CIVITAVECCHIA, TECNOMATE: “LE IMPRESE CHIUDONO, LE PERSONE MUOIONO, L’AMBIENTE E’ DANNEGGIATO. COME SE NE ESCE?”

Sono i guardiani del mare. A Civitavecchia, da quasi 40 anni la cooperativa Tecnomate si occupa di prevenzione antinquinamento e salvaguardia dell’ambiente marino. Sono loro ad aver inventato delle barriere tecnologiche innovative utili per contenere la dispersione accidentale del carbone della centrale in mare durante le operazioni di scarico. Oggi, la chiusura della centrale Enel a carbone di Civitavecchia, prevista per il 31 dicembre 2025, impone anche a questa impresa, nata da una operazione di workers buyout negli anni 70, un nuovo riposizionamento sul mercato che avverrà, si teme, non in maniera indolore. “Oggi le imprese chiudono, le persone muoiono e la centrale viene dismessa, l’ambiente è danneggiato ma nessuno prima se ne accorgeva. Come si esce ora da questa storia?” si chiede il presidente della cooperativa Tecnomate, Primo Petronilli.

1. Come e quando è nata la cooperativa Tecnomate?

E’ nata nel 1978 da un gruppo di ex dipendenti che prima lavoravano per una società che si chiamava Amope e che si occupava di monitoraggio del petrolio. Quando la società ha chiuso, un gruppo di ex operai ha costituito la cooperativa Tecnomate di Civitavecchia, grazie anche all’intervento delle Istituzioni locali e regionali e al supporto di Legacoop Lazio. E’ nata così questa bella avventura che dura da quaranta anni.

2. Si è trattato di una operazione che oggi definiremmo di workers buyout, quindi, che ha consentito di salvaguardare l’occupazione in un momento in cui era necessario riconvertire le attività a causa di cambiamenti radicali nel sistema industriale della città, giusto?

Infatti bisogna ricordare che prima nella nostra città c’erano ben tre centrali elettriche: quella di Fiumaretta e quelle di Torvaldaliga Nord e Sud che erano alimentate con olio combustibile. Ciò significava che tutte le navi all’epoca attraccavano al porto perché c’era un mercato corposo. Parliamo infatti di Agip e Eni, di aziende importanti. Troppo tardi ci siamo resi conto che l’olio combustibile era peggiore del catrame. Fiumaretta era sita dentro la città perciò poi è stata chiusa per motivi di sicurezza. In seguito Torvaldaliga Sud è stata riconvertita a gas con il passaggio di Enel al gruppo De Benedetti e quella Nord è stata trasformata in una centrale a carbone da Enel.

Per questo è stato necessario che l’impresa si riconvertisse con professionalità in base a quanto richiedeva il mercato. Se non lo avessimo fatto, non saremmo mai riusciti a stare in piedi sul mercato per quaranta anni. Nel tempo, c’è stato anche un forte ricambio generazionale: chi aveva fondato la cooperativa piano piano è andato verso il pensionamento e sono entrate nuove leve che hanno apportato diverse novità.

3. Prevenzione antinquinamento e salvaguardia dell’ambiente marino sono i due pilastri di questa cooperativa. Mi spiega esattamente di cosa si occupa Tecnomate?

Tecnomate si occupa ad esempio di sorveglianza in caso di bunkeraggio delle navi nel porto, e dunque sorveglia le operazioni di approvvigionamento o rifornimento di combustibile, inserendo delle barriere attorno alla nave a protezione dell’ambiente per scongiurare la fuoriuscita di gasolio. In caso di fuoriuscita, siamo subito pronti a intervenire.

4. E’ successo?

Adesso le tecnologie avanzano e la prevenzione aumenta ma in passato è successo diverse volte. Tre anni fa è accaduto durante una operazione di buncheraggio della Tirrenia che ci fosse una grossa fuoriuscita di gasolio a causa di una manovra errata. Noi siamo riusciti in 24 ore a ripristinare la situazione.

