Roma, 28 febbraio 2012 – L’Ing. De Benedetti ha espresso, in modo colorito, la sua opinione sul mondo dell’informazione non capitalista. Secondo il suo parere, un “editore puro, così come lo profila la legge, cioè non condizionato dal capitale -né come proprietà, né come fatturato pubblicitario-, e senza obiettivi di profitto, non deve essere destinatario del contributo pubblico. Ma un tale modello di informazione, autogestita dai produttori e libera da condizionamenti, è molto difficile che “stia in piedi da sola”, proprio per i limiti strutturali che la qualificano. Quindi, se si segue l’opinione dell’ing. De Benedetti, senza il sostegno pubblico, l’unica offerta che deve sopravvivere nel cosiddetto mercato informativo è solo quella nelle mani degli industriali (non importa di quale ambito produttivo) e del potere finanziario. È sconfortante prendere atto che anche personalità che stimiamo cadano nell’illusione che l’informazione sia una merce come tutte. Se così fosse non si comprenderebbe perché la Costituzione Italiana la tutela. Così come non si comprenderebbe perché anche in Paesi che propongono una visione dell’informazione meno garantita di quella Italiana, si cerchi di preservarla o con l’intervento pubblico o favorendo –culturalmente e materialmente- il sostegno dei privati. Una quota di informazione cooperativa, di idee, non profit e di partito è una garanzia per il pluralismo delle idee, per la democrazia del Paese ed fa bene a tutta informazione, anche quella capitalistica o opportunistica.
fonte: Legacoop