Roma, 1° agosto 2012 – Il nostro Paese e l’Europa “stanno affrontando una situazione di estrema difficoltà”. Bisogna essere ora “consapevoli che l’intero edificio dell’area euro è in grave e imminente pericolo e che l’Italia, nonostante i significativi passi avanti sulla strada della stabilità dei conti pubblici e delle riforme e i fondamentali più solidi rispetto ad altri paesi, rischia di divenire, per dimensione economica e peso specifico, il punto di rottura dell’Unione economica e monetaria”.
È il primo dei dieci punti del documento “Le imprese: un patto per l’Italia, per l’Europa, per l’Euro”, presentato nel pomeriggio di oggi, a Roma, da ABI, ANIA, ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE, CONFINDUSTRIA E RETE IMPRESE ITALIA.
A partire dalla premessa che “si esce dalla crisi solo con più Europa”, che “non c’e’ alternativa credibile e di progresso – economico, sociale e civile – all’Euro”, le organizzazioni di rappresentanza di banche ed imprese sottolineano che “bisogna creare le condizioni per realizzare una vera entità federale, che superi l’euroburocrazia e sia in grado di assumere una dimensione politica e una capacità di attuare una strategia di riforme di lungo corso”, ma “occorre soprattutto che le decisioni approvate nei Vertici trovino pronta attuazione”.
In questa ottica, è quindi necessario “procedere decisi verso una vera Unione politica e fiscale attraverso un meccanismo di effettiva cessione di sovranità nel caso di mancato conseguimento
degli obiettivi definiti dai Piani di stabilità”; “completare nel tempo più breve possibile tutte le procedure per la messa in opera dello scudo anti spread, che va rafforzato attraverso la concessione al nuovo Meccanismo Europeo di Stabilita’ (MES) della licenza bancaria e lasciando alle discrezionalità di autorità indipendenti la scelta di utilizzarlo o meno”.
Su altro versante, “occorre affiancare agli interventi in campo finanziario tutte le misure utili a rilanciare la crescita e lo sviluppo economico, sostenendo il tessuto produttivo e la coesione sociale”. L’Europa dovrà quindi farsi carico di una strategia coerente volta a “definire i possibili contorni di una deroga (”Golden rule”) al Patto di stabilità e crescita, per stimolare la realizzazione di investimenti strategici a livelli europeo, a partire dalla banda larga”; definire “una politica economica e industriale europea maggiormente concordata tra i vari ministri delle attività produttive” . Nell’ambito di tale politica “andranno attivate congrue risorse europee e nazionali per gli investimenti in ricerca e innovazione delle imprese; ma anche una politica europea sugli aiuti di Stato equilibrata e sostenibile in termini di finanze pubbliche nazionali”.
Ancora, la strada da percorrere è quella di “implementare un piano pluriennale europeo di infrastrutture, anche grazie all’ausilio dei project bonds e degli investimenti della Bei”; di “favorire un pieno ed efficace utilizzo delle risorse che il Bilancio dell’Unione destina allo sviluppo, a partire dai fondi strutturali europei”.
Per quanto riguarda l’Italia, “é necessario adottare ulteriori riforme strutturali in grado di consolidare la credibilità del Paese e favorire la ripresa della competitivita’”. Le imprese italiane, quindi, “incoraggiano il Governo Monti a non desistere dal portare avanti, nella rimanente parte di questa legislatura, l’azione riformatrice già disegnata e a completare il difficile compito a cui e’ stato chiamato dall’intero Paese. Riaffermare questo impegno e’ necessario ogni giorno di più”.
Secondo le imprese italiane, in sostanza, “occorre una scossa: chiunque ha a cuore le sorti del nostro continente, delle sue famiglie, delle sue imprese e del suo modello di democrazia deve agire ora”. Ecco perché é netta l’indicazione al governo Monti di continuare sulla strada delle riforme.
Le imprese auspicano “una congiunta adesione a pochi principi chiari” e che il Governo Monti in primo luogo, ma anche tutti coloro i quali si candidano a governare il Paese, “si impegnino, a rispettarli”. A partire dal risanamento dei conti pubblici e dalla spending review che “è essenziale diventi una prassi periodica normale”. Più in generale, va “ripensato il ruolo dello Stato in economia: occorre andare oltre i risparmi di spesa – beninteso opportuni e necessari – e ridefinire in modo organico e non episodico lo stesso ruolo del settore pubblico nella produzione di tanti servizi che, sia a livello nazionale che locale, potrebbero essere erogati in modi più efficienti dal mercato”. In altri termini, “la sfida da affrontare è ridisegnare il perimetro di azione dello Stato e della Pa nell’economia e nella società”.
Sul fronte della crescita, invece, “ci si dovrà in particolare concentrare su innovazione e produttività”. In particolare, “si dovrà aumentare la produttività di tutti i fattori, ridurre il cuneo fiscale e contributivo, collegare strettamente incrementi retributivi e incrementi di produttività rafforzando e rendendo strutturale la detassazione delle erogazioni per premi e straordinari”.
Per incrementare la produttività, ricordano le imprese italiane, “è indispensabile creare un ambiente favorevole all’impresa e puntare sulla concorrenza, rimuovendo i fattori che la ostacolano”. Tra questi vi è’ “una regolazione elefantiaca e inefficiente dello Stato in economia: una burocrazia soffocante, e la lentezza della macchina giudiziaria”.
Per questi, “si deve puntare a combattere la cattiva burocrazia e a semplificare i rapporti tra imprese e PA, partendo dalla revisione delle regole – complesse, contraddittorie e incerte – per finire con i comportamenti di chi e’ chiamato ad attuarle, con l’obiettivo di eliminare gli ostacoli agli investimenti privati”.
Serve, quindi, “una politica industriale focalizzata su pochi chiari obiettivi, coerenti con quelli concordati in ambito comunitario”. Occorre anche “delineare un programma nazionale delle infrastrutture più strettamente collegato alla pianificazione infrastrutturale europea e più attento alle esigenze locali di integrazione con le reti nazionali e internazionali. Una robusta accelerazione nell’utilizzo dei fondi strutturali europei, ed una loro eventuale riprogrammazione, possono mettere a disposizione di tali politiche parte delle risorse necessarie”.
fonte: Legacoop.
Puoi leggere il documento sul sito di Legacoop.