CCMS, CARROZZO: “I PROGETTI PER IL FUTURO DI CIVITAVECCHIA DIANO LAVORO AI METALMECCANICI”

“Conosciamo troppo poco dei progetti presentati sino ad ora per il futuro di Civitavecchia e delle imprese del territorio dopo la dismissione della centrale Enel a carbone di Torvaldaliga Nord che avverrà a fine dicembre 2025. Tuttavia, al momento non mi pare che i progetti presentati dall’Enel in seguito alla sua operazione di scouting possano garantire lavoro alle imprese del comparto metalmeccanico ed occupazione ai circa 500 lavoratori che operano all’interno della Centrale Enel, con elevate qualifiche professionali, quali carpentieri, saldatori, meccanici, elettricisti, etc.. – ci spiega in questa intervista Pietro Carrozzo, presidente della cooperativa C.C.M.S. di Civitavecchia, operante nell’indotto della centrale da diversi anni -. Valida l’idea del parco eolico offshore ma solo se si qualificasse Civitavecchia come hub per la costruzione e l’assemblaggio di impianti eolici”

Quali sono le azioni effettuate e previste dalla cooperativa C.C.M.S. per avviare la riconversione delle attività in previsione della dismissione della Centrale elettrica a carbone di Civitavecchia?

Gli eventi negativi ci costringono e ci spingono spesso a trovare soluzioni capaci di volgere tutto in positivo: da tempo abbiamo ricalibrato i nostri obiettivi attraverso l’avvio di processi di diversificazione e trasformazione. E’ quanto accaduto alla nostra impresa cooperativa una decina di anni fa, dopo il fallimento del Cantiere Privilege i cui appalti ci garantivano più del 30% del nostro fatturato e la cui chiusura ha messo a rischio l’occupazione di una trentina dei nostri operai specializzati. Quell’esperienza ha reso evidenti i rischi della mono-committenza per il futuro dell’impresa ed anche la esclusiva territorialità del mercato.

Così abbiamo iniziato a diversificare le attività, partecipando a bandi di gara dell’AMA, dell’ACEA e di altri interlocutori privati, lavorando ad attività di manutenzione anche nel triangolo Roma – Viterbo – Grosseto per poi implementare anche l’attività di costruzione di nastri trasportatori destinati in particolare agli impianti di trattamento rifiuti nel Lazio e in tutta Italia (alcuni li abbiamo montati, però, anche in Belgio).

Oltre a ciò, sulla fascia del litorale laziale, per i piccoli cantieri navali che costruiscono yachts, abbiamo partecipato alla costruzione della parte degli scafi in acciaio e delle sovrastrutture in alluminio; ciò ovviamente richiede una elevata specializzazione e competenza.

Ed è su queste attività che ci siamo concentrati, specie in quest’ultimo periodo, anche per compensare la già rilevante riduzione del fatturato Centrale di TVN.

Che impatto sta avendo e avrà la chiusura della centrale per la vostra cooperativa?

Il fatturato e conseguentemente l’occupazione derivante dalle attività svolte nella Centrale Enel è collassata e già dal settembre dell’anno scorso si è ridotta di oltre il 50 – 60 per cento e; motivo per cui i lavoratori impiegati in quel contesto sono passati da circa quaranta a una dozzina. Le manutenzioni all’interno della Centrale, infatti, si sono ridotte e quelle residue servono per mantenere attivo l’impianto qualora dovesse essere richiesta energia da TERNA che naturalmente sta progressivamente aumentando l’utilizzo di energia alternativa. Le ultime centrali rimaste a produrre energia fossile sono quella di Civitavecchia, quella di Brindisi e quella presente in Sardegna. Peraltro, da quel mese di settembre fino alla data del 31 dicembre 2025, allorquando avverrà la dismissione, sarà difficile che il livello di produzione dell’energia della Centrale rimanga inalterato. Perciò la preoccupazione è forte perché ovviamente presto tale produzione sarà prossima allo zero.

