Roma, 8 settembre 2011-«Una sentenza che segna un punto a favore della specificità e della distintività delle imprese cooperative e smentisce le spinte omologatrici che vorrebbero uniformare le imprese cooperative agli altri modelli d’impresa». Questo il commento, di Luigi Marino, presidente di Confcooperative e portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Italiane a nome di Rosario Altieri, presidente Agci e Giuliano Poletti, presidente Legacoop, sull’attesa sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo che era stata chiamata a pronunciarsi dalla “nostra” Corte di Cassazione sui casi di tre cooperative risalenti addirittura agli anni ’80.
«Sui casi specifici la Corte di Giustizia – dice la nota dell’Alleanza delle Cooperative – rimanda la decisione ai giudici nazionali che dovranno valutare sulla base della legislazione degli anni ’80, con norme non più in vigore nella formulazione e nei contenuti (Dpr 601/1973). La Corte di Giustizia, infine, raccomanda, giustamente, di valutare i casi in base all’art. 87 del Trattato Europeo che disciplina il capitolo sugli aiuti di stato».
«Su questi casi ormai antichi che si trascinano da decenni confermando la terrificante lentezza della giustizia civile italiana i giudici finalmente decideranno. Invece, per quanto concerne le questioni generali coinvolte nella vicenda constatiamo con grande soddisfazione che la Corte di Giustizia nelle sue motivazioni accoglie e riconosce principi fondamentali per la politica cooperativa in Europa e in Italia. La Corte, infatti, riconosce alle cooperative il carattere di imprese rette da principi di funzionamento peculiari che le differenziano nettamente dagli altri operatori privati e conferma che i regimi normativi e fiscali legati all’attività mutualistica non rappresentano aiuto di stato».
«Dunque l’Europa non offre né pretesti, né legittimazioni per chi in Italia, nella politica, nella magistratura e in ogni campo di responsabilità vanta atteggiamenti punitivi e strumentali verso la cooperazione. Sono atteggiamenti di chi, per proprio calcolo politico o economico, va contro l’interesse dell’Italia e penalizza donne e uomini impegnati nella realtà cooperativa e che meritano, invece, di essere premiati».
fonte: Legacoop