Occupazione, nelle cooperative cresce quattro volte più che nelle Spa. Lo racconta l’indagine realizzata dell’Areastudi Legacoop confrontando le performances di una platea significativa di imprese di capitali e di imprese cooperative italiane nel periodo 2014-2016, proprio per comprendere le caratteristiche del sistema cooperativo nella “nuova” fase dell’economia all’uscita dalla crisi.
“Per quanto i dati emersi siano da considerare con la dovuta cautela – spiega il responsabile Mattia Granata – per le rilevanti differenze relative ad attività svolte e dimensioni, questi, fondati sul confronto tra bilanci in serie omogenea e valore della produzione inferiore a 5 miliardi di euro, mostrano tratti di un certo interesse”.
Gli studi condotti nella fase acuta della crisi avevano spiegato come la cooperazione, pur sottoposta a profonde ristrutturazioni e crisi settoriali, avesse confermato le sue fisiologiche prerogative anticicliche. L’analisi sul triennio successivo, d’altra parte, evidenzia come la cooperazione italiana nel suo complesso sia stata più rapida e reattiva nel riattivarsi.
Se le variazioni percentuali relative alle dimensioni del valore della produzione nel triennio indicano un aumento del 3,2% per le società di capitali e del 4,2% per le cooperative, è però sulla struttura del lavoro che queste ultime denotano la propria vitalità. La crescita degli addetti nel triennio per le spa, infatti, ammonta al 2,6%, a fronte di oltre il 10% per le cooperative; e il costo del lavoro, al +6,4% nelle spa, segna un aumento del 12,8% nella imprese cooperative italiane.
Le analisi dell’Areastudi Legacoop effettuate sul triennio 2014-2016, in sintesi, mostrano come oltre alle riconosciute doti di “resistenza” nelle fasi sofferenti dell’economia, la forma cooperativa denoti una capacità di “resilienza” tesa ad ammortizzare l’impatto della crisi e a rilanciare lavoro e attività economica.