CINCINNATO TRA PROWEIN E VINITALY PER I VITIGNI AUTOCTONI DI CORI

TRA PROWEIN E VINITALY     Novantamila visitatori da tutto il mondo e 13 padiglioni espositivi per ospitare il gotha dell’enologia mondiale. E’ lo spirito della Prowein 2023, Fiera internazionale dedicata a vini e distillati. Ed è qui che si inaugura la stagione della promozione per tante cantine. I vini italiani si abbinano al sarmale al katchapuri o al sushi. Ed è così che anche i vitigni di nicchia hanno l’occasione di entrare nei trend mondiali. Pronta ad approdare a breve, come ogni anno, anche al Vinitaly, nello stand organizzato dalla Regione Lazio e dall’Arsial a Düsseldorf come a Verona, la cooperativa Cincinnato mette in vetrina due vitigni autoctoni, il Nero Buono e il Bellone, DOC di Cori.

CINCINNATO E I VITIGNI AUTOCTONI DI CORI NEL MONDO     “Abbiamo iniziato già venti anni fa a puntare su questo patrimonio locale ed oggi siamo leader nella produzione di questi due vini. Il mercato ci ha dato ragione perché gli appassionati mondiali adesso sono alla ricerca di qualcosa di diverso e i vitigni minori sono richiesti perché rappresentano il territorio. Se si riesce a riscuotere il consenso dei palati, poi, il connubio è vincente” racconta Nazzareno Milita, presidente della cooperativa nata nel centro di Cori.
Export in venti nazioni, radici salde nel territorio e un obiettivo: portare i visitatori da tutto il mondo in un wine tour dalla Capitale alla provincia, per conoscere il territorio, passeggiare tra i vitigni, degustare i vini della cantina e accompagnarli a piatti studiati per esaltarne le qualità. “Perché non basta che in Nord America, Canada, Giappone e Corea, nonché in tutti gli stati europei, si stappi Cincinnato. Il vino non è solo etichetta: è una storia di sapori, tradizioni ma soprattutto di condivisione, di radici e di terra” commenta Daniele Del Monaco, responsabile Legacoop Lazio Agroalimentare. “E la forma cooperativa non è solo una formula imprenditoriale, costituisce un imprinting che crea una continuità tra coloro che hanno dato vita all’impresa e coloro che continuano a farla vivere” spiega Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio. I numeri non lo spiegano. Cinquecentocinquanta ettari di terreno, centocinque famiglie che ancora oggi producono l’uva a Cori, e una storia lunga 75 anni, quella di Cincinnato.

UNA STORIA LUNGA 75 ANNI      “A fondarla nel dopoguerra, undici persone deluse dallo sfacelo lasciato da bombardamenti e guerriglie che si sono rifugiate nell’agricoltura per tornare a fare quel che sapevano fare meglio e hanno dato alla cooperativa il nome di un dittatore romano famoso perché abbandonò il potere e Roma e si ritirò in campagna” spiega Milita. Oggi le etichette di Cincinnato portano i nomi dei suoi fondatori. E per scoprire tutto questo bisogna andare lì: tra i filari. Certo, la pandemia ha colpito duro. “Noi ci rivolgiamo principalmente alla ristorazione, sia in Italia che all’estero, e le chiusure ci hanno danneggiato. Ma siamo in fase di ripresa, anche se non siamo ancora tornati ai livelli del 2019. Una aggravante è quella della crisi di liquidità che porta i clienti a sacrificare il vino nella scelta del menù. La ripresa è meno veloce di quanto auspicato” spiega il presidente della cooperativa associata a Legacoop Lazio.

SICCITA’ E SOSTENIBILITA’ NEL LAZIO     Il cambiamento climatico non è un danno minore. “Prima capitava una stagione siccitosa ogni tot di anni, ora è ordinaria amministrazione e bisogna ripensare una parte della viticoltura puntando a strategie che impediscano lo spreco di acqua e consentano una maggiore efficienza” spiega Milita. Insieme all’Università di Piacenza, la cooperativa sta lavorando per identificare dei porta innesti, delle piante sulle quali verranno innestate le varietà autoctone, che siano maggiormente resistenti alla siccità. “Bisogna attrezzarsi” è il mantra dell’impresa che già da 13 anni è autosufficiente dal punto di vista energetico grazie a un impianto fotovoltaico e che ha escluso la plastica dalla sua produzione. “Quasi il 40 per cento della produzione totale fatta da cento soci conferitori di Cori è biologica. E’ difficile riconvertire tutti perché alcuni sono anziani ma la compagine sociale più giovane crede nel biologico e il futuro noi lo individuiamo in quella direzione” ricorda Milita. L’impresa ha da tempo puntato sulla diversificazione, non solo delle strategie per stare sul mercato con l’enoturismo ma anche di prodotto. “Abbiamo anche olio prodotto dalla varietà itrana, una delle migliori in Italia. Se vogliamo dare futuro al nostro territorio, dobbiamo diversificare e pensare moderno” spiega il presidente. Non solo. Perché il territorio si trasformi in brand e perché possa essere più rappresentato a livello nazionale e mondiale la cooperativa ha bisogno che attorno nascano altre imprese, che ci sia un ecosistema imprenditoriale vario e che nascano altre e nuove cantine, racconta Milita, che non è invece preoccupato dal problema intergenerazionale. “I giovani in Cincinnato non sono tanti ma sono quelli che hanno più terre, che sono specializzati e che investono di più” conclude.