“In cooperativa non mi sono mai sentito discriminato o diverso per il mio passato. Sono sempre stato trattato alla pari da tutti. Anche nei momenti di sconforto, quando il passato si è ripresentato alle porte della mia nuova vita, la cooperativa non mi ha abbandonato”. R.T.C. – opertore sociale presso la coperativa 29 Giugno – racconta la storia del suo riscatto. Dal carcere al lavoro e alla serenità.
R.T.C. è arrivato in Italia dalla Costa D’Avorio quarantasei anni fa, quando aveva solo un anno e mezzo. Sua madre aveva solo sedici anni. Grazie ad uno zio che lavorava presso l’Ambasciata della Costa D’Avorio in Italia, viene affidato ad una famiglia benestante. La sua vita è serena, fin quando i suoi genitori non si separano e lui non viene chiamato a svolgere il servizio militare. Assolto il suo dovere, si trasferisce a Firenze. Poi, torna a Roma. Entra in una azienda che si occupa di progettazione e manutenzione del verde. Si sposa, diventa padre.Poi la separazione e la decisione di partire per il Senegal. Lì, un nuovo amore dal quale nasce una bambina, la fine e una nuova separazione.
Nel 1997, il ritorno a Roma. “Mi rimbocco le maniche e riprendo i contatti con la vecchia agenzia di progettazione. Per fortuna mi riprendono e mi m andano a lavorare in Valle D’Aosta. Nel 2000, terminato il lavoro al Nord, rientro a Roma.
“Ho iniziato a frequentare delle amicizie “sbagliate”, avvicinandomi sempre più al mondo della droga. Vivevo soprattutto di notte e dopo un annetto lascio il lavoro, ormai non riuscivo più a conciliare le due cose. E per i successivi cinque -sei anni vivo di espedienti- racconta-. Papà era morto e mamma ormai anziana non riusciva a starmi dietro. Ero solo. Agli inizi del 2003 per la prima volta finisco in carcere con l’accusa di ricettazione. Quando esco- alla fine del 2004- non avevo nulla e non sapevo dove andare, anche perchè durante il periodo di detenzione era venuta a mancare anche mia madre. Grazie all’aiuto del PID (Pronto intervento detenuti) trovo posto per dormire presso il Centro d’accoglienza “Casa della pace”. Arrestato nuovamente, sconto quasi un altro anno a Regina Coeli” spiega.
Poi, ci riprova e inizia a lavorare come assistente domiciliare in una cooperativa, vivendo insieme ad altre persone in una casa occupata. “Nel 2009 mi ritrovo nuovamente senza lavoro e senza casa. Mentre dormivo in un centro di accoglienza, grazie al PID inizio un corso di informatica della Regione Lazio. Ricordo ancora la gioia che ho provato quando mi è stato detto che tra i trenta partecipanti io ero uno dei tre prescelti per una borsa lavoro in 29 giugno” dice.
Terminato il periodo in 29 giugno, R.T.C viene richiamato per un lavoro temporaneo come custode al Parco di Villa Lazzaroni. “Ma le sorprese non erano finite- dice entusiasta-. Nel mese di agosto del 2011, mentre lavoravo, si tenne un incontro al Parco tra il presidente della circoscrizione e un altro signore che sembrava mi conoscesse abbastanza bene e mi chiese, tra le altre cose, “ti piacerebbe andare a lavorare nei centri come operatore sociale?”.
Quel signore era Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa 29 giugno.
“L’11 ottobre 2011 svolgo il mio primo turno come operatore sociale presso il centro di accoglienza per Richiedenti asilo politico a Marcellina. Ora, ho trovato la tranquillità, la serenità familiare, la voglia e la possibilità di fare progetti- racconta-. Quando ormai mi sentivo finito, perso, dopo gli anni passati in carcere e la paura di non trovare più lavoro, la cooperativa mi ha dato fiducia. In cooperativa non mi sono mai sentito discriminato o diverso per il mio passato. Sono sempre stato trattato alla pari da tutti”. E spiega: “Anche nei momenti di sconforto, quando il passato si è ripresentato alle porte della mia nuova vita, la cooperativa non mi ha abbandonato. Mi ha aiutato a trovare una soluzione, mi ha sostenuto e dato sempre una nuova possibilità. Non vivo più di espedienti, non cerco più guadagni extra. Ora ho la sicurezza del mio stipendio”.