Un “Patto per l’Italia, un patto fondato sulla solidarietà e la consapevolezza che nessuno ce la fa da solo”. È la proposta che il Presidente Mauro Lusetti ha lanciato aprendo i lavori dell’Assemblea Nazionale di Legacoop, per lasciarsi alle spalle “l’anno più catastrofico in tempi di pace”. “Lo spirito di aprile che durante il primo lockdown ha permesso di cominciare a riaprire in sicurezza i luoghi di lavoro, deve esserci di insegnamento e permeare i nostri sforzi”.
L’Italia dopo la pandemia “Il 2020 è stato l’anno più catastrofico in tempi di pace, per le perdite di vite umane e per la recessione che ha colpito il mondo. Sotto il profilo strettamente economico, il nostro Paese ha registrato una caduta del PIL di quasi il 9%, doppia rispetto a quella media del PIL Mondiale”.
In questo quadro la Cooperazione ha messo a segno risultati migliori. “Tra il 2020 e il 2019 il fatturato è sceso del 3% scarso, ma il livello di soci e occupazione ha tenuto. Se non consideriamo il settore bancario-assicurativo e le controllate, addirittura il segno si inverte e il fatturato delle Cooperative aderenti sale del 3%. Naturalmente, questa media nasconde situazioni molto differenti e addirittura polarizzate; mentre due terzi delle Cooperative italiane mostravano una flessione del fatturato, circa un terzo conseguiva guadagni anche importanti”.
A soffrire di più sono le piccole Cooperative che rappresentano l’80% delle 10.532 imprese associate a Legacoop e per cui dovranno essere messe in campo “politiche industriali associative” che incentivino “unificazioni, fusioni, contratti di rete; un nuovo ruolo dei consorzi; misure di capitalizzazione”.
La stagione del PNRR “Riteniamo che il Presidente Sergio Mattarella e il Premier Mario Draghi, oltre che per la indubbia competenza, abbiano certamente dimostrato di meritare la fiducia degli italiani e, fra questi, la nostra”.
“Ad oggi, si è impostata l’attuazione del PNRR. Noi abbiamo osservato questi processi, grossomodo condivisi nel metodo, e abbiamo avanzato osservazioni e critiche costruttive. La prima è questa: noi Cooperatori, necessariamente, non abbiamo mai creduto nello sviluppo calato dall’alto. Inoltre, il ciclo di ingenti investimenti pubblici che si sta avviando, non può basarsi solo sul big business. Infine, il PNRR non può avere un approccio esclusivamente pubblicistico e top down: l’esigenza di una
logica di collaborazione tra pubblico e privato, e in particolare privato sociale, è necessaria sia nella fase elaborativa strategica sia realizzativa e operativa”.
“È con questo spirito che nei mesi scorsi l’Alleanza delle Cooperative ha predisposto 40 progetti e 7 progetti pilota, coerenti con le logiche e le linee del Piano: sanità territoriale, comunità energetiche, piattaforme digitali cooperative, rigenerazione urbana, economia circolare, rilancio delle imprese culturali quale valore essenziale per un avanzamento complessivo del Paese”.
Il contributo della Cooperazione “Rivolgevamo la nostra critica all’economia estrattiva e della ricchezza finanziaria, sfrenata e disumanizzante. Da allora, quel modello è stato colpito duramente; non è certo più debole in termini di rapporti di forza, ma è nudo. La sua prepotenza, la sua ingiustizia, la sua fragilità è stata sotto gli occhi di tutti. Un modello che compromette il futuro non ha futuro, e infatti è messo in discussione. Dopo due anni semmai occorre ricostruire, e per ricostruire serve un progetto. Il nostro è il progetto cooperativo. Noi sappiamo che il nostro Progetto è attuale, è ancora valido, abbiamo il compito di fare tutto quello che possiamo per metterci nella posizione di incidere il più possibile per cambiare le cose. Se ci crediamo lo dobbiamo affermare ogni giorno: dobbiamo avere dentro di noi il coraggio di un po’ di egemonia. Non si può stare nell’ombra in un’epoca così, occorre esporsi”.
Cambiare sé stessi per cambiare il Paese
Affinché questo ruolo si realizzi occorre innanzitutto lavorare su di sé. “I principali aspetti che dovranno necessariamente alimentare le nostre politiche associative sono:
• Centralità del lavoro vero, dignitoso, equamente retribuito
• Transizione digitale, con l’impostazione di servizi alle imprese
• Sostenibilità, dove la distintività della Cooperazione si giocherà rispetto alla nostra capacità di sembrare ciò che effettivamente siamo: ossia un sistema di imprese socialmente, ambientalmente, ed economicamente sostenibili.”
Anche per quel che riguarda l’Associazione ci sono alcune precondizioni: “La prima riguarda proprio la nostra identità e i legami culturali che ha intrecciato nel tempo, anche con la politica. Noi siamo un corpo intermedio, dobbiamo davvero ragionare e agire liberamente e pienamente da corpo intermedio che consapevolmente rappresenta una comunità. Vi è una seconda condizione: aprire continuamente la strada a una classe dirigente di Cooperatori che sia all’altezza di guidare il Movimento Cooperativo in questi tempi difficili”.
“Infine, vi sono le condizioni organizzative perché la soggettività cooperativa possa esprimersi, la cultura cooperativa diffondersi, il progetto cooperativo affermarsi. La prima di queste condizioni è il completamento del percorso dell’Alleanza delle Cooperative. Ci sono tutte le condizioni perché il processo di unificazione dell’Aci si completi. È un percorso di undici anni che, pur con continui stop and go, è avanzato. Durante la crisi sanitaria, la collaborazione quotidiana strategica, operativa, politica, è stata totale; e agli occhi degli altri noi siamo una voce unica. Non ci sono più condizioni interne né tanto meno esterne che si oppongano all’unificazione. I tempi sono maturi perché la Cooperazione italiana parli con una voce unica.”