Le principali cause di discriminazione sul lavoro? Età e razza. A rivelarlo, un recente studio promosso da Unar.
Un articolo tratto dal blog “Nuvola” de Il Corriere.it
Se nel 2012 gli atti discriminatori erano riconducibili in buona parte ai contesti di lavoro (37,7%), nel 2013 questo allarmante primato è stato raggiunto dai mass media (26,2%). Nell’ambito del lavoro (16%), l’accesso all’occupazione rimane il momento in cui si verifica la maggior parte delle discriminazioni (71,9%), che riguardano soprattutto l’età (47,8%):
«Esempi tipici di emarginazione? A parità di competenze e requisiti tra autoctono e straniero le aziende danno solitamente priorità all’italiano», commenta l’esperto dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali Marco Buemi e aggiunge: «Il dato più nuovo riguarda le discriminazioni per età, in continuo aumento. Sono sempre più i cinquantenni che rimangono senza occupazione e incontrano barriere al ricollocamento».
Spesso le discriminazioni vengono dall’alto: «In molti bandi è inserita come requisito alla partecipazione al concorso la cittadinanza italiana, il che infrange le leggi europee». Lo stesso vale per leggi che regolano settori come i trasporti pubblici.
roprio quest’anno, in occasione del Semestre europeo, Unar potenzia la sua attività con un Employment week dal 21 al 28 novembre. Sensibilizzazione di aziende e amministrazioni e accompagnamento all’accesso delle categorie svantaggiate nel mondo del lavoro (con career day dedicati in Sicilia, Campania, Sardegna e Puglia) i due intenti principali.
Che sono gli stessi di Diversitalavoro, il career day destinato a persone emarginate (disabili, stranieri, trans gender) che le mette in contatto diretto con le aziende, per aiutarle a trovare un posto di lavoro adeguato alle loro competenze. Le prossime edizioni saranno a Milano il 5 giugno e il 27 novembre a Roma.
Nell’imprenditoria privata sono ancora tante le aziende che scelgono di pagare sanzioni piuttosto di assumere appartenenti a categorie svantaggiate. Contro questa tendenza vanno incontro molte realtà.
Fondazione Adecco, per esempio, sostiene le imprese per eliminare le barriere architettoniche e forma il loro personale per sorpassare gli stereotipi. In più accompagna gli individui nel percorso di integrazione al lavoro:
Nel 2013 sono state coinvolte nel progetto 400 persone – commenta il presidente Claudio Soldà – di cui 292 sono state inserite in un percorso di formazione professionale e 318 sono entrate nel mercato del lavoro».
L’associazione Sodalitas istituisce ogni anno il Sodalitas social award, un premio dedicato ai migliori progetti italiani di responsabilità sociale a cui hanno partecipato nelle prime undici edizioni 1600 aziende con 2000 progetti presentati.