COOPERARE PER ABITARE, ATTRAVERSANDO I TERRITORI – LAZIO

“La cooperazione di abitanti si candida come risposta alle esigenze emergenti in una città in cui oltre il 71% delle persone non può far fronte ai prezzi esistenti e il 29% ha difficoltà di accesso ad un mutuo bancario; tra l’altro a Roma, città in cui il 60% delle strutture presenta una qualità abitativa molto bassa, come ha dichiarato l’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale. Non è necessario solo un piano di edilizia residenziale pubblica ma anche sociale: in questo quadro si colloca la proposta di Legacoop che si richiama al metodo del partenariato pubblico-privato”.

Così Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio, ha aperto il convegno “Cooperare per abitare, attraversando i territori” nella sua seconda tappa a Roma, organizzata da Legacoop Abitanti insieme a Legacoop Lazio.

“Il costo dell’affitto nell’Unione europea è aumentato del 22% e il 10% della popolazione ha difficoltà di accesso alla casa. La crisi abitativa sta mettendo in crisi lo stesso modello di coesione sociale dell’Ue-  ha aggiunto Rossana Zaccaria, presidente Legacoop Abitanti, dopo l’esposizione di Valentina Canale, Direttore generale di Tecnoborsa-. Per affrontare l’emergenza abitativa, Legacoop Abitanti ha elaborato una proposta di piano casa, presentato a novembre a Roma, e ha messo a fuoco il contributo che la cooperazione di abitanti può dare, svolgendo un ruolo nell’attuazione dei piani per l’abitare, oltreché di corpo intermedio, di raccordo nella definizione di nuove politiche abitative tra il livello delle città, quello nazionale ed europeo- ha detto-. Sulla Capitale si aprono così possibilità di trasformazioni urbane importanti indirizzate all’allargamento dell’offerta abitativa sociale a cui dedicare attenzione”.
“Roma Capitale ha stanziato 220 milioni per l’acquisto di nuove case popolari, a fronte di un governo che ha presentato un piano casa con 110 milioni per il 2027. Questo è fortemente indicativo di quanto questa emergenza venga sottovalutata” ha dichiarato Fabrizio Scorzoni, responsabile di Legacoop Abitanti Lazio.
“Qualunque politica si immagini di attuare a Roma, senza un dialogo reale con il governo e la regione sulle prospettive di questo settore rischia di essere destinata al fallimento- ha esordito Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative di Roma Capitale-. Abbiamo bisogno di tre ingredienti fondamentali: soldi, programmazione dei nostri interventi nel tempo secondo obiettivi specifici, capacità di ragionamento trasversale. Senza dimenticare mai che il mercato della compravendita è diminuito, mentre gli affitti sono esplosi. Un quarto della popolazione è in difficoltà ed è sottoposto a pressione crescente”.
“La causa delle nuove forme di disagio abitativo è da individuare principalmente nel graduale ampliamento della cosiddetta fascia grigia, cioè di quella parte di popolazione con un reddito medio basso, non sufficiente a entrare o a rimanere nel libero mercato ma superiore ai requisiti per accedere all’edilizia residenziale pubblica- ha sottolineato Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica di Roma Capitale-. In un rapporto che il nostro Dipartimento ha commissionato al CRESME, si stima che la domanda abitativa al 2032 sarà caratterizzata da un fabbisogno quantitativo teorico di 35.920 alloggi; teorico perché si tratta di flussi di famiglie e non di flussi di abitazioni- ha chiarito-. Il nostro obiettivo, per rispondere a questo fabbisogno, è quello di coniugare l’interesse pubblico, ossia mettere a disposizione uno stock di abitazioni a prezzo calmierato sensibilmente al di sotto del mercato, con una corretta appetibilità per gli investimenti privati, garantita da condizioni favorevoli dal punto di vista economico-finanziario e urbanistico, accompagnate da un quadro di regole certo”.  “Bisogna lavorare anche sulla prevenzione: a Roma ci sono troppe persone senza fissa dimora e si registra un forte aumento di donne e di giovani che finiscono in strada. Tutto questo ci deve preoccupare fortemente” ha chiarito Francesca Danese, portavoce Forum Terzo Settore Lazio.
“Tutti denunciano che da trent’anni vi è stata totale assenza di politiche abitative, ma in realtà le scelte sono state fatte a vari livelli. Il settore privato è regolato dalle normative sulle locazioni – ha concluso Emiliano Guarnieri, segretario SUNIA Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari Lazio- Fino al 1992 era in vigore l’equo canone, con il controllo pubblico sulla locazione privata. Dal 1992 al 1998, con i cosiddetti “patti in deroga”, si iniziava a derogare dal controllo pubblico. Dal 1998, il pubblico esce da qualsiasi ambito di controllo delle locazioni. Contemporaneamente, negli anni ’90, si chiudono definitivamente tutti i rubinetti della Gescal, viene definanziata e non si costruiscono più nuove abitazioni per mancanza di fondi. In quegli anni iniziano i processi di dismissione del patrimonio pubblico di edilizia residenziale, culminando con la legge 560/92 e il decreto 104/96, che hanno portato alla vendita di oltre centomila alloggi di proprietà di enti previdenziali pubblici e assicurativi. Si sono fatte dunque le norme sulle politiche dell’abitare, ma spesso in direzione opposta a quanto necessario. Non si possono lasciare le città da sole, prive delle risorse necessarie per affrontare queste emergenze. Se il tema non viene riportato su tutti i tavoli istituzionali, sarà difficile risolverlo in modo strutturale e definitivo”.