Quali sono le proposte in campo e quali i progetti che provengono dai tavoli del Comitato ministeriale sul futuro di Civitavecchia?

Il , Comitato è stato istituito a luglio del 2023 ed è presieduto dalla senatrice Fausta Bergamotto, sottosegretario del ministero delle Imprese e del Made in Italy; è stato suddiviso a sua volta in due Comitati, uno che riguarda Cerano a Brindisi e l’altro invece che si focalizza su Civitavecchia. Quest’ultimo vede la presenza dell’Onorevole Roberta Angelilli, assessore allo Sviluppo economico e vice presidente della Regione Lazio, la partecipazione del sindaco di Civitavecchia, il neoeletto Marco Piendibene, dalle rappresentanze sindacali e datoriali (tra le quali Legacoop Lazio). Il Comitato ha lavorato velocemente, ma in coincidenza con le elezioni europee e locali ci sono stati dei rallentamenti. Durante il primo quadrimestre di quest’anno sono stati elaborati dei progetti, poi presentati al MIMIT; immediatamente dopo si è riunito il Comitato, affinché si potesse venire a conoscenza dei progetti fino ad allora presentati e formulati in seguito a una operazione di scouting dell’ENEL e condivisi con il MIMIT. I cinque progetti riguardano l’Automotive (per accogliere le auto sbarcate dalle navi), la Produzione di biofuel a partire da un procedimento fossile, il trasporto di materiali alla rinfusa, utilizzando l’esistente line Banchina-Scaricatore-Nastro Trasportatore-Depositi (Dom), la Logistica, etc… Dalle informazioni che abbiamo su questi progetti, però, è emersa la necessità di un ulteriore incontro durante il quale venisse specificato per ciascun progetto quale sarà la durata di questi progetti, quale la portata degli investimenti, quanta e quale tipo di occupazione garantirebbero, etc…

In che modo questi progetti potrebbero configurarsi come una garanzia in termini occupazionali per i lavoratori delle imprese dell’indotto Enel?

Al momento, non mi pare che questi cinque progetti possano garantire fatturato alle imprese ed occupazione a quelle qualifiche professionali che rappresentano i circa 500 lavoratori fino ad ora impiegati in Centrale, quali carpentieri, saldatori, meccanici, elettricisti, etc… Importante prospettiva è quella dell’eolico off-shore, che andrebbe rilanciata con forza; e che potrebbe rappresentare una realistica e possibile soluzione, anche sull’aspetto professionale, in quanto sarebbero utilizzate le stesse imprese ed impiegati gli stessi mestieri oggi utilizzati in Centrale.

Interessante, poi, l’ipotesi della demolizione degli impianti e dei gruppi caldaia della Centrale Enel che ha un valore in termini economico ed occupazionale importante, soprattutto perché potrebbe coprire in termini di tempistiche il gap tra la dismissione e l’avvio di nuovi progetti; auspicabile poi che le attività di demolizione vengano affidate da Enel direttamente ad un consorzio da costituire ad hoc e che comprenda tutte le imprese metalmeccaniche operanti in Centrale.

In ogni caso, la demolizione deve essere autorizzata da TERNA che è il soggetto che dovrà pronunziarsi in merito.

Nel dettaglio, di cosa vi occupavate all’interno della centrale?

Sostanzialmente le nostre attività in Centrale riguardano la parte impiantistica, coinvolgendo meccanici, carpentieri e saldatori, oltre il personale impiegato in officina, in particolar modo sulle numerose macchine utensili. Provvediamo all’esecuzione dei lavori sulla base di cinque contratti importanti, della durata triennale e di ragguardevoli importi. Riguardano la Manutenzione degli impianti del trasporto carbone, la Manutenzione di impianti meccanici, la Manutenzione degli impianti dei mulini di macinazione del carbone e la ricostruzione degli impianti di scambiatore di calure dei fumi della combustione.. Tutte le attività ormai sono svolte al minimo, mentre alcune – riguardanti gli impianti di raffreddamento dei fumi in mancanza della combustione – nonostante relative a contratto di elevato importo, sono state totalmente azzerate.

