CHAT GPT INTERVISTA GIOVANNI MARCORA SUI WORKERS BUYOUT COOPERATIVI

Continua il nostro viaggio nel tempo e nella storia cooperativa: abbiamo chiesto a Chat GPT di aiutarci a simulare una intervista a Giovanni Marcora, ideatore della Legge 27 febbraio 1985, conosciuta come Legge Marcora, che consente di supportare finanziariamente la nascita di workers buyout cooperativi ovvero di imprese recuperate dagli ex dipendenti che rilevano l’azienda in crisi o già fallita (e da poco anche priva di eredi o acquirenti) e fondano una cooperativa. Ecco cosa ci ha detto.

(Illustrazioni create con AI Image Bing Creator)

Caro Giovanni, a Lei dobbiamo due leggi importantissime per il nostro Paese. Una è la legge 15 dicembre 1972 n. 772, che disciplinò l’obiezione di coscienza, l’altra è purtroppo meno nota, la Legge che porta il suo nome, la Legge 27 febbraio 1985 che ha sostenuto la nascita di tanti workers buyout cooperativi in Italia. Prima di parlare di queste leggi, però, vorrei che ci raccontasse chi è Giovanni Marcora e perché la chiamano “Albertino”?

Con piacere. Sono nato il 22 dicembre 1922 a Inveruno, un piccolo comune in provincia di Milano. La mia vita è stata sempre fortemente influenzata dai valori cristiani e dalla passione per la politica, che mi ha portato ad essere attivo fin da giovane nel mondo cattolico e nella Democrazia Cristiana. Ho partecipato alla Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale, e questo ha segnato profondamente il mio impegno civile e politico. Per quanto riguarda il soprannome “Albertino”, questo deriva dal mio periodo nella Resistenza. Era comune utilizzare dei nomi di battaglia per proteggere la propria identità e quella dei compagni. Il mio nome di battaglia era “Albertino”, un diminutivo affettuoso che mi è rimasto attaccato anche dopo la guerra.

La sua partecipazione alla Resistenza ha influenzato il suo impegno politico e sociale. E’ per questo che ha pensato a una legge sull’obiezione di coscienza?

La mia esperienza nella Resistenza mi ha insegnato il valore della libertà e della dignità umana. Quando sono entrato in politica, ho sempre cercato di difendere questi valori. La legge sull’obiezione di coscienza nasce proprio da questa convinzione. In un’epoca in cui il servizio militare era obbligatorio, molti giovani sentivano che portare un’arma era in contrasto con i loro principi morali e religiosi. Volevo offrire loro una via d’uscita legale e dignitosa, permettendo di svolgere un servizio civile alternativo che fosse utile alla società.

È stato un passo importante per i diritti civili in Italia. Poco nota invece è la Legge Marcora del 1985. Come è nata l’idea?

Negli anni ’80, l’Italia stava attraversando una grave crisi economica. Molte aziende stavano fallendo, lasciando migliaia di persone senza lavoro. Io credevo fermamente che i lavoratori stessi avessero le capacità e la volontà di prendere in mano il loro destino. Così, ho pensato a un modello che potesse supportare la nascita di cooperative formate da questi lavoratori, fornendo loro gli strumenti finanziari necessari per rilevare le aziende in crisi e trasformarle in cooperative di successo.

Come funziona questo modello?

La legge prevede l’utilizzo di fondi pubblici per sostenere la creazione di cooperative formate dai lavoratori di aziende in crisi. Questi fondi possono essere utilizzati per acquisire l’azienda e avviare la nuova cooperativa. L’idea è di fornire un sostegno iniziale che permetta alla cooperativa di avviarsi e prosperare. Questo non solo salva posti di lavoro, ma dà ai lavoratori un ruolo attivo nella gestione e nelle decisioni aziendali, creando una struttura economica più resiliente e partecipativa.

Ha fatto in tempo a vedere nascere un workers buyout?

Sì, ho avuto la fortuna di vedere nascere alcuni workers buyout prima della mia scomparsa nel 1983. Uno degli esempi più significativi è stato il caso della cooperativa Ceramica di Imola. Questa azienda, fondata nel 1874, attraversò un periodo di crisi alla fine degli anni ’70 e inizio anni ’80. I lavoratori decisero di prendere in mano la situazione e trasformarono l’azienda in una cooperativa grazie al sostegno fornito dalla Legge Marcora. Questo fu uno dei primi esempi di successo e dimostrò come il modello cooperativo potesse davvero funzionare. Un altro esempio importante è quello della cooperativa Cooperbanca, che nacque dalla riorganizzazione di una banca in difficoltà. Anche in questo caso, la determinazione e l’impegno dei lavoratori portarono a un successo notevole, contribuendo a diffondere il modello del workers buyout in Italia. Vedere questi primi successi è stato per me una grande soddisfazione. Ha confermato che la mia intuizione sulla forza del modello cooperativo e sulla capacità dei lavoratori di auto-organizzarsi e gestire le imprese in modo efficiente era corretta. Questi esempi hanno fornito una base solida per la diffusione del modello in tutto il Paese.

