Il volto di Roma su foglia d’oro, un ritratto della personificazione della città con l’elmo e la lancia, effigiato sul fondo di una coppa di vetro. E’ un unicum nella storia archeologica d’Italia il reperto risalente all’età imperiale rinvenuto durante gli scavi archeologici della Metro C a Porta Metronia dalla cooperativa Parsifal. Esposto per la prima volta ai Musei Capitolini in occasione del 2.776° Natale di Roma, il suo profilo è stato inciso sulla medaglia commemorativa dell’anno 2023.
“E’ un ritrovamento eccezionale, ma tale è stato tutto il lavoro al cantiere della Metro C” spiega Patrizia Campagna, presidente dell’impresa associata a Legacoop Lazio e nata nel ’96 da un gruppo di giovani archeologi, prima liberi professionisti e oggi tutti soci dipendenti. Lo scavo ha consentito di portare alla luce una caserma della prima metà del II sec. d. C., con annessa una domus del comandante in un edificio di età traianea (fine I e inizio del II d.C.) riemersa a largo Amba Aradam, con il primo solaio ligneo antico mai rinvenuto a Roma, un tratto di acquedotto di età repubblicana e i resti della domus del Prefetto.
Ma le sorprese sono state tante. “Rarissimo il fulgur conditum: romani e etruschi consideravano sacra l’area in cui cadeva un fulmine, per questo vi ponevano una epigrafe” spiega Campagna. E ancora, poi, un immondezzaio di fine III sec. d.C., rinvenuto da un archeozoologo alle prese con resti faunistici, che potrà svelare nuovi dettagli sulla civiltà dell’epoca. Quasi pronta la stazione museo in cui verranno esposti i reperti.
Quella dei lavori agli scavi del cantiere della Metro C, però, è solo la più recente delle soddisfazioni della cooperativa Parsifal, che si occupa di scavi archeologici e di studio dei materiali nei rilievi topografici, anche 3D tramite fotogrammetria, e che oggi ha un fatturato tra gli 800 e il milione di euro. Fondata da un gruppo di giovani liberi professionisti da poco laureati, oggi è cresciuta tanto e collabora con realtà come la Southampton University, oltre ad aver fatto scavi in Tunisia e anche in Tripolitania tra le rovine di Leptis Magna, antica città fiorita prima sotto i cartaginesi e poi sotto i romani e oggi patrimonio Unesco dell’umanità.
“La nostra cooperativa ha anche lavorato allo scavo e all’assistenza nel sottopasso di Castel Sant’Angelo, come ai Fori imperiali. Per tanti anni ho lavorato al Colosseo: dal 98 al 2000 in alcuni punti degli ipogei e poi sulla piazza del Colosseo, così come ad altri lavori, sia all’interno che all’esterno – spiega Campagna-. Abbiamo committenti come Anas, Comune di Roma, Terna spa, Autostrade per l’Italia, Italferr, le Soprintendenze archeologiche, ma anche tanti committenti privati”. In quasi trenta anni, la cooperativa Parsifal è diventata una realtà consolidata.
“Oggi creare una cooperativa tra archeologi richiederebbe di fare tanti sacrifici, ma rimane una bella sfida – spiega la presidente -. Quando abbiamo iniziato noi erano tempi diversi, ora i prezzi sono crollati, noi abbiamo un albo con vari tariffari, ma non tutti li applicano; direi quasi nessuno, ed è una selva di tariffe diverse. Al momento abbiamo difficoltà a trovare archeologi e ci sono meno iscritti alle Università”.
Settore a maggioranza femminile, viene colpito nei diritti dal massimo ribasso.
“La realtà è durissima – racconta Campagna- Quanto a diritti, per gli archeologi sono ben pochi. Ci sono grandi committenti che cercano sempre di ribassare le tariffe e noi ci dobbiamo barcamenare con grande difficoltà. Difficile, direi impossibile, che cambi qualcosa con questo nuovo Codice degli Appalti” ripete. Lavorare in rete e andare oltre lo spirito di concorrenza può essere d’aiuto. “Collaboriamo con cooperative come SAMA e Gea e ci troviamo molto bene – conclude la presidente di Parsifal-. Ma non solo: abbiamo cooperato al cantiere stesso della Metro C anche con cooperative come Archeologia. Farsi la guerra è assurdo: è importante andare oltre e collaborare”.
“Quanto più il contesto diventa difficile sia per le imprese che per gli archeologi che lavorano in una delle regioni più ricche dal punto di vista della presenza di beni culturali, quanto più sarà importante pensare a due exit strategy: per i liberi professionisti aggregarsi in forma cooperativa o, laddove possibile, diventare soci di cooperative preesistenti; per le imprese lavorare sempre di più in rete, formare network, mettere in condivisione competenze e occasioni di lavoro” commenta Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio.