Roma, 3 ott- Le organizzazioni della cooperazione laziale – Legacoop, Confcooperative e Agci – condividono pienamente l’annuncio fatto ieri dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e la decisione di procedere ad una profonda riorganizzazione del sistema dei parchi, dei consorzi industriali e di bonifica, attraverso la soppressione dell’Agenzia Regionale Parchi, la riduzione dei consorzi di bonifica e lo snellimento dei CdA.
“Fa impressione, al di là di tutto, il numero di 900 guardie parco regionali in attività, quando in tutte le altre Regioni ne bastano poche decine per svolgere lo stesso servizio- ha dichiarato Giuseppe Codispoti, presidente Legacoop Agroalimentare Lazio-. Un problema che nel medio e lungo periodo va risolto alla radice, allineandosi a standard compatibili con il servizio e i bilanci pubblici. Anche se, oggi, comprendiamo le dichiarazioni dell’Assessore alle Politiche Ambientali, Fabio Refrigeri, che non si può fare altro che impiegarli in altre attività utili al territorio e all’ambiente”.
Il presidente ha poi continuato, ribadendo la disponibilità delle organizzazioni cooperative a collaborare al fine di trovare le soluzioni migliori e più efficaci da un punto di vista legislativo, tenendo conto che la cooperazione – più di altri soggetti- è diffusa e ramificata in tutto il territorio ed è presente in tutti i settori – dall’agricoltura ai servizi, al sistema delle infrastrutture.
“Crediamo, in ogni caso, che si possa e si debba fare di più, poiché non possiamo permetterci il lusso di perdere questa grande occasione di riformare profondamente tutto il sistema degli enti e società che con compiti diversi sovraintendono alla gestione e all’erogazione di servizi alle imprese e al territorio- ha continuato Codispoti-. Peraltro, vogliamo ricordarlo, questo punto rappresentava un elemento fondamentale del programma elettorale del governatore Nicola Zingaretti. I tempi sono decisivi, chiari ed efficaci le soluzioni. Bisogna far presto, passando dagli annunci alla realizzazione di questi obiettivi in tempi rapidi, ascoltando tutti gli interessati e non i soliti noti, magari compromessi nelle gestioni precedenti. Ma poi decidere, assumendosi tutte le responsabilità di governo. Bene, quindi, la riduzione dei costi. Ma non basta! Bisogna riformare, cambiando radicalmente meccanismi e sistemi di governance sia dei parchi che dei consorzi di bonifica, superando la composizione degli attuali consigli di amministrazione, cambiando la legge elettorale che di fatto consegna alle associazioni agricole -al di là del numero dei consiglieri – il governo di questi importanti strumenti che in questi anni sono diventati veri centri di potere privato, oltre che di sprechi”.
Il presidente di Legacoop Agroalimentare Lazio, Giuseppe Codispoti, ha continuato: “A dimostrarlo è lo stato dei singoli consorzi di bonifica – Latina fra tutti- e i loro bilanci. I consorzi di bonifica non sono strumenti solo dell’agricoltura, come è avvenuto nel passato, ma di tutto il territorio in cui operano. Quindi, nel momento in cui si decide di tenerli in vita- rinunciando ad unificare in un unico soggetto pubblico regionale la difesa e la manutenzione del territorio- tutti i soggetti interessati devono partecipare in egual misura al loro governo (agricoltori, artigiani, commercianti, enti locali…). Ma con una presenza pubblica prevalente, non solo nella nomina del presidente del collegio sindacale, che peraltro ha solo compiti di intervento sulla legittimità degli atti e non sui poteri di indirizzo e gestione; ma anche e soprattutto nella scelta del presidente del Consorzio”.
Codispoti ha poi concluso: “Sarebbe più coerente e funzionale, eliminare i CdA, nominare un amministratore unico indicato dalla Regione e coadiuvato da un comitato ristretto, indicato dal territorio ma con profilo professionale adeguato ai compiti della struttura, chiudendo definitivamente un periodo lungo 80 anni, caratterizzato da commistioni fra politica, sindacati e Istituzioni. Non dimentichiamo che i consorzi di bonifica sono sostenuti dalla fiscalità generale ma di fatto gestiti da privati. Non comprendiamo, infine, l’ipotesi di due consorzi di bonifica; poiché non corrisponde a nessuna esigenza fra quelle generalmente richieste a tali strutture. Prime tra tutte, l’unitarietà della visione e della gestione del territorio. Un unico consorzio sarebbe la soluzione più logica, poiché si potrebbe organizzare nel territorio regionale, secondo le varie esigenze e le caratteristiche dei vari territori. Se si va in questa direzione, non solo si risparmia di più ma si acquista maggiore efficacia e capacità di servizio al sistema economico”.