Roma, 16 ott- “Il 2014 per il settore Agroalimentare della Regione Lazio è stato il peggiore degli ultimi 20 anni. La crisi interessa tutte le filiere – dal vino, all’olio, dall’ortofrutta alla zootecnia. Unico dato positivo la tenuta dell’occupazione (+4% di ore lavorative). Nell’ortofrutta, il nostro settore più importante, i prezzi di vendita alla grande distribuzione diminuiscono del 15%. Il latte mantiene un prezzo tra i più elevati in Italia – con una media dello 0,42% al litro per il latte vaccino e lo 0,90 per il latte ovino ma stiamo perdendo aziende e i capi allevati che diminuiscono costantemente. Salgono i costi di gestione: +4/5%, con il risultato che si riducono ulteriormente i redditi delle imprese; aumenta l’indebitamento bancario e si allungano i tempi di pagamento delle fatture – nonostate l’art. 62 – con un aumento verticale dei crediti incagliati e dei rischi commerciali a causa della crisi generale della nostra economia”.A spiegarlo è Giuseppe Codispoti, presidente Legacoop Agroalimentare Lazio.
“Il settore del vino attraversa una crisi strutturale: la Regione Lazio è ormai quattordicesima in Italia per produzione. Quest’anno, abbiamo avuto un calo della produzione del 20% – con una scarsa qualità delle uve, anche se tiene proprio in ragione della crisi del settore il prezzo rispetto al 2013”.
“Il 2014 rischia di assestare un colpo mortale al settore, se non si interviene con un piano regionale generale di filiera e per la salvaguardia dei vigneti – spiega Codispoti-. Per il settore olivolicolo, il 2014 è da dimenticare: scarsa produzione, quasi tutta attaccata da mosca olearea a causa del maltempo, con prezzi che rimangono alti ma che non bastano a recuperare i costi di gestione e una qualità dell’olio che, salvo eccezioni, è tra le peggiori avute negli ultimi anni. Tutto questo si trasformerà per i consumatori in un aumento dei prezzi (+15/20%) ed in una qualità bassa del prodotto a scaffale, con un aumento del prodotto di provenienza estera (+25%). L’importazione nei primi 6 mesi del 2014 è aumentata (+25%). Ma la cosa che più ci preoccupa è l’invasione di prodotti di bassissima qualità e la possibilità di frodi commericali a danno dell’agricoltura nazionale e regionale e dei consumatori”.
Anche il settore olivolicolo è caratterizzato da una inadeguatezza strutturale: impianti vecchi e troppo costosi nella gestione; più di 200 frantoi –pochi di nuova generazione e nessuna strategia per aumentare l’integrazione dell’ offerta e l’avvio immediato – come sta avvenendo in altre Regioni d’Italia- di un progetto per caratterizzare l’olio laziale attraverso la IGP Lazio, che superi e integri le tante DOP che non hanno nessuna prospettiva di mercato. L’ortofrutta è l’unico settore che tiene soprattutto nelle parte orticola, con l’aumento dei volumi dei prodotti commercializzati ma a scapito dei prezzi”.
Per quanto riguarda la frutta, l’annata è stata negativa da tutti i punti di vista: pesche nettarine, albicocche, meloni, hanno fatto meno 30-40%, mentre per i cocomeri è stata letteralmente drammatica: – 40/50% – tanto che molti produttori hanno rinunciato alla raccolta del prodotto. Sembra salvarsi solo la produzione di kiwi – il nostro prodotto veramente internazionale: – 10% rispetto al 2013, ma di ottima qualità e con prezzi in salita. Ad oggi, +5%/10%. Grazie anche alla crisi delle produzioni cilene e neozelandese.
“Questa situazione dell’agricoltura laziale rafforza la nostra richiesta di un grande piano straordinario per tutte le filiere agricole, che affronti i temi strutturali delle stesse con al centro l’aggregazione delle imprese e dell’offerta con grandi O.P., accorciando le filiere, riducendo i costi, riconvertendo gli impianti con nuove cultivar e varietà produttive e con politiche volte a valorizzare i nostri prodotti di mercato grazie ai quali siamo leader nazionali – come per le zucchine, le carote, le patate, gli asparagi, le verdure, i sedani e i pomodori” ha concluso il presidente Giuseppe Codispoti.