Poteva essere uno dei tanti miti del vecchio zio Sam: una piccola società diventa multinazionale, una tigre in borsa nel giro di 55 anni. Nasce nel 1968, negli Stati Uniti, New Jersey, ma sembra di essere alla Fiera dell’Est con un finale a sorpresa perché il topolino alla fine non soccombe. E la trama diventa avvincente solo quando i protagonisti diventano loro: i lavoratori licenziati in Italia che fondano una cooperativa. E’ iniziata così: Galen compra e cambia il suo nome in Warner Chilcott, inizialmente marchio di farmaci generici fondato dalla Warner Lambert, dopo un lungo vissuto di acquisizioni anche da parte di società di private equity.
Nel 2000, la Warner Chilcott entra nell’indice Nasdaq e nel 2009 compra il ramo farmaceutico di Procter and Gamble per 3,1 miliardi di dollari, puntando al mercato europeo.
“Dopo soli due anni, allo scadere del brevetto del farmaco acquistato, hanno di fatto chiuso tutte le attività, smantellato le sedi e lasciato a casa 130 lavoratori italiani e 500 europei. L’obiettivo dell’operazione non era certo un progetto industriale” spiega Salvatore Manfredi, amministratore delegato di Fenix Pharma, prima e unica cooperativa attiva in un settore interamente gestito da multinazionali come quello farmaceutico, nata da un workers buyout guidato da 40 ex dipendenti della sede romana della multinazionale e sostenuto da Legacoop Lazio e dal suo fondo mutualistico, Coopfond, oltre che da CFI Cooperazione Finanza Impresa.
“Io non ero tra i licenziati, ero andato via prima e avevo intrapreso una mia attività. Sono stato richiamato in servizio dai miei colleghi, molti dei quali erano stati assunti da me, e abbiamo scommesso su un workers buyout, una impresa recuperata dagli ex dipendenti e avviata in forma cooperativa” spiega Manfredi.
Nel giro di pochi anni, con le sole forze del capitale umano rigettato dalla multinazionale in Italia perché considerato inutile, Fenix Pharma decolla. E i numeri del fatturato dalla sua fondazione, dal 2011, ad oggi, parlano da soli: da 56 mila euro ai 4..600.000 del 2013, ai 5.500.000 del 2014, fino ai 5.600.000 euro del 2015, per poi cambiare modello di business e raggiungere nel 2019 i 6.600000, gli 8.100.000 nel 2020 fino agli 8 milioni nel 2021. E in seguito anche una sorpresa per la cooperativa: anche l’acquisizione di WAVE Pharma, azienda italiana, parte del gruppo Welcome, specializzata nella commercializzazione di prodotti farmaceutici utilizzati in oncologia, gli inibitori delle aromatasi, utili per ridurre il rischio di recidiva del carcinoma alla mammella. Un passo in avanti per il workers buyout cooperativo la cui crescita non è stata arrestata dalla crisi mondiale, oltreché non favorita da quella pandemica in quanto attivo in tutt’altro segmento di mercato.
Presto Fenix è riuscita a trasformare i contratti co.co.co di tutti i soci lavoratori in contratti di categoria, e negli ultimi due anni ha raggiunto un altro traguardo: ha redistribuito 500mila euro di ristorni ai lavoratori (ovvero di integrazione della retribuzione derivante dal profitto, sottoposta a limiti fissati dalla legge e dal mercato).
“Siamo arrivati ad avere il 42% di fatturato in patrimonio netto. Significa che la cooperativa si sta molto consolidando e questo assicurerà un futuro ai 42 soci lavoratori, ai 5 dipendenti non soci e ai 40 agenti commerciali, tra i quali speriamo sempre che un giorno ci siano anche dei soci. Perché va detto che Fenix è l’unica società cooperativa attiva nel settore farmaceutico, che ha a cuore il destino delle persone e che è concentrata a sviluppare il proprio business con questa finalità ultima: migliorare la vita di chi vi lavora. Ed è un tratto distintivo che caratterizza solo le cooperative” spiega Manfredi.
Fondamentale il sostegno ricevuto da Legacoop Lazio e dagli strumenti finanziari a disposizione dei workers buyout. “Abbiamo iniziato con i finanziamenti a capitale sociale di Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop (300mila euro) e CFI Cooperazione Finanza Impresa (200mila) e quest’anno ne abbiamo completato la restituzione – racconta l’ad di Fenix Pharma-. Successivamente, sono reintervenuti con un ulteriore finanziamento già restituito, sia Coopfond che CFI, e oggi CFI ha finanziato con 700mila euro e Coopfond con 350mila euro l’operazione di acquisizione di WAVE. Inoltre, abbiamo usufruito di 300mila euro con Decreto ministeriale a tasso zero, ottenuto un finanziamento bancario e investito anche con mezzi propri, dato l’aumento del patrimonio netto”.
E conclude: “Siamo partiti da zero, lesinando sulle risorse, anche se il capitale umano ha rappresentato un asset fondamentale. Necessario poi il supporto nel cambiamento di mindset dei lavoratori da dipendenti di una multinazionale a soci di una cooperativa e fondatori di una impresa propria, garantito con il supporto di Legacoop e di Coopfond“.