventi di restauro in favore della Sovraintendenza dei Beni culturali, che a sua volta bandisce gare pubbliche. Lo ha fatto Fendi, che ha sostenuto i lavori della Fontana di Trevi, e anche Bulgari. Ma non solo. Anche Coop Centro Italia e Legacoop Toscana che hanno permesso il restauro del Gonfalone del Farneto del Perugino, affidato a CBC“Ora stiamo per iniziare a lavorare sulla Crocifissione del Tintoretto, una tela da 5×12 m conservata nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia, grazie al gruppo americano Save Venice Inc.” annuncia con soddisfazione Amendola. E sarà grande l’emozione di lavorare a un’opera di cui fu proprio un restauro nel 1900, dopo un incendio, a rivelare un segreto nascosto: una parte ripiegata dall’artista.

SE IL CAPOCANTIERE E’ DONNA     Rincorrendo una soddisfazione dopo l’altra, “dalle espadrillas sul lavoro alle scarpe da cantiere, abbiamo visto il restauro cambiare. Una volta si usavano anche materiali velenosi, poi, anche in termini di sicurezza tutto è cambiato” racconta Giovanna Martellotti, socia fondatrice, oggi onoraria in pensione. E a un certo punto è diventato un settore a prevalenza femminile. “Perché le scienze della conservazione si sono evolute verso metodi meno aggressivi e hanno superato l’idea eroica e interventista, tutta maschile, di quei restauratori che volevano risolvere tutto con azioni invasive come lo stacco di affreschi” spiega Martellotti. E così i cantieri come i laboratori si sono riempiti di donne. “Noi siamo un po’ femministe. Oggi su 17 ci sono solo tre uomini ma erano una minoranza già quando abbiamo deciso di fondare la cooperativa e ancora frequentavamo l’ultimo anno di perfezionamento presso l’Istituto centrale del Restauro fondato da Argan – spiega-. Da corsisti abbiamo partecipato ai cantieri della Basilica di San Francesco ad Assisi e lì si è cementata un’amicizia che ci ha portati a fondare l’impresa e a lavorare al progetto Fori a Roma, all’Ara Pacis come nelle Sale del Palazzo dei Conservatori o nel Duomo di Orvieto come agli affreschi del Beato Angelico e di Luca Signorelli”. Paradossalmente, racconta: “eravamo pagati molto meglio di adesso, nonostante magari i ritardi nei pagamenti. Però, tirando la cinghia, in due o tre anni abbiamo creato un’impresa oggi solida: merito anche della cooperativa che ci ha resi tutti compartecipi se oggi questa storia compie 46 anni”.

Foto di Booth Kates da Pixabay