CIVITAVECCHIA VERSO LA DISMISSIONE DELLA CENTRALE ENEL: E IL LAVORO?

E’ iniziato il conto alla rovescia. Presto la centrale Enel a carbone di TorValdaliga Nord verrà chiusa. La data fissata è il 31 dicembre 2025. Tra il necessario smantellamento, posticipato a causa della guerra in Ucraina, e l’avvio di nuovi progetti, c’è l’incertezza e il rischio sempre più elevato che i lavoratori delle cooperative e delle imprese che prima fornivano servizi alla Centrale perdano il loro posto di lavoro. Si è già iniziato a fare ricorso alla Cig e non si sa per quanto le imprese cooperative potranno resistere. Co. se. po è una associata a Legacoop Lazio formata da guardie ai fuochi e sommozzatori che a lungo hanno scongiurato gli incendi nella Centrale termoelettrica, rischiando anche la vita pur di arrivare per primi. E non solo: salvano gli yacht dall’affondamento, controllano le petroliere, precedono l’intervento dei Vigili del Fuoco e al loro arrivo si impegnano al loro fianco per scongiurare danni e tragedie. In questa intervista, Roberto Ceccarelli, presidente della cooperativa, fa il punto sulla situazione che si fa sempre più critica e richiede subito risposte e strategie per garantire lavoro a chi fino ad oggi è stato in prima linea per la comunità e il porto.

Com’è mutato il fatturato di questa cooperativa nel tempo e quali sono le ragioni di questo cambiamento?

Il fatturato della cooperativa è rimasto invariato fino all’anno 2023, tra alti e bassi. Con le navi che ormeggiavano alla banchina del carbonile, abbiamo avuto fatturati che ci permettevano di poter andare avanti senza problemi. Da gennaio 2024, l’assenza di navi in banchina ha portato una situazione di perdita di fatturato pari al 40%: una perdita di circa 30.000 euro al mese che quantificato annualmente ammonta ad euro 360.000 circa.
In termini di occupazione abbiamo circa 6/7 guardie ai fuochi in esubero che in questo momento usufruiscono della CIG.

Che impatto ha e avrà la chiusura definitiva della centrale a carbone di Civitavecchia sulla cooperativa e suoi suoi lavoratori?

L’impatto della chiusura della centrale Enel di TVN avrà delle ripercussioni enormi a livello lavorativo. Saranno come al solito i lavoratori a pagarne le spese. L’indotto della centrale Enel è enorme e centinaia, se non migliaia, di lavoratori si troveranno senza lavoro. Gli imprenditori e tutte quelle aziende che operano con Enel non avranno di conseguenza le commesse. Per noi sarà una perdita di circa 6/7 guardie ai fuochi.

Quanti lavoratori in tutto sono in CIG e da quando?

La nostra cooperativa è formata da soci e da dipendenti. Attualmente Il totale dei lavoratori che usufruiscono della CIG sono quindici. Fa parte alla CIG tutto il personale, sia soci che dipendenti, già dal primo maggio 2024.

Quali sono le attività che dipendono dalla centrale e in cosa consistono?

Le nostre attività all’interno della centrale TVN di Civitavecchia sono relative alla prevenzione, al controllo e al primo intervento per tutto ciò che riguarda l’antincendio. Abbiamo svolto anche lavori subacquei alla stessa centrale.

Quali le altre attività della cooperativa e come si potrebbero ampliare per consentire all’impresa anche dopo la chiusura di garantire pari livelli di occupazione?

Nell’arco degli anni, abbiamo modificato il nostro lavoro più volte. Siamo diventati anche operatori nei depositi costieri e sulle petroliere. Il nostro compito è quello di garantire la sicurezza nel porto di Civitavecchia e controllare situazioni di pericolo. Ma ci adattiamo anche in altri lavori, al nostro interno abbiamo verniciatore, sabbiatori, saldatori… Insomma, siamo molto duttili

Guardie ai fuochi e sommozzatori sono professionisti con competenze particolari e spesso rischiano la vita e fanno un lavoro pericoloso: senza questa cooperativa, quale sarebbe l’alternativa per loro?

Guardie ai fuochi e sommozzatori sono personale specializzato e nelle loro mansioni spesso rischiano la vita. Spero che questa cooperativa abbia lunga vita ancora, con i suoi due reparti guardie ai fuochi e sommozzatori. Questa cooperativa è nata da un servizio che veniva svolto dai VVF, e vorremmo a tutti i costi nel limite del possibile garantire una continuità.

C’è nel progetto per il futuro di Civitavecchia qualcosa che possa consentire la sopravvivenza di questa cooperativa? E, se non c’è, cosa potrebbe essere d’aiuto per sviluppare servizi in cui questi operatori possano essere reimpiegati sin da subito, senza che vi siano tempi morti tra un progetto che non c’è e la chiusura della centrale?

Il problema è che non ci sono progetti concreti imminenti per Civitavecchia. Si parla di eolico a mare ma il tempo stringe e se veramente dovesse andare in porto questa realtà bisognerebbe prepararsi con il personale magari facendo delle specializzazioni in merito. Per il nostro lavoro potrebbe essere  rilevante la costruzione della nuova darsena petroli, come c’era una volta. Il traffico dei prodotti petroliferi che avrebbero ricollocazione sulle banchine portuali.

