COOP. GRISCIANO: “DA COOPFOND UNA PISCINA PER IL NOSTRO AGRITURISMO DOPO IL SISMA”. E INTANTO INVESTE NEL FOTOVOLTAICO

Le stalle erano crollate, il bestiame rimasto ucciso. Dopo il terremoto che il 24 agosto 2016 ha colpito il Centro Italia, però, la solidarietà del movimento cooperativo ha consentito alla coop. Grisciano di avviare la ripartenza, seppur non senza qualche cambiamento: la situazione ha infatti richiesto una riconversione delle attività. “Con il contributo di Legacoop, abbiamo potuto riavviare l’attività agrituristica, ampliando l’offerta, incrementando il numero delle camere a disposizione e ottenendo così un buon risultato, registrando un aumento degli ospiti, molti dei quali operatori delle ditte per la ricostruzione – ha spiegato il presidente dell’impresa cooperativa Mario De Santis-. Inoltre, grazie al co-finanziamento di Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, abbiamo avviato un processo di miglioramento aziendale che comprende la creazione di una piscina al coperto e di un’area predisposta per i giochi per i ragazzi. Ci sono tutte le autorizzazioni per partire, manca solo quella del Comune”.
L’orgoglio più grande, spiega il presidente, è l’impiego di una manodopera che viene reindirizzata nell’azienda dalla Caritas e che è spesso fatta da ragazze e ragazzi rifugiati.
“Due di questi giovani sono rimasti e hanno scelto di stabilizzarsi qui da noi e lavorano nella nostra impresa da diversi anni – spiega il presidente-. E’ una nota di orgoglio per noi e ne siamo fieri: qui si sentono valorizzati e apprezzati”.
Questo lavoro di inserimento lavorativo ha avuto presto i suoi effetti anche in termini di inclusione sociale. “All’inizio, quando sono arrivati i primi ragazzi rifugiati, venivano un po’ visti come gli alieni e addirittura c’era chi non veniva nel locale perché c’erano loro – testimonia-. Poi invece la gente ha iniziato ad accoglierli ed è come se fosse cambiato il modo di pensare in città”.
Se in questi anni il trauma collettivo sembra essersi un po’ riassorbito, per rinascere, però, la strada è ancora tanta.
 “Si soffre la mancanza di una ricostruzione vera e propria e di aggregazione. Le abitudini sono cambiate e i giovani vanno via da qui perché le possibilità in termini lavorativi e occupazionali sono limitate. Mancano le fogne, non c’è una casa che sia riabitabile e a distanza di otto anni i problemi sono ancora tanti – ha chiarito De Santis-. C’è una insicurezza molto grande che crea a livello sociale forti traumi e aumenta l’isolamento delle persone”.
Nata nel 1981, la cooperativa Grisciano si è occupata sin da subito di allevamento di animali da latte orientandosi verso l’allevamento semibrado e aprendosi al mercato su Roma grazie a un laboratorio per l’impacchettamento e la commercializzazione.
“Dopo il terremoto, pian piano, anche a causa di mancanza di strutture e manodopera, si è ridotta la capacità di lavorare a questo tipo di attività zootecnica – racconta- perciò oggi continuiamo a mantenere attiva la lavorazione e la vendita sul piano locale di carni ma lo facciamo con razze meno produttive e più rustiche, che hanno un latte molto grasso e una buona resa per la produzione del formaggio – chiarisce il presidente-. Abbiamo scelto la rossa e la alpina proprio per questo, e ci siamo così specializzati nel latte di qualità. Lo commercializziamo nel nostro punto vendita qui in azienda. Nel frattempo, ci siamo specializzati nel maiale nero, producendo salumi di qualità, guanciali, pancette, prosciutti, anche se dopo il terremoto abbiamo diminuito la produzione e le attività fondamentali sulle quali puntavamo in precedenza”.
Gli effetti del cambiamento climatico, ovviamente, inaspriscono le difficoltà.
“In montagna risentiamo meno di situazioni di inquinamento ma poi la stagione nevosa qui da noi non c’è più. e quest’anno non c’è stato un filo di neve. A metà aprile ci sono le piante con frutti e intorno a noi si gela” commenta De Santis.
Aver investito 53mila euro in un impianto fotovoltaico è stato importante per aumentare la sostenibilità dell’azienda.
“Abbiamo investito noi, senza ricorrere a finanziamenti (l’80 per cento con credito d’imposta, il 10% con accredito bancario a fondo perduto e il 10% di anticipo di tasca nostra) – ha chiarito – e quindi siamo un poco in difficoltà ma speriamo che i benefici in termini di consumo energetico continuino a vedersi perché abbiamo avuto costi altissimi in precedenza (in media 3mila o anche 3500 euro al mese). Noi abbiamo iniziato da poco con il fotovoltaico (ormai un mese e mezzo) ma i costi si sono abbattuti di tanto sin da subito”.