Roma, 6 dicembre 2011 – La soppressione del Fondo per l’Editoria prevista dal comma 3 dell’articolo 29 del Decreto Monti in discussione alla Camera non è accettabile. In tal modo, infatti, la riforma non ha più senso. Ci penserà il mercato a livellare tutto.
Per di più, quello prefigurato dal Governo non solo è un Fondo a tempo, ma senza risorse. Con l’attuale consistenza, falcidiata dal precedente Governo, non ci saranno più testate da far accedere ai finanziamenti. In queste condizioni che senso ha riformare il Regolamento? Che senso ha prevedere criteri più rigidi ed efficienti di erogazione? Che senso ha dilatarne l’applicazione all’intero settore dell’editoria?
Il Fondo non nasce per compensare gli squilibri del settore, ma per consentire ad una particolare forma di produzione di informazione di esistere, in un mercato fortemente discriminante.
Mediacoop ha sempre suggerito l’introduzione di criteri più selettivi, ma lo ha sempre fatto a fronte della ricostituzione del Fondo e del suo consolidamento rispetto ai fabbisogni. Un Fondo che serve a produrre informazione, ricchezza, occupazione, la cui chiusura costerebbe al paese -in termini di ammortizzatori sociali, mancati contributi, minori entrate IVA, Irpef e quant’altro- molto di più di quanto sia necessario per il suo rifinanziamento.
La prima emergenza, dunque, è quella di disporre delle risorse necessarie per il 2012 che servono a coprire le spese già sostenute dalle imprese in questo anno: l’attuale consistenza, infatti, è in grado di coprire solo il 26% di quanto erogato nel 2010. Le proposte per reperire le risorse sono state più volte e da tante parti avanzate, ivi comprese quelle di mettere a valore le frequenze televisive.
Resta il problema della riforma del settore e di una più corretta e adeguata utilizzazione delle risorse pubbliche. In questo senso Mediacoop chiede la soppressione del termine del 31 dicembre 2014 e l’accelerazione del confronto necessario per arrivare alla riforma nel corso del prossimo anno.