Inoltre, ci occupiamo della movimentazione dei materiali, all’interno dei magazzini Enel, e da questi ai vari impianti della Centrale.

Devo riconoscere che tutte queste attività svolte già prima degli anni 2000 hanno contribuito a mantenere alta la professionalità del nostro personale, in ordine sia alle attività delle manutenzioni sia alla consapevolezza degli standard della sicurezza sul lavoro..

Quali dei progetti presentati per il futuro di Civitavecchia le sembrano più sensati?

Per quanto riguarda i progetti attuali, ho menzionato l’intensa operazione di scouting promossa da ENEL, conclusa con l’individuazione di 5 progetti; non sembra, sulla base di quanto di massima in essi riportato, possano assolvere alle aspettative di ottenere un livello economico ed occupazionale almeno equivalente – soprattutto in termini della professionalità degli attuali circa 500 lavoratori metalmeccanici – a quello oggi esistente.

Siamo sempre in attesa che i presentatori dei progetti possano specificare il tipo di investimento, il suo inizio, la durata, il numero e la qualifica professionale dei lavoratori, etc.

L’importante progetto eolico offshore, presentato da ENI insieme con la Cassa Depositi e Prestiti ed altro investitore internazionale, andrebbe rilanciato con forza; esso prevede l’installazione di 28 pali al largo di Civitavecchia, non visibili dalla costa. Questi dovranno soddisfare numerosi e stringenti standard, tra i quali quelli relativi alla fauna marina e dell’aria, alla navigazione marittima ed aerea , alla preservazione del fondale marino, etc..

Sostanzialmente le nostre aspettative riguardano la costruzione:

Dei galleggianti in acciaio, di volume e peso considerevole (sabbiati e verniciati), ancorati sul fondale e che sostengono le torri sulle cui sommità sono montate le pale eoliche e i generatori elettrici;
Delle torri costituite da cilindri del diametro di 9/10 metri, spessore80/120 mm ed altezza oltre 150 metri;
Gli impianti elettrici correlati.
Questo tipo di attività potrebbe rappresentare una soluzione valida, ma solo se si qualificasse il porto di Civitavecchia come Hub per la costruzione e l’assemblaggio di impianti eolici e con prospettive almeno ventennali. Se il progetto fosse limitato a Civitavecchia, con la costruzione dei galleggianti e delle torri e degli impianti che richiederebbero solo qualche anno, non avrebbe senso dal punto di vista degli investimenti economici e infrastrutturali. Un hub, invece, potrebbe attrarre competenze e investimenti a lungo termine. Confidiamo che queste attività possano trovare collocazione a Civitavecchia.

Tuttavia, rimane sentita la problematica:

Dei tempi di inizio realizzazione, difficilmente compatibili con quelli già noti della dismissione della Centrale Enel, se non si creerà un hub, sarà difficile competere, e impianti simili potrebbero essere realizzati in Cina o in Spagna, dove le infrastrutture sono già esistenti;
Della competitività con altre realtà produttive già esistenti in campo internazionale, anche a noi vicino;
In tal senso andrebbero presi specifici impegni con ENI;
Non sottaciuta la possibilità di un Hub non a Civitavecchia e magari anche fuori dall’Italia.
Tale progetto avrebbe in se gran parte dei requisiti per subentrare, in termini di livello economico, occupazionale e professionale, alla dismissione della Centrale Enel.

Dalla progettazione alla realizzazione di nuovi progetti passerà inevitabilmente del tempo. Cosa si potrebbe fare per ammortizzare l’impatto sui lavoratori?