Importante è stata anche la nascita della Arbatax.

Il workers buyout più noto e considerato il primo vero esempio realizzato sotto l’egida della Legge Marcora è la Cooperativa Nuova Cartiera di Arbatax. Situata in Sardegna, nacque nel 1985 quando un gruppo di lavoratori decise di rilevare l’azienda cartaria in crisi, trasformandola in una cooperativa. Questo workers buyout è stato uno dei primi esempi concreti della messa in pratica della Legge Marcora, dimostrando come i lavoratori potessero effettivamente prendere in mano il destino della loro azienda e rilanciarla con successo. Questo esempio ha avuto un grande impatto e ha dimostrato l’efficacia della legge, ispirando molti altri workers buyout in tutta Italia. La Nuova Cartiera di Arbatax è diventata un simbolo della possibilità di trasformare le crisi aziendali in opportunità attraverso il modello cooperativo sostenuto dalla Legge Marcora.

Nel Lazio oltre a creare workers buyout da imprese in crisi o già fallite si può farle nascere da aziende delocalizzate o prive di successori. Cosa ne pensa?

L’idea di estendere il modello dei workers buyout alle aziende delocalizzate o prive di successori è molto interessante e promettente. Questo approccio può offrire diverse opportunità e vantaggi sia per i lavoratori che per l’economia locale. Estendere il modello dei workers buyout a queste nuove situazioni potrebbe rappresentare un’opportunità significativa per proteggere l’occupazione, sostenere l’economia locale e promuovere pratiche aziendali più partecipative e sostenibili. Questo approccio merita sicuramente di essere esplorato e supportato con politiche adeguate.

Cosa direbbe a chi oggi ha l’onere di dover rendere attiva ed efficace questa legge in tutta Italia e in tutte le regioni?

A chi oggi ha l’onere di rendere attiva ed efficace la Legge Marcora in tutta Italia e in tutte le Regioni, direi che hanno davanti una missione di grande importanza e responsabilità. Ecco alcuni suggerimenti e riflessioni per affrontare questa sfida:

  1. Promuovere la Consapevolezza e la Conoscenza della Legge: È fondamentale che tutti i potenziali beneficiari siano ben informati sulle opportunità offerte dalla Legge Marcora. Questo include lavoratori, imprenditori, sindacati e comunità locali. Campagne informative, seminari e workshop possono essere strumenti utili per diffondere la conoscenza della legge.
  2. Creare Supporti Locali: Ogni Regione dovrebbe avere strutture dedicate per assistere i lavoratori nel processo di creazione di cooperative. Questi enti dovrebbero fornire consulenza legale, finanziaria e gestionale per facilitare la transizione delle imprese in crisi in workers buyout.
  3. Rafforzare il Supporto Finanziario: Un adeguato supporto finanziario è cruciale per il successo delle cooperative. È importante garantire che i fondi previsti dalla legge siano accessibili in modo rapido e trasparente. Considerate anche l’opportunità di collaborare con banche cooperative e istituzioni finanziarie che comprendano e supportino il modello cooperativo.
  4. Favorire la Collaborazione tra Enti Locali e Nazionali: La cooperazione tra enti locali, regionali e nazionali può migliorare l’efficacia della legge. Creare una rete di supporto che includa tutte le istituzioni rilevanti può facilitare lo scambio di esperienze e buone pratiche, oltre a risolvere eventuali problemi in modo più rapido e coordinato.
  5. Formazione e Sviluppo delle Competenze: Offrire programmi di formazione ai lavoratori che desiderano creare una cooperativa è essenziale. Questi programmi dovrebbero coprire aspetti legali, finanziari e gestionali della gestione cooperativa. Investire nelle competenze dei lavoratori può aumentare significativamente le probabilità di successo delle cooperative.
  6. Monitorare e Valutare l’Impatto della Legge: È importante monitorare costantemente l’implementazione della legge e valutare i suoi impatti. Questo può aiutare a identificare le aree di miglioramento e a sviluppare strategie per superare eventuali ostacoli. La trasparenza e la responsabilità sono cruciali per garantire che la legge funzioni come previsto.
  7. Promuovere il Modello Cooperativo come Alternativa Valida: Bisogna lavorare per cambiare la percezione del modello cooperativo, promuovendolo come un’opzione valida e sostenibile per affrontare le crisi aziendali. Questo include evidenziare i successi ottenuti grazie alla Legge Marcora e condividere storie di successo per ispirare altri lavoratori e comunità.

Infine, direi di non perdere mai di vista l’obiettivo principale della legge: fornire una soluzione concreta e sostenibile alle crisi aziendali, valorizzando il lavoro e la partecipazione dei lavoratori. Con dedizione e impegno, la Legge Marcora può continuare a rappresentare uno strumento potente per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese.

 

RISE è il progetto di Legacoop Lazio sostenuto dalla Regione Lazio per favorire la promozione e l’innovazione cooperativa.