Sono coop che danno servizi ai medici. Ma stanno disegnando un nuovo modello di assistenza primaria sul territorio offrendo servizi di primo intervento, assistenza h12, Adi. Prima ancora di trovare una piena definizione normativa.
09 MAG – “La cooperazione di medicina generale per innovare, fare rete e creare lavoro. Le partnership pubblico-privato in sanità”. Questo il titolo di una mattinata di discussione per raccogliere le molte esperienze maturate nell’ambito della cooperazione della medicina generale, svoltasi oggi nella giornata inaugurale del forum P.A. 2011 e organizzata da Fimmg, Federsanità Anci e Ancom, l’associazione che riunisce circa 100 cooperative, ovvero 5mila medici di medicina generale.
Filo conduttore della discussione è stato il tentativo di capire cosa abbia prodotto in termini di esperienza questa realtà, che oggi riguarda quasi il 10% dei medici di medicina generale, e come questo possa essere utilizzato per sviluppare l’assistenza primaria sul territorio, obiettivo che tutti, a cominciare da Governo e Regioni, dichiarano essere prioritario per garantire risposte appropriate di salute con modalità economicamente sostenibili.
Domenico Quadrelli (Ancom), aprendo l’incontro, spiega molto chiaramente perché la cooperazione medica è una strategia efficace: “Le cooperative di medici di medicina generale nascono per consentire ai medici di assolvere meglio i loro compiti. Oggi che, anche a causa della crisi economica, ci viene chiesto di fare più cose con le stesse risorse, noi possiamo rispondere migliorando le prestazioni, ovvero utilizzando le evidenze scientifiche e le reti, umane e informatiche”.
E Luigi Mandia (Federsanità Anci) riconosce il ruolo di avanguardia svolto dalle coop: “la realtà ha preceduto le norme e il cooperativismo medico ha generato contenitori e contenuti”.
Pur non essendo cooperative produttrici di servizi, cosa che non è prevista nel nostro sistema, le cooperative di servizio create dai mmg hanno infatti sviluppato molte novità in termini organizzativi, alcune delle quali sono state illustrate nel corso dell’incontro. Fabrizio Muscas (Ancom) ha desritto il progetto Impact, dedicato a sviluppare la conoscenza e l’utilizzo delle terapie contro il dolore anche nell’assistenza primaria: un progetto rivolto in prima istanza ai medici riuniti nelle coop campane, ma che potrebbe allargarsi anche agli altri medici di mg per fare formazione su questo tema. Alfredo Montefusco ha invece mostrato come si stia trasformando in Uccp il piccolo Ospedale di Cerreto Sannita, affidato alla coop Samnium Medica, con un finanziamento regionale di 468mila euro. Antonio Calicchia ha esposto il progetto di “ospedale virtuale” realizzato a Roma dalla Coop. RomaMed, per prendere in carico la popolazione anziana con un servizio di assistenza a domicilio che ruota proprio intorno al medico di medicina generale, mentre solitamente l’Adi “scavalca” il medico, diventando una relazione burocratico-amministrativa tra cittadino e Asl. Egidio Giordano ha esposto i risultati della Coop. Nuova Dimensione Medica: anche grazie all’Accordo integrativo regionale realizzato in Basilicata, la coop. ha concordato un intervento nel distretto Lauria-Senise finalizzato a ridurre le ospedalizzazioni e la spesa farmaceutica, non attraverso misure “repressive” verso i medici ma sviluppando la clinical governance.
Un elemento cruciale delle coop sta nella possibilità di disporre di banche dati, utilizzabili per avere dati epidemiologici e clinici. Il data base di Campania Medica, ad esempio, raccoglie dati di oltre il 15% dei medici campani, consentendo, come ha spiegato Giovanni Arpino, di compiere molte importanti verifiche, passando dalla Evidence based medicine alla Evidence based practice, ovvero verificando nella pratica clinica l’efficacia delle indicazioni.
Altro aspetto importante delle coop mediche è la presenza dei collaboratori, articolati in personale di studio, infermieri, Oss. Una presenza, ha sottolineato Dario Grisillo (FimmgMatica), che migliora il servizio reso ai cittadini e che può avere risvolti importanti anche in termini occupazionali. Alida Garofano, collaboratrice di studio nella coop. di Castelvenere, ha testimoniato come si sia affinata la professionalità di questo personale e come i cittadini ne riconoscano l’utilità: una ricerca condotta presso la coop. mostra infatti che gli utenti si rivolgono al personale di studio non solo per ricette e prenotazioni, ma anche per avere consigli, a testimonianza di un rapporto importante per affiancare l’educazione sanitaria.
A conclusione della mattinata, una tavola rotonda per discutere, sulla base delle esperienze, quali dovranno essere i prossimi passi. Ad aprire la discussione Enzo Simone, per anni presidente dell’Ancom, che ha rimarcato il valore dell’esperienza cooperativa, che oggi deve occupare anche di accreditamento dell’assistenza primaria. Ma per poter compiere questo passaggio è indispensabile ridefinire il ruolo del mmg, ha sottolineato Silvestro Scotti (Fimmg), anche con la modifica dell’articolo 8 del 229/99, quello che definisce appunto il rapporto del Ssn con mmg e pediatri, superando l’ambiguità della definizione di “rapporto parasubordinato”. Una ridefinizione che ha come premessa culturale la definizione di cosa sia davvero l’Assistenza Primaria, ovvero la stesura di una “tassonomia dell’Assistenza Primaria”, come ha ricordato Maria Concetta Mazzeo (Gisap). Per Giorgio Gemelli (Legacoop) siamo in vista di una nuova riforma sanitaria e in questa prospettiva il mmg rischia di diventare “il punto in cui si scaricano le criticità”, per questo le coop devono diventare a pieno titolo un soggetto politico e intervenire ai tavoli decisionali. Un cambiamento epocale intanto è già avvenuto ed è quello offerto dalle nuove tecnologie, come ha ricordato Sergio Pillon (Società italiana Telemedicina), e proprio le coop mediche si stanno mostrando in grado di utilizzarlo al meglio, potendo contare su più strumenti di quelli a disposizione di un singolo medico.
fonte: Quotidiano sanità