ISOLA TIBERINA: IL RACCONTO DI UNA GRANDE ESPERIENZA

Quattro giorni di lavoro gratuito sull’Isola Tiberina, una squadra affiatata costituita da ventidue imprese cooperative sociali e da una ottantina di cooperatori, un solo obiettivo: ricordare a Roma che può essere Capitale Sociale d’Italia.
In un’intervista, il presidente di Legacoop Sociali Lazio, Pino Bongiorno, ricorda a tutti il vero significato dell’iniziativa, premiata dallo stanziamento di 150 mila euro per la pulizia di un lungo tratto del Tevere. Si tratta di fondi regionali destinati – anche se solo in parte-  alle cooperative sociali.

 

 

 

Il 10 aprile in Campidoglio, l’annuncio del Sindaco Ignazio Marino. Un risultato inatteso, accolto con piacere.
“E’ un tenue segnale- i fondi sono pochi- ma è un importante risultato che a noi piace ascrivere unicamente a un successo della nostra iniziativa.  Mentre lavoravamo gratuitamente sull’Isola Tiberina abbiamo avuto l’impressione che grazie al nostro lavoro si rimettessero in moto attività ed interessi intorno al tema. Lo dimostra l’annuncio fatto dal sindaco che, scegliendo di destinare parte dei fondi regionali per la pulizia del Tevere alle imprese cooperative sociali di tipo B, ha dato continuità alla nostra azione”.

 

Perché proprio l’Isola Tiberina?
Un intervento in periferia avrebbe avuto anch’esso un significato importante, molto vicino alla stessa nostra missione di recupero del disagio. Abbiamo però deciso di fare un regalo al centro di Roma per renderlo più visibile a tutti i cittadini, alle istituzioni, ai media, e manifestare l’attaccamento alla città e dare un segnale di riscossa, riaccendendo una città che rischia di spegnersi. La scelta del Tevere ci è sembrata la sintesi perfetta. Un fiume che attraversa la città, scorre al suo interno, ne rappresenta l’immagine e raccoglie in sé il prestigio e il disagio della città. Lungo il suo corso attraversa patrimoni culturali e moderno degrado.

 

La cooperazione torna sul Tevere. Come nel 1870.
Sì. Pochi sanno che il rapporto tra Tevere e cooperazione ha radici antiche. Nel 1870 Roma diviene capitale d’Italia e si trova subito a dover affrontare due problemi derivanti dalla presenza nella città del fiume Tevere: quello delle continue inondazioni urbane derivanti dallo straripamento del fiume e quello della malaria- presente alle porte della città, dove la foce del fiume creava acquitrini stagnanti. Garibaldi si fece promotore di vari progetti di deviazione del corso del fiume, individuando nella cooperazione il soggetto attuatore di tali lavori. L’idea però non ebbe seguito perché si optò per un’altra soluzione: l’innalzamento di quei grandi muraglioni che ancora oggi difendono, ma nello stesso tempo rendono distante, la città dal fiume. La cooperazione ravennate fece una grande opera di bonifica delle zone paludose di Ostia e della foce del Tevere restituendo alla vita salubre quella zona.

 

Si sperava in una accelerazione sulla Delibera numero 60, grazie alla quale dovrebbe essere destinato dal 5 al 15% dell’importo complessivo di spesa all’acquisto di beni o servizi a favore delle cooperative sociali.
Roma potrebbe diventare Capitale Sociale d’Italia, se solo applicasse la delibera del che destina il 5% del bilancio comunale alle cooperative di inserimento lavorativo. Ciò che abbiamo dimostrato sul verde e sul decoro urbano, deve essere trasferito ora ad ogni altro campo nel quale agiscono le nostre cooperative. Bisogna fare una grande azione di sensibilizzazione in ogni assessorato, fra i dirigenti comunali, nelle società partecipate. Le Centrali cooperative hanno già intrapreso una fitta e importante attività per rendere tutto ciò possibile.

 

L’obiettivo è ancora in vista. L’operazione di pulizia dell’Isola Tiberina è servita ad ampliare il consenso attorno all’azione della cooperazione sociale?
Essere assurti a realtà cittadina, a notizia di rilievo cittadino è servito per far conoscere la cooperazione sociale a chi non la conosceva. Abbiamo fatto una importante campagna di comunicazione, anche attraverso la Settimana del “B”uon lavoro. Abbiamo raccontato le storie delle nostre cooperative, delle persone svantaggiate che lavorano nelle nostre imprese. Il consenso è cresciuto e le nostre alleanze sono diventate più fitte: molti assessori hanno fatto visita ai cantieri e hanno supportato la cooperazione sociale.

 

Si è trattata di una iniziativa che ha avuto anche molta importanza per l’Alleanza delle cooperative italiane.
Sì, le cooperative hanno voluto dare anche un impulso al processo di unificazione dell’Aci. Scavalcando le discussioni a volte troppo verticistiche, hanno iniziato a fare esperimenti dal basso, di unificazione nei linguaggi, negli stili, nel modo di operare delle cooperative. Ben 22 imprese si sono messe insieme e hanno iniziato a collaborare come fosse un’unica grande impresa. Hanno sperimentato così, non solo che si può fare, ma anche la positività dell’operazione, la forza maggiore che ciò conferisce al nostro settore e all’immagine della cooperazione.

Leggi qui l’intervento integrale del presidente Pino Bongiorno

Guarda il reportage di Visioni Sociali che racconta le quattro giornate di lavoro sull’Isola Tiberina.