Roma, 19 dicembre 2013 – “Le immagini dei migranti sottoposti ad un trattamento sanitario nel centro di accoglienza di Lampedusa, trasmesse nei giorni scorsi dal TG 2, hanno mostrato fatti che non ammettono giustificazioni e che sono inammissibili sotto il profilo del rispetto della dignità umana, soprattutto quando si tratta di persone che vivono una condizione di estremo disagio e di difficoltà”.
Il Presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, interviene così nel dibattito che si è aperto sul centro di primo soccorso ed accoglienza di Lampedusa.
“L’indagine aperta dalla Procura di Agrigento” -aggiunge il Presidente di Legacoop- “e quella avviata da Legacoop Sicilia sono perciò da considerare un atto doveroso per riuscire ad accertare rapidamente che cosa è veramente successo nel Centro ed a stabilire le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, dai gestori ai responsabili dei controlli”.
Oltre a precisare, in riferimento ad alcune affermazioni contenute negli articoli di stampa pubblicati oggi, che Legacoop è un’associazione che rappresenta le cooperative e quindi non è titolare di alcuna attività di gestione, Poletti sottolinea che “di fronte a situazioni come quelle che si sono determinate a Lampedusa, dove è evidente che le strutture esistenti non sono assolutamente sufficienti a rispondere ad un fenomeno che ha ormai assunto le dimensioni di un’emergenza umanitaria, è giusto che i cooperatori si interroghino sull’opportunità di proseguire la loro attività di assistenza a migranti e profughi se non si determina, nell’immediato, un cambiamento profondo nella politica di accoglienza e di integrazione. Senza dimenticare la necessità, indicata anche dal Viceministro dell’Interno Bubbico, di modificare le procedure per l’affidamento dei servizi nei centri, superando, in particolare, il ricorso al metodo del massimo ribasso”.
“Per questo” -conclude Poletti- “invitiamo tutti i cooperatori che operano in questo tipo di strutture a denunciare con forza situazioni che impediscono un adeguato svolgimento della loro attività e ad interromperla quando ci sia anche solo il rischio di ledere la dignità umana, sia quella dei migranti sia quella degli stessi operatori, uno dei valori che le cooperative pongono da sempre alla base della loro missione”.