Dopo il seminario “Workers buyout Il lavoro si fa impresa” di Legacoop Lazio, realizzato in cooperazione con le associazioni dei dottori commercialisti ADC Lazio e UNGDCEC coordinamento Lazio-Umbria, il punto sul quadro normativo e sul suo aggiornamento insieme al presidente di Legacoop Lazio, Mauro Iengo.
Presidente, per chi non conoscesse questo strumento, partiamo dalle basi: qual è il quadro normativo che regolamenta la costituzione dei workers buyout in Italia?
La Legge Marcora (L. 49 del 27 02 1985 Provvedimenti per il credito alla cooperazione e misure urgenti a salvaguardia dei livelli di occupazione) ha istituito un fondo rotativo destinato al finanziamento di operazioni di workers buyout che consente cioè la costituzione di cooperative formate da ex dipendenti che rilevano le aziende in crisi o già fallite. Solo di recente, la normativa si è aperta anche alle imprese che rischiano di chiudere a causa dell’assenza di opportunità nel ricambio intergenerazionale. Credo sia giusto dire che la legge Marcora sia una delle espressioni più evidenti del riconoscimento della funzione sociale della cooperazione svolto dall’articolo 45 della Costituzione.
Chi finanzia queste operazioni?
Il Fondo istituito dalla Legge Marcora viene gestito da CFI, Cooperazione Finanza Impresa, una società cooperativa, a suo tempo promossa da Legacoop, Confcooperative e AGCI, la quale è chiamata a gestire risorse pubbliche di competenza del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Le linee di intervento di CFI consistono in partecipazioni al capitale sociale delle cooperative e/o in finanziamenti, interventi ai quali si possono aggiungere i fondi mutualistici, ad esempio Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, che sostengono i workers buyout nella fase di startup e anche oltre. Inoltre, a sostenerli c’è anche Cooperfidi, confidi di riferimento dell’economia cooperativa.
Come funziona concretamente il meccanismo dei workers buyout?
Gli ex dipendenti dell’azienda in crisi (che si trova in fase di concordato o di amministrazione straordinaria e non di rado già in una procedura di fallimento) possono venire a conoscenza del meccanismo del WBO da vari soggetti, le organizzazioni sindacali, i professionisti, le stesse associazioni di rappresentanza delle cooperative. Soprattutto queste ultime attivano CFI. Si apre così una fase di verifica delle condizioni imprenditoriali per avviare un progetto industriale (valutando elementi quali macchine e tecnologie a disposizione, professionalità necessarie, mercato di riferimento, l’adeguatezza del sito produttivo) e di affiancamento agli ex dipendenti dell’azienda.
Perché una impresa in crisi o che fallisce già una volta dovrebbe farcela in forma di workers buyout cooperativo?
Occorre specificare che non c’è una duplicazione dell’impresa che fallisce: generalmente si tratta di cooperative che rilevano rami d’azienda dell’impresa fallita. Molto dipende dall’analisi che CFI svolge sulle condizioni in cui versa l’impresa in crisi. Quindi,non è che una impresa privata fallisce e quella stessa impresa privata, sotto il profilo aziendale e dei lavoratori coinvolti, viene replicata in cooperativa attraverso il WBO.
Nel Lazio i casi di workers buyout sono ancora pochi.
Sono pochi perché il procedimento è complesso, e non solo perché poche iniziative possono essere finanziate in quanto hanno le condizioni giuste per potercela fare. Inoltre, e non è cosa banale, occorre attivare il WBO tempestivamente. Al contrario, spesso avviene che la notizia della crisi dell’impresa arrivi quando l’impresa è ormai decotta e non può che essere messa in liquidazione. Da questo punto di vista, è importante creare tutte le condizioni per rilevare tempestivamente la crisi di impresa, coinvolgendo tutti i soggetti potenzialmente interessati:le Camere di Commercio, i sindacati, le associazioni di rappresentanza delle imprese, le associazioni dei professionisti che assistono le imprese.
La Legge Marcora è stata di recente aggiornata. Me ne parla?
Le novità più importanti hanno introdotto la possibilità di intervenire, secondo la logica del WBO, anche per la costituzione di cooperative di lavoratori di aziende il cui titolare non ha eredi né acquirenti ai quali cedere l’azienda. Questa modifica è già intervenuta a norma di legge. Tuttavia, siamo in attesa che il ministero delle Finanze emani alcuni decreti di attuazione della norma, volti a disciplinare le modalità di erogazione dei vantaggi di natura fiscale. Questi decreti sono molto importanti per rendere fattibile l’operazione di successione di impresa.
Infatti, a differenza dei casi di workers buyout “ordinari”, dove gli ex dipendenti possono destinare a capitale sociale delle costituende cooperative quanto sarebbe stato loro dovuto dallo Stato a titolo di NASPI, nel caso di workers buyout nato da successione di impresa, non c’è ammortizzatore sociale in quanto non si parla di impresa in crisi.
Quindi, i vantaggi che lo Stato propone sono oggettivamente diversi e di natura fiscale per favorire sia il datore di lavoro che cede l’impresa, sia i lavoratori, i quali possono investire il proprio TFR nel capitale sociale della costituenda cooperativa beneficiando di una completa detassazione. È evidente che si tratta di un’operazione delicata perché non si può certo sottovalutare in questo caso il sacrificio dei lavoratori.
Le aziende che in Italia muoiono a causa di assenza di eredi sono tantissime. Quali soluzioni alternative a questa?
Ad oggi non ci sono soluzioni particolari. E’ una piaga tutta italiana e questa del wbo è solo una delle possibili soluzioni, perché non possiamo pensare che tutti i casi di successione di impresa possano essere risolti così. Il Legislatore deve cominciare a pensare a soluzioni alternative.
Anche nel mondo delle cooperative c’è questo rischio?
C’è senz’altro una crescente difficoltà da parte dei giovani nell’entrare in cooperativa, ma non si può generalizzare perché dipende da settore a settore. Per ora non ci è mai capitato che un’impresa cooperativa morisse per mancanza di ricambio generazionale, ma è un tema che dovremo monitorare con grande attenzione.