In aumento del 20% nella Capitale durante lo scorso anno scolastico, gli studenti con disabilità o bisogni educativi speciali aspirano a una scuola che garantisca loro il diritto allo studio in coerenza con quello che viene definito “progetto di vita”. Il percorso di inclusione scolastica è però molto complesso, perché coinvolge un soggetto collettivo come la “comunità educante” ed è spesso influenzato dalla scarsità di risorse della Pubblica Amministrazione. Di questa “comunità educante” fanno parte molte figure professionali, tra le quali vi è l’Operatore educativo per l’autonomia e la comunicazione (OEPAC) che non si occupa solo dell’attività didattico-formativa ma anche dell’inclusione di alunni e alunne con disabilità o bisogni educativi speciali all’interno della società.
Previsti dall’articolo 13 della Legge 104/92, in Italia gli Operatori educativi per l’autonomia e la comunicazione sono più di 65mila e hanno il compito di facilitare la comunicazione dello studente con difficoltà, stimolare lo sviluppo delle abilità nelle diverse dimensioni della sua autonomia, mediare tra allievi con disabilità e gruppo classe e lavorare in sinergia con i docenti.
Si tratta di una figura professionale diventata in molti casi il punto di riferimento più stabile per gli studenti. Nell’anno scolastico 2021/2022, infatti, il 14% dei docenti di sostegno è stato assegnato in ritardo. Le organizzazioni sindacali, inoltre, hanno già previsto a settembre il 45% di posti di sostegno in deroga che aggraveranno il problema della continuità già totalmente assente. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione e del Merito, infatti, il 59% degli studenti con disabilità o bisogni educativi speciali cambia docente di anno in anno.
In qualità di enti gestori, le cooperative sociali sono responsabili delle tante attività di formazione, monitoraggio, supervisione e mediazione necessarie per garantire qualità ed efficienza al servizio erogato dagli Operatori educativi per l’autonomia e la comunicazione. Sostengono i costi del lavoro ma anche quelli per il buon funzionamento del servizio che necessita di coordinamento, pianificazione e monitoraggio, nonché i costi del lavoro svolto da personale supplementare necessario per orientare al meglio le azioni verso i bisogni delle persone assistite e organizzare la continuità degli interventi in caso di assenza dei lavoratori.
Un servizio evidentemente complesso che deve tenere insieme le molteplici e mutevoli esigenze degli alunni, le tutele dei lavoratori impiegati sullo stesso e le sempre più risicate capacità di spesa della Pubblica Amministrazione.
Nella pubblicazione “Una scuola migliore, per tutti” presentata ad “Expo Aid 2023 – Io persona al centro” a Rimini, le associazioni datoriali AGCI Imprese Sociali Lazio, Confcooperative Federsolidarietà Lazio e Legacoopsociali Lazio hanno deciso di raccontare l’esperienza del nuovo modello di affidamento dei servizi OEPAC attraverso l’accreditamento, che la Giunta Capitolina ha approvato in via sperimentale per il biennio scolastico 2022/2024.
Un nuovo modello sicuramente perfettibile ma già molto apprezzato, come evidenziato dalle testimonianze di rappresentanti della PA, dei dirigenti scolastici, delle famiglie e degli operatori, raccolte nella pubblicazione.
“Il precedente sistema dava più l’idea di una struttura calata dall’alto che non avesse conoscenza diretta; non solo, a volte poteva troncare durante l’anno servizi, relazioni funzionali, utenze con necessità delicate” racconta nel documento l’OEPAC che lavora nella Capitale, Giuseppe Buemi.
“L’accreditamento ha portato tanti aspetti positivi che, sinceramente, aspettavo da tempo. A mio parere, quello più rilevante è che sia stata data la possibilità alle famiglie dell’alunno di poter indicare una cooperativa e un operatore di riferimento” aggiunge la sua collega, Marina Gioielli. “La nostra presenza viene riconosciuta come più definita, più di cooperazione, non più solo di supporto” le fa eco Raffaella Di Turi, un’altra OEPAC. “Importante è anche stata l’introduzione dell’erogazione del pasto, il momento della mensa non è da sottovalutare ma va vissuto come esperienza di interazione, socializzazione e autonomia dell’alunno, limitando le possibili situazioni che possano farlo sentire a disagio” osserva Susanna Panzeri, un’altra operatrice.
Certamente c’è ancora da lavorare per trovare soluzioni in grado di migliorare le condizioni lavorative degli operatori, soprattutto su temi delicati quali inquadramento professionale, pausa estiva, assenze di alunni/e ma la soddisfazione per quanto fatto è già molta.
A testimoniarlo anche Claudia Pratelli, Assessore alla Scuola, Formazione e Lavoro del Comune Roma Capitale: “A Roma abbiamo deciso di rivoluzionare il servizio OEPAC un anno e mezzo fa. L’accreditamento ha consentito un maggiore protagonismo delle famiglie che hanno potuto scegliere direttamente da quale cooperativa ricevere il servizio, grazie ad una programmazione e co-progettazione e ha reso sempre più sinergica l’azione di tutti gli attori coinvolti. Abbiamo scelto questo modello per superare le storture derivanti dai bandi di gara, spesso improntati al solo ribasso, che influiscono sulla qualità del servizio e del lavoro degli operatori”.
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