Il Comune di Roma mette a bando 8 nidi d’infanzia a 480 euro. Legacoop Lazio ricorre al TAR
Il bando di gara per l’affidamento di 8 nidi d’infanzia a 480 € per bambino/mese, rende inapplicabile il CCNL delle cooperative sociali.
Già facemmo nel 2011 a Roma una importante battaglia contro quegli asili nido messi a gara a 500 € fondata sulla considerazione che, nei servizi educativi all’infanzia, l’80% dei costi complessivi è rappresentato dal costo del lavoro e quindi è incomprimibile.
La tariffa di 500 € non avrebbe quindi consentito di applicare il CCNL delle cooperative sociali.
L’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, alla quale ci siamo rivolti con un interpello, ci ha dato ragione, ma nonostante questo il Comune di Roma è andato avanti.
Oggi l’aggravante è che, non sazi di quella forzatura, i nuovi bandi addirittura abbassano la tariffa a 480 €.
Ciò può generare due rischi entrambi gravi:
da una parte si rischia di aumentare sempre più la percentuale di illegalità e dall’altra che le imprese sane che si piegheranno a quelle regole, apriranno la strada a crisi aziendali. Abbiamo notizie di gestori di quei nidi che in questi due anni, a causa di questi bandi, hanno subito perdite di bilancio assai gravi.
Uno studio del CNEL ha stimato che il solo costo del personale, a seconda dei contratti, nei nidi privati varia da un minimo di 591 € a un massimo di 887 € e incide mediamente per l’84,4% del totale. Le spese di gestione di un nido, quindi, sono del tutto incomprimibili, almeno che non si voglia tagliare sul costo del lavoro, non applicando i CCNL, o risparmiare sul vitto, sul materiale didattico, sulle assicurazioni, sui beni di consumo, abbassando così gli standard di qualità del servizio.
Auspichiamo che nessuna azienda, privata o non profit, scelga di percorre una di queste strade.
Riteniamo pertanto che questi bandi vadano ritirati. Facciamo appello a tutte le organizzazioni datoriali, i sindacati e anche le forze politiche a lavorare per far si che venganp modificati i contenuti della gara.
Ne va anche del prestigio della capitale. Questi bandi sono un altro tassello di un mosaico negativo che rischia di rendere sempre peggiore l’immagine della nostra città.
Questa volta non ci rivolgeremo solo all’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, ma abbiamo già avviato un ricorso al TAR, interpelleremo l’Osservatorio Provinciale sulla Cooperazione, a tutte le Commissioni Istituzionali preposte.
Naturalmente però ci auguriamo che tutto ciò non serva, perché speriamo che il Comune ci ripensi e ritiri i bandi e lo riproponga con tariffe che possano consentire sia la qualità del servizio che il rispetto dei diritti dei lavoratori.