E’ da poco online il sito per la certificazione di parità delle imprese voluto dal Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio, pietra miliare indispensabile per rispettare le tappe del Pnrr. Sulla piattaforma attualmente si contano 85 aziende certificate ma l’idea è quella di fare in modo che sempre più imprese riconoscano l’importanza di questo strumento e ne rincorrano l’ottenimento. Ma come fare per avere questa certificazione? Quali caratteristiche deve avere una impresa? Perché è utile avere un bilancio di genere? Di questo ma anche di diversity management aziendale abbiamo parlato con Annalisa Casino, Presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop.
Il sistema di certificazione della parità di genere delle imprese è una novità relativamente recente. Di cosa si tratta e perché è importante ottenere questa “patente”?
La certificazione di genere è una prassi di riferimento codificata a livello normativo che si basa sulle linee guida dell’UNI. E’ nota infatti come UNI /PdR 125:2022 ed è il frutto del Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere delle imprese, previsto dal PNRR Missione 5. Tale missione ha attivato il sistema nazionale per la Parità di Genere delineato con la Legge di Bilancio 2022 e con la legge n.162/2021, che ha modificato il Codice per le pari opportunità. L’ambizione della certificazione di genere è quella di promuovere un cambiamento culturale sistemico: dal semplice e puro rispetto dei principi costituzionali di parità e uguaglianza, all’adozione di politiche economiche e fiscali mirate per assicurare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre il divario retributivo di genere. Perché è importante? Perché la certificazione di genere non è un bollino ex post, ma un elemento innovativo di accompagnamento e progettazione condivisa delle pratiche organizzative, finalizzato a migliorare la condizione lavorativa delle donne e il lavoro nella sua interezza.
Vantaggi e benefici per le imprese: quali?
La certificazione di genere, oltre a garantire vantaggi reputazionali e strategici, rappresenta anche un’occasione per avere punteggio e premialità nelle richieste di cofinanziamento statale e nei bandi di gara pubblici. Inoltre la UNI PdR 125:2022 garantisce anche una serie di benefici fiscali, quali l’esonero contributivo per le aziende virtuose, fino a 50 mila euro all’anno.
Il Sole 24 Ore scrive: “Cultura e strategia, governance, processi human resources. Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro. Su questi asset le aziende dovranno dimostrare di avere le carte in regola. Una patente che dovrà essere solida perché la certificazione va ottenuta ma anche mantenuta: ha validità triennale ma ogni anno viene eseguito un check per controllare la situazione”. Dunque, non basta ottenere questo Certificato, poi bisogna costruire un percorso per monitorare e rendere questi risultati sempre costanti.
Esattamente! E’ previsto infatti che le imprese che decidono di certificarsi, predispongano un piano strategico per la parità di genere. Tale piano prevede azioni progettuali e programmatiche che hanno il compito di dare continuità nel tempo e coerenza agli obiettivi e alla politica intrapresa dall’organizzazione per promuovere, sviluppare e mantenere l’uguaglianza di genere.
Pari opportunità e mondo cooperativo: c’è ancora da fare. Cosa?
In primo luogo il consolidamento e l’ampliamento della partecipazione delle donne alla governance: partecipazione di fatto! Conccreta, supportata da politiche che favoriscano una reale rottura del tetto di cristallo in tutti i suoi aspetti, dal riconoscimento del ruolo a quello della parità salariale. Un importante lavoro da compiere è legato anche all’aspetto della costruzione (in alcuni casi) e diffusione (in altri) di una cultura gender inclusive. Va riconosciuto tuttavia, che nel mondo delle cooperative, anche grazie alla loro natura democratica ed ispirata a principi e valori etici, si contano numerose best practice in ambito pari opportunità, con particolare riferimento all’attenzione alla conciliazione vita-lavoro.
Anche se spesso si associa l’espressione Pari Opportunità solo alla questione strettamente femminile, ormai inizia a entrare anche nelle aziende la consapevolezza che il tema debba sempre essere accompagnato da quello della diversity
Il tema del diversity management e in generale della non discriminazione e della parità di genere è molto ampio. Una cosa è certa: la trasformazione è già in atto. Credo che non si tratti di mero social washing ma di una vera e propria consapevolezza che è tempo di cambiare rotta. Cosa fare? Forse la prima cosa in assoluto, è diffondere nel mondo cooperativo la consapevolezza che tutti noi, ognuno di noi, è diverso a suo modo e l’integrazione e accettazione dell’altro da sé può solo accrescerci. Un piccolo passo lo abbiamo già fatto in Commissione Pari Opportunità Nazionale dallo scorso 2021 a partire dal restyling dell’identità che ora è rappresentata da un logo Legacoop con i colori arcobaleno ed il claim inclusivo Pari Opportunità “per tuttə”. Tale logo è stato adottatto da tutte le commissioni regionali proprio per diffondere quanto più possibile la volontà di includere ed aprire alle differenze. Questo ha dato il via anche ad alcune importanti iniziative di commissioni regionali che hanno deciso di integrare e ratificare nei propri statuti l’apertura al mondo LBGTQI+. Come Commissione Nazionale inoltre, proprio per avviare il dialogo e la riflessione su questi temi, abbiamo lanciato una campagna di sensibilizzazione in occasione del 17 maggio, giornata internazionale contro l’omotransbifobia e nel mese del pride (giugno 2021) abbiamo promosso un coming out cooperativo distribuendo delle bandierine con il logo arcobaleno della Commissione Pari Opportunità, con il duplice intento di poter utilizzare la bandierina nelle manifestazioni Pride organizzate nelle varie città d’Italia, portando anche la presenza di Legacoop, oppure più banalmente, posizionando la bandierina sulle scrivanie dei propri uffici per ribadire che il rispetto ed il riconoscimento dei diritti di tutti sono l’orgoglio e la bandiera della cooperazione. Molte iniziative di rilievo sul tema, sono state svolte anche della commissioni regionali, alcune delle quali hanno concentrato l’attenzione sull’importanza del linguaggio per promuovere una cultura più inclusiva e gender friendly.
Cosa è un bilancio di genere e perché farlo?
Il bilancio di genere è uno strumento di analisi e di programmazione che adotta un’ottica di genere per valutare le scelte politiche e gli impegni economico-finanziari di un’organizzazione. Si tratta di una prospettiva di osservazione da integrare ai bilanci di sostenibilità o bilanci sociali, come indicato nelle linee guida internazionali “Embedding Gender in Sustainability Reporting”. Il bilancio di genere è legato all’approccio strategico del mainstreaming di genere. Redigerlo permette di integrare la prospettiva di genere nell’attività di realizzazione delle politiche: dal processo di elaborazione all’attuazione, includendo anche la stesura delle norme, le decisioni di spesa, la valutazione e il monitoraggio.
In che modo dovranno cambiare le aziende del prossimo futuro?
Dovranno promuovere un modello lavorativo nuovo in linea con le esigenze delle donne e delle persone tuttə, aumentando al contempo la consapevolezza sui temi della parità di genere, con particolare riferimento alla conciliazione vita lavoro, alla promozione della genitorialità, al diritto alla disconnessione e alla parità salariale… un modello gender inclusive, ma soprattutto gender empower oriented.