La Camera di Commercio di Rieti-Viterbo ha approvato il Disciplinare per il Marchio Collettivo Tuscia Viterbese Socialgreen per l’agricoltura sociale. Il perché di questa azione di marketing territoriale e di social branding nell’intervista ad Andrea Spigoni, presidente della cooperativa Alicenova, che ha dato vita allo spin-off Fattorie Solidali, realtà che opera nell’agricoltura sociale e nel turismo nel cuore della Tuscia. E’ da un loro progetto di rete che è nata l’idea del marchio.
Svantaggiati e fragili: con l’avanzare della crisi, la categoria dei soggetti vulnerabili respinti dal mondo del lavoro si allarga a macchia d’olio. Ed è così che non è più solo la legge ma il senso di responsabilità a determinare le scelte delle cooperative. Perché la 381 riconosce come svantaggiati solo alcuni soggetti ma cooperative sociali come Alicenova sentono il dovere morale di andare anche oltre.
“In tutte le nostre attività imprenditoriali inseriamo persone ufficialmente riconosciute come svantaggiate ma non solo: anche soggetti fragili” ci racconta Andrea Spigoni, presidente di Alicenova. “
Ci sono persone che dopo la crisi del 2019 è diventato quasi impossibile ricollocare – dice-. Penso a una donna che a 50 anni si separa, senza un reddito e possibilità di lavorare prima. Penso a uomini di 45-55 anni che hanno perso il posto. E poi ai migranti – continua-. Tutti loro non rientrano nelle categorie della 381, eppure hanno un potere contrattuale nullo e rischiano di restare stritolati dal mercato del lavoro che li esclude. Noi no”.
Il riconoscimento, però, tarda ad arrivare. Sul mercato e agli occhi dei consumatori, un’azienda è solo un’azienda; un prodotto solo un prodotto. Anche se non è solo frutto di un lavoro di agricoltura bio ma anche di inserimento lavorativo di persone svantaggiate. E così le storie di queste realtà – cooperative ma non solo- restano anonime.
Grazie a un’idea della cooperativa Alicenova, capofila di un’ATS che raggruppa 18 realtà all’interno del progetto “Innesta”, finanziato dalla Regione Lazio, la Camera di Commercio di Rieti-Viterbo ha approvato il disciplinare d’uso del Marchio Collettivo Tuscia Viterbese Socialgreen che contraddistingue le produzioni dell’agricoltura sociale. Una conquista per le cooperative sociali ma anche per tutte quelle realtà imprenditoriali che hanno accettato la sfida dell’inclusione lavorativa dei soggetti svantaggiati.
“Il fatto che sia la Camera di Commercio a riconoscere questo marchio alle imprese e che le aziende debbano sottostare a dei criteri prestabiliti dà un estremo valore a questa iniziativa” commenta Spigoni, presidente di una cooperativa che offre lavoro a oltre 400 lavoratori, ha un fatturato di oltre 9milioni, pur se negli ultimi anni fa una gran fatica a chiudere in pareggio.
Il marchio consente di giustificare un surplus di prezzo, certifica un prodotto che ha dei valori condivisi, racconta una esperienza di inclusione, valorizzazione del territorio e di tutela dei diritti dei lavoratori.
“Sarà utile a tutte le aziende agricole sociali e le aiuterà nel rapporto con il consumatore – continua il presidente-. Se ci sarà una campagna di comunicazione all’altezza, sarà una garanzia ulteriore per chi acquista prodotti della Tuscia Viterbese”.
Tra le altre attività, Alicenova ha dato vita alla cooperativa Fattorie Solidali, progetto di agricoltura e turismo sociale realizzato nello spirito dell’inclusione dei soggetti svantaggiati che si compone di più strutture accessibili ai disabili: la Fattoria Ortostorto a Montalto di Castro, con un casale per la ristorazione, appartamenti, piscina e punto vendita; Spinicci, casa al mare; Casale Tigna, vicino Acquapendente, edificio in pietra risalente alla fine dell’Ottocento nella Riserva Naturale del Monte Rufeno; Eco albergo Monte Rufeno e S’Osteria 38, un albergo, ristorante e punto vendita ad Acquapendente.
“La nostra soddisfazione più grande è quella di avere nel tempo garantito lavoro a persone che con noi hanno iniziato da giovani e hanno potuto farsi una famiglia. Abbiamo un elevato tasso di natalità in cooperativa. E’ sintomo di una solidità garantita a ragazzi e ragazze che con noi sono diventati adulti, qualcuno è diventato responsabile di area o coordinatore- conclude Spigoni-. Se sei precario, difficilmente immagini di mettere su famiglia. Noi non assumiamo solo giovani ma anche chi ha già un’età avanzata, come persone che hanno più di 40 o 50 anni. E poi altra grande soddisfazione è dare lavoro a soggetti svantaggiati, alcuni con problema psichiatrico. Perché vedi – conclude il presidente di Alicenova – se il lavoro a chi ha disabilità fisica è spesso offerto anche dalle altre aziende, quello a chi ha questo tipo di svantaggio è di fatto esclusiva delle cooperative sociali”.