5. Quali sono gli altri casi in cui intervenite?

Prestiamo servizio di pronto intervento in caso di situazioni anomale nel porto. In caso di sversamenti di idrocarburi volontari o involontari, io mi auguro involontari, noi offriamo un servizio di sorveglianza con delle imbarcazioni che sono appositamente studiate per questo tipo di lavoro, come gli skim ovvero macchinari che con una gru vanno in mare e separano grazie a dei dischi la parte inquinante da quella non inquinata, portandola sulla nostra stiva. Quando il lavoro è finito, si porta in banchina e si porta in discarica. E’ un lavoro impegnativo e delicato, insomma.

6. Da un po’ di tempo a questa parte, state diversificando le attività

Sì, in virtù della prossima chiusura della Centrale di Torvaldaliga Nord, stiamo procedendo a riattivare le attività che prima erano marginali per la nostra cooperativa. Da poco abbiamo infatti vinto una gara d’appalto della Capitaneria e perciò ci occupiamo anche di derattizzazione nel porto. Ma stiamo lavorando anche nella subacquea per effettuare i rilevamenti archeologici nel porto all’interno del quale si stanno effettuando dei lavori edili per aprire a Nord la zona dedicata alla Marina Yachting e consentire così agli yacht di entrare numerosi nel porticciolo dedicato alle imbarcazioni di lusso. Noi controlleremo i fondali e, insieme a una società che si occupa di rilievi archeologici, valuteremo se il fondale consente di fare questi lavori. Ci occupiamo da sempre di verificare che l’ambiente e la fauna siano in salute e verifichiamo lo stato vivente di colonie di molluschi che introduciamo nell’ambiente marino del porto per verificare lo stato di inquinamento.

7. Il vostro core business fino ad oggi però è stato un altro: quale?

Noi lavoriamo alla sorveglianza della Torre petrolifera della Centrale a carbone di Torvaldaliga Nord: ci occupiamo di sorvegliare le operazioni di aspirazione del prodotto che viene portato ai depositi costieri, per la salvaguardia della terra. Inoltre, sorvegliamo l’oleodotto che rifornisce gli arei da Civitavecchia a Fiumicino: negli anni passati ci sono stati problemi di ruberia in queste tubazioni perché la gente non si rende conto che per rubare un litro di gasolio producono miliardi di danni all’ambiente.

8. Quanti soci e lavoratori ha questa impresa e qual è il fatturato?

Siamo 8 soci e 14 dipendenti: abbiamo personale abilitato a stare sulle nostre imbarcazioni e per ciascuna di essa serve un comandante, un motorista, un marinaio, un mozzo. Si tratta di imbarcazioni armate e il personale ha qualifiche necessarie alla loro specializzazione più quelle specifiche dei sommozzatori. Il fatturato degli ultimi due anni varia: nel 2023 è sceso a 900 mila euro e sino al 2019 ammontava a un milione e seicentocinquanta euro. Il motivo del calo del fatturato, ovviamente, è dovuto alla chiusura della Centrale Enel. E’ un impatto che non ha avuto solo sulla nostra impresa e che, per quanto riguarda noi, ci ha sottratto cinque o seicentomila euro. Il fatturato si è ridotto di un terzo, quindi.

9. Mi spiega meglio in cosa consisteva il lavoro per la centrale?

Avevamo del personale a erigere delle barriere a protezione del carbone affinché non andasse a mare. Era stata una nostra idea progettare queste barriere: le abbiamo inventate noi confrontandoci con Enel e con la Capitaneria di Porto. All’epoca abbiamo presentato un progetto che ipotizzava questa creazione di barriere capaci di trattenere e assorbire il carbone anziché farlo cadere via in mare. Non a caso, queste barriere si chiamano Tecnocarbon, proprio dal nome della cooperativa Tecnomate. Oggi che la centrale chiuderà di queste barriere non sapremo proprio cosa farcene.

