AGRINSIEME, LETTERA A ZINGARETTI: “LE TERRE PUBBLICHE NON SI VENDONO”

 Roma, 16 aprile 2014

Caro Presidente,

dopo anni di dichiarazioni ed impegni la Regione Lazio, a fronte delle note difficoltà finanziarie e di bilancio, non trova di meglio che mettere in vendita il patrimonio agricolo regionale.

Questo è quanto prevede il collegato alla proposta di Legge regionale 147 /2014.

Si tratta di un fulmine a ciel sereno poiché in nessuna occasione di incontro né in altre sedi istituzionali si è mai fatto cenno a questa eventualità.

Si tratta, secondo noi, di un ribaltamento repentino di posizione, non motivato e non risolutivo dei problemi strutturali della Regione Lazio.

Ribadiamo quanto abbiamo più volte sostenuto : “le terre pubbliche  sono un bene che ci hanno consegnato le generazioni precedenti, non riproducibile, patrimonio delle nostre comunità e del nostro Paese. E’ dovere di tutti a partire dalle Istituzioni territoriali, tutelarlo e valorizzarlo attraverso l’ affidamento ai giovani, agli imprenditori agricoli singoli o associati come prevedono le attuali normative nazionali e comunitarie”.

E’ necessario voltare pagina e non ripetere gli errori prodotti da tutte le Amministrazioni che si sono succedute in questi ultimi quindici anni nonostante i tanti progetti da noi presentati e spesso condivisi. Ci riferiamo in particolare alle vicende che riguardano le grandi aziende agricole pubbliche di Castel di Guido, Tenuta del Cavaliere, etc. etc.  che potevano rappresentare una grande prospettiva di sviluppo ed  occupazione e che invece a causa dell’inerzia della Pubblica Amministrazione  hanno prodotto perdite e costi rilevanti per il bilancio del Comune di Roma e  della Regione Lazio.

Inoltre mentre per fare cassa, si pensa all’alienazione dei beni agricoli, si tollerano situazioni di morosità diffusa e vere e proprie condizioni di illegalità determinate da un utilizzo non appropriato ai fini produttivi dei terreni pubblici, spesso con contratti  di sub affitto e di altre pratiche illecite su cui sarebbe stato opportuno intervenire anche da parte delle autorità di controllo.

Peraltro nutriamo seri dubbi che le vendite del patrimonio pubblico agricolo possano risolvere anche in piccola parte i problemi di bilancio del Comune di Roma o della Regione Lazio : basta conoscere i meccanismi che presiedono alla valorizzazione dei terreni agricoli per trarne le dovute conclusioni.  Bisogna evitare di fare un vero e proprio buco nell’acqua come nel caso del meccanismo delle cosiddette migliorie per cui si rischia di regalare il patrimonio pubblico  agli attuali conduttori o addirittura a quanti hanno esclusivamente interessi ed obiettivi di natura speculativa.

Infine le scriventi Organizzazioni ribadiscono di non avere pregiudizi contro la vendita del patrimonio pubblico. Al contrario sostengono  di essere favorevoli ad un Piano di dismissioni  di

alcuni terreni  a destinazione agricola di scarso valore produttivo o compromessi dallo sviluppo urbanistico.

Pertanto chiediamo la modifica del provvedimento e l’immediata predisposizione di bandi pubblici affinché  il resto del patrimonio agricolo sia dato in affitto e valorizzato sia sotto il profilo della  produzione agricola che dell’occupazione.