Crisi climatica, siccità e parassitosi, abbandono delle terre pubbliche e scarsità di manodopera: l’agricoltura nel Comune di Roma vive un’emergenza che necessita un nuovo patto di sussidiarietà tra pubblico e privato. Urgente procedere a una mappatura sistematica e condivisa dei problemi che faccia emergere tutti i rischi, al fine di individuare politiche e strumenti per fronteggiare la situazione.
E’ una task force che riunisca Regione Lazio, ARSIAL, Comune, Istituzioni, Università e scuole agrarie, enti e ordini professionali e di formazione nonché tutte le organizzazioni di rappresentanza e sindacali, quella che ha chiesto Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio, durante la “Seconda Conferenza Cittadina sull’Agricoltura” organizzata dall’Assessore Sabrina Alfonsi, a distanza di 40 anni da quella tenuta nel 1978 dal sindaco Giulio Carlo Argan.
Ora, si autoimpone il tema dell’agricoltura dopo un periodo di sostanziale indifferenza che solo la tempesta perfetta scatenata dall’avvento della pandemia, dal conflitto russo-ucraino e dalla conseguente inflazione, ha saputo riportare all’attenzione dell’Italia e del più grande Comune agricolo d’Europa.
L’aumento dei costi di gestione e il caro energia hanno reso evidente per le imprese che è urgente procedere a una riorganizzazione dei processi aziendali.
“Per questo occorre incentivare la nascita e il consolidamento di forme di aggregazione tra le imprese (cooperative, consorzi e reti di impresa) per dare risposta ai problemi, come quello relativo ai rapporti con il sistema distributivo e la Ristorazione” ha continuato Iengo, soffermandosi poi sui temi della scarsità di manodopera e delle terre pubbliche abbandonate.
“E’ importante che Roma Capitale regolarizzi subito la sua posizione con la Regione e proceda alla costituzione di una società di scopo che veda la presenza di privati nel capitale e alla adozione del criterio della manifestazione di interesse, incentivando così logiche di filiera tra imprenditori potenzialmente interessati” ha chiarito in merito, tratteggiando poi il profilo di un’agricoltura di comunità cui le cooperative di comunità e le comunità energetiche potrebbero dare impulso per “presidiare, salvare e rilanciare territori che si stanno spopolando”.
Senza dimenticare che se negli ultimi anni politica, economia e geopolitica hanno dato il loro colpo di coda all’agricoltura, è la crisi climatica ad aver fatto sfiorare il disastro: “a causa della siccità le imprese agricole hanno perso sei miliardi di euro- ha spiegato il presidente di Legacoop-. Nel Lazio la situazione è molto seria e riguarda tutti i corsi d’acqua e i principali laghi. Occorre fare presto, ammodernare gli invasi esistenti e realizzare nuove opere; rinnovare e rendere efficiente la rete idrica, promuovere un uso razionale dell’acqua nel settore agricolo e industriale ma anche sensibilizzare i cittadini a un uso responsabile di questa risorsa”. Con il PNRR, nel 2021, sono stati stanziati 4,3 miliardi per impianti di trattamento per il recupero dell’acqua, depurazione acque reflue, manutenzione idrica, costruzione di piccoli invasi, pulizia di quelli esistenti, opere di contrasto al dissesto idrogeologico. Tuttavia “occorre anche un radicale cambiamento della gestione dell’acqua a livello regionale, con una governance diversa” ha concluso Iengo.
Per poi ribadire: “Occorre un nuovo patto tra tutti i soggetti potenzialmente coinvolti (la Regione e l’ARSIAL, il Comune, le Istituzioni competenti, le Università, le scuole agrarie, le Istituzioni professionali, gli enti di formazione e gli ITS; gli Ordini professionali, tutte le Organizzazioni di rappresentanza più rappresentative delle imprese agricole, le OO.SS.) per una emersione ordinata delle problematiche accennate e individuare gli strumenti e le politiche per superarle, in una logica di rapporto stretto tra pubblico-privato, ben consapevoli che alcune di esse non possono che avere soluzione con provvedimenti di carattere nazionale”.