10. Avete già del personale in Cig o pensate di dovervi ricorrere presto?

Noi cercheremo di non licenziare nessuno, nonostante questa situazione davvero delicata e difficile. Da settembre dovremo riflettere su come riorganizzare il tutto. I nostri soci si sono già dovuti ridurre lo stipendio per mantenere la pianta organica attuale. Purtroppo a Civitavecchia si è sempre puntato al lavoro per la Centrale e nella Centrale: appena chiuderà, non solo Tecnomate dovrà avere l’onere di trovare un modo di ricollocare il personale. Migliaia di persone andranno sul lastrico perché tutte lavorano nella centrale. Il porto è saturo e sarà arduo capire come ricollocare tutta quanta questa gente.

11. La vostra è una storia lunga, testimone di trasformazioni e di operazioni molto importanti. Intervenite in caso di incidenti ma trapiantate anche la posidonia nel porto, avete partecipato alla rimozione dei relitti della Costa Concordia; insomma, le cose di cui parlare sono tante. Di quali attività andate più fieri nel tempo?

Cito solo due casi: nel caso della Costa Concordia, abbiamo lavorato a fianco delle grandi compagnie mondiali, in particolare di una grossa impresa olandese. Siamo intervenuti poi quando nel porto c’è stato uno sversamento di dodicimila tonnellate di gasolio con un disastro ambientale immane mentre noi siamo riusciti a ottemperare nell’arco di 24 ore, bloccando questa corposa fuoriuscita.

12. Inquinamento a Civitavecchia: un tasto dolente.

Per comprendere la situazione attuale è necessario fare un salto a ritroso nel tempo. Qui ci sono state tre centrali a olio combustibile: una vera bomba atomica. Una di queste centrali era dentro la città. Purtroppo a Civitavecchia c’è un indice di mortalità non indifferente dovuto non tanto alle navi ma precedentemente a quelle che erano le caratteristiche della tipologia industriale scelta per la città. A tutto ciò bisogna aggiungere oggi un traffico navale con un numero elevato di attracchi giornalieri di navi da crociera e traghetto. Così è più facile capire il quadro in cui si colloca un dato impressionante che è quello della mortalità per tumore, ma non solo. Stiamo infatti riscoprendo anche un problema di incidenza di morte per infarto notevole. Io ho tanti amici che muoiono per infarto. E’ così che Civitavecchia sta pagando questo tipo di scelte. Oggi le imprese chiudono, le persone muoiono e la centrale viene dismessa, l’ambiente è danneggiato ma nessuno prima se ne accorgeva. Come si esce ora da questa storia? Sapevamo che la centrale avrebbe chiuso su input dal governo. E’ stata ritardata la chiusura a causa di Covid e poi guerra in Ucraina e così abbiamo ripreso ad accendere a gran ritmo il carbone. Eppure la chiusura è sempre stata una certezza: cosa è stato fatto fino ad oggi per arginare le conseguenze? Non sappiamo nemmeno cosa accadrà ai 40 ettari di retroporto occupati dalla centrale con un valore inestimabile dal punto di vista strutturale e logistico. Si parla prima di pannelli solari e poi di hub logistici ma nel frattempo le imprese chiudono, le persone muoiono e perdono il lavoro. E’ una urgenza che non è più rimandabile affrontare.

13. Lavorare in una centrale può comportare una compromissione della salute dei lavoratori. A voi è successo?

Purtroppo a uno dei nostri lavoratori sì. Ha una grande forza d’animo ed è un pilastro della nostra impresa.

14. In una situazione così delicata, può la cooperativa essere un vantaggio?

Se ci si aggrega e si è uniti sì. In questo pezzo di mondo che sta crollandoci addosso, creare unità e affrontare al meglio le difficoltà significa unirsi per essere più forti. Noi crediamo fortemente che unendosi il mondo cooperativo possa consentire ai singoli in difficoltà maggiori chance si sopravvivenza in un mercato troppo frastagliato.

 

In foto, intervento di bonifica della cooperativa Tecnomate in occasione del terribile naufragio della Costa Concordia avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012