di Sandro Carli
ROMA – Proprio sul finale di Legislatura, il Comune di Roma ha varato una riforma della Assistenza domiciliare. Su questo provvedimento ci sono state interpretazioni che hanno dato adito a giudizi diversi.
Con Pino Bongiorno, presidente di Legacoopsociali, facciamo il punto della situazione alla luce sia del testo del provvedimento che i problemi che riguardano il mondo della cooperazione sociale…
Beh, partiamo col dire che non si può parlare di Riforma. E’ una delibera che riorganizza i servizi. Siamo partiti qualche anno fa a ragionare insieme all’amministrazione comunale attorno a una idea di riforma. Abbiamo messo in campo tante energie, sono circolate molte idee buone, le nostre cooperative hanno portato contributi di grande livello, ma poi le dinamiche politiche a cominciare dall’incertezza del bilancio approvato solo a novembre per arrivare alle resistenze politiche che si sono incontrate e alle scadenze elettorali che hanno imposto tempi e logiche diverse, hanno impedito di concludere il buon lavoro messo in campo. Si è giunti così alla delibera 355/2012 che, come tutti i provvedimenti di fine legislatura risente più della fretta che della esigenza di sintesi.
D – Le centrali cooperative però hanno espresso un giudizio positivo con un comunicato
Noi siamo organizzazioni di rappresentanza delle cooperative sociali e dobbiamo tenere agli interessi delle nostre imprese.
Noi siamo sicuramente sensibili a che il modello di welfare che si mette in campo soddisfi tutto le esigenze, di chi ci lavora e di chi usufruisce dei servizi. Abbiamo però evidenziato con forza un diritto che spesso viene sottaciuto dai più: quello del lavoro sociale delle nostre cooperative che da anni gestiscono i servizi del Comune di Roma a tariffe al di sotto dei livelli contrattuali.
Un welfare serio, di una società civile lo si costruisce non con il solo volontariato o con il lavoro sottopagato, ma con un modello che si fonda sulla occupazione stabile e qualificata dei suoi operatori. Le cooperative per anni hanno mantenuto i servizi aggiungendo risorse proprie per garantire la qualità e l’efficienza. La delibera 355 lega le tariffe dei servizi alle dinamiche contrattuali e determina un loro sensibile aumento.
Per questo motivo nel comunicato abbiamo espresso, non un giudizio positivo come lei dice, ma una giusta e legittima soddisfazione per aver iniziato un percorso di riconoscimento
D – Sì però l’adeguamento delle tariffe non arriva alla copertura totale degli ultimi aumenti contrattuali
E’ vero. Usa un meccanismo per il quale si riconosce tutto l’aumento del contratto 2009 e solo una parte di quello 2012.
Per questo nel nostro comunicato, subito dopo la soddisfazione, esprimiamo l’auspicio di un adeguamento totale delle tariffe. Anzi voglio cogliere qui l’occasione per dire che questo sarà un impegno costante della nostra organizzazione. Bisogna che l’amministrazione, sia centrale che municipale, trovi i fondi necessari per completare l’opera di adeguamento contrattuale.
E’ sinceramente mi sembra di poter dire che risorse se ne sarebbero potute trovare. E’ una questione di volontà politica.
D – Lei pone questa questione delle tariffe con molta enfasi, quasi fosse un assillo
E’ un assillo. Le nostre cooperative stanno chiudendo i bilanci con delle perdite che sono figlie di due genitori: l’inadeguatezza delle tariffe e i ritardi di pagamento. Se non si va rapidamente a risolvere questi problemi, a Roma si potrebbe aprire una crisi di un intero settore dai risvolti drammatici. Stiamo parlando di migliaia di posti di lavoro che verrebbero persi e che trascinerebbero in questa perdita anche la qualità e dei servizi e la possibilità per gli utenti di accedervi. Un dramma sociale che avrebbe effetti doppi rispetto ad altre crisi occupazionali di altri settori produttivi.
E’ un tema che riguarda tutta la città, ma che sembra abbia nelle Centrali Cooperative gli unici e solitari attori di una denuncia allarmata.
Il lavoro sociale non è solo quello che garantisce servizi, ma anche quello che da da vivere ai nostri soci e alle loro famiglie. Non è meno importante dell’Alitalia o dei tanti distretti produttivi che sono in crisi e a cui vanno le giuste attenzioni dei nostri amministratori.
D – Sembra quasi un grido d’allarme
E’ il grido di allarme di chi avverte che c’è una sostanziale sottovalutazione del problema.
La nostra è una lotta contro il tempo. Se entro breve non entreranno in vigore le nuove tariffe le nostre cooperative non reggeranno più.
Le nostre cooperative hanno attivato tutti gli strumenti possibili: dalla cassa integrazione alle anticipazioni bancarie. Ora però hanno raggiunto il massimo della insostenibilità. C’è bisogno che il lavoro di cura che svolgono e con il quale consentono al Comune di Roma di offrire servizi ai loro cittadini più bisognosi venga retribuito adeguatamente.
Per questo chiediamo ai Municipi di procedere con rapidità nelle ricognizioni e far partire al più presto servizi e nuove tariffe.
D – Questo appello sembra quasi voler sottintendere che ci sono dei pericoli, delle insidie
In effetti tutto il percorso è pieno di insidie rispetto alle quali vigileremo. Non ci piacciono alcune letture della delibera che stanno circolando. Non ci fanno star tranquilli movimenti interni agli uffici, circolari che vengono smentite. Sembra addirittura che in queste ore una nuova indicazione abbia fatto sparire dai criteri di valutazione delle ricognizioni, l’esperienza degli enti.
Insomma ci sembra che ci siano delle forze che si muovono nell’ombra per far passare un’idea sbagliata dei servizi sociali.
La ratio vera che deve stare alla base dell’assistenza domiciliare non può essere che quella della sussidiarietà. Per questo riteniamo che si debba dare un ruolo importante alle cooperative che in questi anni hanno gestito i servizi, hanno maturato esperienze in quei territori, hanno costruito reti. Sono loro che possono garantire una riorganizzazione efficiente della domiciliare.
Se non si dà forza e ruolo a queste realtà si rischia di far ricadere i servizi in una logica assistenzialista.
D – C’è un’ultima cosa che vuole dire?
Sì credo che sia necessario completare l’opera iniziata. Le Centrali Cooperative hanno dato un segnale di disponibilità riconoscendo che si è fatto un passo avanti. Ora, come dicevo, si tratta di completare il lavoro. Intanto dando obiettivi certi al pieno riconoscimento del CCNL delle cooperative sociali e poi arrivando a una vera e propria riforma che si fondi sulla presa in carico dell’utente e sul ruolo di cogestione e coprogettazione della cooperazione sociale.