In che modo Enel potrebbe sostenere il lavoro di questa e delle altre imprese cooperative, prima che venga smantellata la centrale?

Enel ha una certa responsabilità nei confronti di questa città. Da decine di anni ha sfruttato il territorio inquinando abbastanza ma allo stesso tempo va detto che  Enel ha dato lavoro a molti nel territorio. Se ci fosse l’opportunità di poter lavorare in altre realtà in siti diversi da quello di Civitavecchia sarebbe positivo.

Perché Civitavecchia si sente così distante da Roma? In previsione del Giubileo, i fondi sono stati stanziati per sviluppare altre aree ma non quella portuale di Civitavecchia. Di cosa avrebbe bisogno questo porto per dare impulso a uno sviluppo reale e importante per il territorio?

Forse non c’è mai stata una giunta comunale che sia stata a stretto contatto e collaborato con Roma. Sarebbe opportuno che si cominciasse a collaborare e portare un po’ di risultati nella nostra città. Il porto di Civitavecchia, con la sua posizione al centro dell’Italia, dovrebbe essere un porto di serie “A” e non di serie “B”.

Andrebbero allargati i traffici delle merci che ad oggi scarseggiano perché arrivano soltanto navi da crociera e alla città portano poco o niente. Sarebbe fondamentale terminare la superstrada che collega Civitavecchia-Orte, un collegamento importante che porterebbe lavoro a livello locale. I traffici aumenterebbero a dismisura.

Lavorare in una centrale a carbone può comportare una compromissione della salute dei lavoratori. A voi è successo?

Certo, quando si sta in un posto come la centrale di TVM non si può dire che si respiri aria pulita. Il nostro servizio fornito alla Centrale Enel è quello di controllare le aree intorno alla carboniera e devo dire che di polveri ce ne sono in quantità rilevante. Fortunatamente tra il nostro personale non abbiamo mai avuto problematiche di nessuno genere.

Leggo online “A Civitavecchia c’è una correlazione tra l’incidenza dei tumori e il traffico navale. I porti italiani sono quelli preferiti dalle navi da crociera. Con i 10,4 milioni di passeggeri raggiunti nel 2017 e un tasso di crescita medio dell’8% tra il 2015 e il 2017, il nostro paese è al primo posto in Europa per questo tipo di traffico navale. Il porto di Civitavecchia, insieme a Venezia, Napoli, Savona, Genova, Livorno e Bari, è uno dei principali: riceve più di 500 crociere all’anno, gestisce una mezza dozzina di traghetti che trasportano persone, macchine e merci in Sardegna, Sicilia e altre destinazioni del Mediterraneo. Svariati studi epidemiologici condotti dal 1985 in poi hanno evidenziato una mortalità e un rischio di cancro al fegato, mesotelioma e malattie respiratorie superiore alla media per gli abitanti di Civitavecchia e dintorni. Non è difficile mettere in relazione quella che è una vera e propria emergenza sanitaria con l’affollamento industriale che il territorio di Civitavecchia ha subito negli anni: una centrale a carbone ed una a olio combustibile, il cementificio, oltre al Centro per lo smaltimento di armi chimiche, e poi il traffico, le costruzioni in eternit e naturalmente il porto. Che un porto dove transitano 3 milioni di persone all’anno comprometta pesantemente la qualità dell’aria e la salute delle persone va da sè. A trovare la correlazione scientifica tra l’incidenza dei tumori e il traffico navale ci ha pensato uno studio congiunto del Dipartimento di epidemiologia del Sistema Sanitario Regionale, l’ARPA del Lazio e la ASL di Roma1” (Fonte: il manifesto) 

Purtroppo il nostro territorio è martoriato da questo problema da anni. Abbiamo un tasso molto alto di tumori. Ci sono tante situazioni che incidono negativamente sulla nostra popolazione. In una città di porto come Civitavecchia incide negativamente la presenza di 2 centrali, presenza di navi  all’ormeggio che buttano in aria gas derivanti dalla combustione di olio combustibile che non è il massimo… E poi merci che vengono scaricate sulle banchine, ecc…

Quando ci svegliamo la mattina si nota una striscia all’orizzonte di un colore giallo/marroncino dovuto al traffico navale. E quando c’è vento che tira da mare verso terra quel fumo ce lo respiriamo tutto. Va trovata una soluzione. I motori delle navi in porto vanno tenuti spenti e l’unica soluzione è quella dell’elettrificazione delle banchine. Eliminare questo scempio che avviene da troppo tempo e cercare di salvaguardare la salute dei nostri figli

C’è qualcosa che vuole aggiungere?

L’eolico se verrà fatto passerà molto tempo, intanto i nostri lavoratori e quelli delle altre aziende cosa faranno? Non c’è chiarezza da parte dell’Enel e delle Amministrazioni che dovrebbero accompagnare il processo di riconversione dell’economia locale.