E’ evidente come, in contesti industriali più sviluppati, come in molte regioni d’Italia, l’impatto della chiusura di una grande azienda venga mitigato dalla presenza di altre intense realtà industriali. Nel Territorio di Civitavecchia, invece, l’industria è meno diffusa e il crollo di una singola attività, come quella della Centrale Enel, può avere conseguenze devastanti.

Sottolineo che dal punto di vista storico, nell’ultimo cinquantennio, specie negli anni 1970 – 2000, le attività industriali nel territorio erano incentrate in:

Attività Portuali di sbarco, imbarco di materiali, autocarri, auto e passeggeri, merce alla rinfusa;
Attività di Manutenzioni delle nav, in particolare delle Ferrovie e della Tirrenia;
Attività delle Ferrovie connesse con il trasporto via mare dei carri ferroviari;
Della Scuola degli Ufficiali;
Delle Centrali Enel;
Del Cementificio;
Etc.
Quasi tutte riguardavano sostanzialmente realtà Industriali di Servizi limitate al Territorio e quasi tutte correlate a Clienti di tipo Statale.

Ciò ha evidentemente impedito o comunque frenato l’intraprendenza imprenditoriale; ora la cessazione di molte di queste attività presenta una situazione alquanto complicata.

Negli ultimi decenni, il porto e la centrale ENEL erano il fulcro dell’occupazione. Tuttavia, molte di queste attività si sono gradualmente ridotte o cessate del tutto. L’attuale transizione industriale a Civitavecchia richiede un maggiore coordinamento tra le istituzioni locali e le imprese, per non perdere competenze e risorse. La Zona Logistica Semplificata (ZLS) potrebbe attirare nuovi investimenti, ma occorre accelerare la realizzazione di progetti concreti per evitare di disperdere il patrimonio di professionalità che abbiamo costruito. In conclusione, è necessaria una maggiore collaborazione tra forze sindacali, datoriali e istituzioni per costruire un fronte comune e rendere realizzabili i progetti in tempi brevi. Solo così sarà possibile evitare che le competenze e i posti di lavoro vadano persi, e garantire un futuro più solido per l’industria locale.

Dalla progettazione alla realizzazione dei nuovi progetti passerà inevitabilmente del tempo.

Questo è un punto essenziale che abbiamo più volte e con preoccupazione rappresentato al Comitato di coordinamento.

Infatti, le attività nella Centrale tendono a diminuire sempre più, fino ad azzerarsi alla fine del prossimo anno; sempre che la dismissione venga anticipata già a quest’anno, come richiesto da Enel lo scorso luglio al MIMIT ed al MA.

I progetti ora presentati potranno avere inizio in tempi successivi alla dismissione;

Infatti, non può che preoccupare il fatto che:

Alla fine del 2020 era stata presentata – da numerose imprese del territorio e dalle loro rappresentanze datoriali – una piattaforma per superare il phase out dal carbone che conteneva sostanzialmente gli attuali progetti ora presentati al Comitato di Coordinamento; ed eravamo a 5 anni dalla data del 31 dicembre 2025, della dismissione della Centrale;
A luglio 2023 è stato costituito il Comitato di Coordinamento, che comunque con velocità e impegno ha proceduto a svolgere l’incarico assegnato; ed eravamo a 2,5 anni dalla data del 31 dicembre 2025, della dismissione della Centrale;
Oggi stiamo valutando i progetti ( quelli presentati su operazione di scouting da parte dell’Enel ); e siamo a poco più di 1 anno dalla data del 31 dicembre 2025, della dismissione della Centrale;
Con queste tempistiche, la situazione quindi si presenta grave per i lavoratori ed ancora di più per le imprese metalmeccaniche che, senza adeguato lavoro potrebbero non arrivare a vedere la luce dei progetti.

Acceleriamo per non disperdere un patrimonio di imprese e di lavoratori.

L’accordo di programma potrebbe facilitare e consentire il rilancio.