CoopCulture ha presentato il 19 luglio, in occasione dell’Assemblea dei Soci, il Report di Sostenibilità 2020-2021, che fornisce dati sui servizi e le attività per i beni culturali con contenuto di innovazione a favore di nuovi modelli di sviluppo sostenibile.
Impegnata nella rendicontazione sistematica della propria attività fin dal 2014, ben prima che fosse stabilito un framework internazionale di reporting per il settore culturale, CoopCulture ha compiuto un ulteriore passo avanti verso la condivisione dei processi e dei progetti, adottando il nuovo framework UNESCO Culture|2030 Indicators.
Grazie a questo sistema di rendicontazione, lanciato alla fine del 2019 in sede ONU da 120 Ministri della Cultura, CoopCulture evidenzia – a beneficio di tutta la comunità e dei referenti istituzionali – il proprio impatto nelle direzioni di Ambiente e Resilienza, Prosperità e Qualità della Vita, Conoscenze e Capacità, Inclusione e Partecipazione.
Nel biennio della crisi pandemica il settore culturale ha subito un trauma: nel 2020 si è registrato un crollo dei visitatori del 76% in relazione ai soli musei statali (per i quali sono disponibili i dati SISTAN) che ha prodotto un calo degli introiti del 78%. CoopCulture ha subito di conseguenza una riduzione del fatturato nel 2020 e nel 2021 (rispettivamente del 55% e del 40% in meno rispetto al 2019), che ha implicato una perdita di fatturato nel biennio superiore ai 70 milioni di euro. Ciò nonostante, l’impresa è riuscita a ripianare le perdite del Bilancio 2020 e chiudere il Bilancio 2021 in positivo con un valore economico complessivo pari a circa 52 milioni di euro.
Questo risultato è stato assicurato dalla capacità di reazione della Cooperativa, che da un lato si è impegnata nell’ottenimento di diversi sostegni finanziari ed economici messi in campo dal Governo, dall’altro ha potuto contare sulla propria solidità e capacità di dare continuità alle azioni di sviluppo attraverso le leve sulle quali investe da tempo: sostenibilità, innovazione e approccio cooperativo, che hanno realizzato condizioni per la resilienza e la ripartenza.
A fungere da acceleratore di sostenibilità negli ultimi anni è stata l’infrastruttura digitale che non solo mette a sistema diverse innovazioni tecnologiche, ma impatta trasversalmente rispetto ai pilastri del framework UNESCO. Grazie alla leva del digitale, CoopCulture ha potuto attivare forme innovative di relazione con tutti gli attori della filiera culturale – visitatori, tour operator, scuole – e continuare nella sua missione di valorizzazione del capitale culturale, naturale e umano.
Attraverso i sistemi digitali, l’impresa ha tutelato la redditività della gestione e la manutenzione dei siti, coinvolgendo pubblici e comunità anche da remoto. Con AppCulture, ad esempio, è stata garantita la piena fruizione in sicurezza dei poli culturali gestiti da CoopCulture grazie a sistemi evoluti di accessibilità, vendita on line e fruizione consapevole nel rispetto dei contingentamenti e della cura dei luoghi. Attraverso la piattaforma Live Culture dedicata alle visite a distanza, invece, sono state realizzate attività educative digitali e immersive, rivolte a numerose scuole e studenti, e ai fruitori esteri impossibilitati a viaggiare.
La transizione digitale è la dimensione che ha inoltre consentito a CoopCulture di investire sulle conoscenze e creare nuove opportunità di professionalità, attivando importanti network con Università, Centri di Ricerca, startup creative. In questi due anni, CoopCulture ha formato molti dei propri dipendenti (oltre 1.850 in totale) con l’obiettivo di sviluppare nuove performance di accoglienza, anche digitali, utili a garantire la resilienza del settore.
L’impresa ha mantenuto i posti di lavoro, anche grazie all’accesso dei propri dipendenti (83% con contratto a tempo indeterminato) agli ammortizzatori sociali durante le chiusure. Un risultato in controtendenza con lo scenario italiano e internazionale del settore culturale, che ha visto la perdita di 55mila posti di lavoro nei due anni di pandemia (fonte: 18° Rapporto Annuale Federculture).
I settori del turismo e della cultura sono poi tra quelli che registrano una maggiore incidenza del lavoro giovanile, femminile e con un alto livello di istruzione e dunque risultano estremamente importanti per il raggiungimento degli obiettivi di inclusione, previsti anche dal PNRR. L’occupazione generata direttamente da CoopCulture è composta prevalentemente da donne e giovani. Tutta al femminile anche la governance che ha affrontato la crisi.
In occasione dell’Assemblea, la Presidente Giovanna Barni, che ha guidato nel 2010 la fusione delle due Cooperative originarie in CoopCulture e presieduto l’impresa per 3 mandati consecutivi negli ultimi 9 anni, garantendone crescita dimensionale e conquista di una leadership per la direzione sostenibile del mondo dell’innovazione culturale, sottopone alla votazione dell’Assemblea i nuovi membri del Consiglio di Amministrazione per il prossimo triennio.
Giovanna Barni lascia la presidenza di CoopCulture al Direttore Centro Nord Adriano Rizzi, presentando la propria volontà di impegno, nel nuovo ruolo di Consigliere Delegato a Innovazione, Ricerca e Knowledge Management, a favore della continua innovazione e sviluppo dell’impresa cooperativa. In tale ruolo Giovanna Barni garantirà una comune visione strategica con l’impegno in ambito Legacoop, nel ruolo di Presidente del settore Turismo, Cultura, Media e Creatività dell’Associazione (Culturmedia Legacoop).
“La costante ricerca di innovazione e l’investimento sulle competenze rappresentano per noi una politica strutturale di sviluppo che ci ha consentito non solo di salvaguardare la nostra attività durante la crisi Covid, ma anche di guardare al futuro – ha affermato Giovanna Barni – Dignità del lavoro e nuove competenze basate su digitale e cultura partecipata sono le chiavi che abilitano la resilienza dei territori, ci consentono di tutelare i nostri soci, favoriscono l’inclusione di donne e giovani. Lascio la presidenza in ottime mani per dedicarmi in queste direzioni e creare nuove opportunità di sviluppo non solo per CoopCulture ma per tutto il mondo della Cooperazione culturale.“