DISAGIO PSICHICO IN COOPERATIVA: LA STORIA DE IL TRATTORE

Tra le ventidue cooperative che hanno ripulito gratuitamente l’Isola Tiberina nelle giornate tra il 7 e il 9 aprile, c’è anche “Il Trattore” che accoglie al suo interno il 45% di soggetti con disagio – molti dei quali con problemi psichiatrici. Molti rinunciano alla pensione di invalidità. Alle volte, hanno delle ricadute. Ma la cooperazione sociale di tipo B sa stare sul mercato e continua a valorizzare le loro competenze e a garantire loro un reddito.

 

 

 

Tra il Gianicolo e Villa Pamphili, nella Valle dei Casali, in una riserva naturale che arriva fino al fiume Tevere, donne e uomini aventi gravi problemi psichici o disabilità hanno l’opportunità di avere un proprio reddito grazie allo svolgimento di attività agricole e di manutenzione del verde. La cooperativa sociale di tipo B “Il Trattore” è nata a Roma nel 1980 da un’idea di un gruppo di obiettori di coscienza e da alcuni genitori di giovani portatori di handicap.
Oggi, è costituita da una percentuale superiore al 45% di soggetti svantaggiati. “Dal punto di vista organizzativo e produttivo è ovvio che comporti difficoltà che in altre aziende non ci sono Le persone con disagio psichico non possono garantire sempre continuità e presenza- racconta Massimo Martorana, presidente della cooperativa-. Molti di loro, visto che hanno psicosi o schizofrenie croniche e ricadute cicliche, alternano spesso periodi di tranquillità a periodi di crisi. Alle volte, le crisi raggiungono il culmine e i sanitari ritengono che debbano essere ricoverati”.
Quello della ri-ospedalizzazione   è un momento traumatico che però la comunità cooperativa vive con grande umanità e solidarietà.

“Da non molto, un nostro socio ha avuto una ricaduta. Gli altri cooperatori hanno cercato di mantenere continuamente i contatti con lui- spiega Martorana-. Gli hanno fatto sentire la loro presenza costante e quotidiana e questo ha contribuito a far sì che quando ha riacquisito coscienza, la prima cosa che ha chiesto è stata tornare a lavoro. Accade per molti di loro. Spesso non è possibile nell’immediato ma loro vedono l’assenza dal lavoro come una privazione non solo di reddito ma anche e soprattutto del rapporto con gli altri cooperatori”. 

In un momento in cui in Italia si licenzia, la cooperativa “Il Trattore” – così come molte altre cooperative sociali di tipo B- continua a garantire occupazione stabile a  persone con disagi gravi. La concorrenza, la riduzione di capacità produttiva, la possibilità di assumere personale normodotato entro certi limiti, è sicuramente penalizzante. Il solo sostegno viene da una legge che prevede la defiscalizzazione degli oneri contributi. “In passato, nel Lazio, c’era una Legge regionale, la 987, che prevedeva borse lavoro per l’assunzione di soggetti disabili che però ora non mi risulta più essere stata finanziata”- spiega il presidente.
Nonostante ciò, Il trattore continua a stare sul mercato.

“Lo scopo della cooperativa è l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Vogliamo dare loro occupazione stabile e reddito. Spesso, i disagi che si vivono sono legati all’ambiente familiare e la possibilità di riscattarsi da questo legame consente progressi notevoli” racconta il presidente. La cooperativa agisce anche insieme ai Dipartimenti di Salute mentale e avvia tirocini con scopi terapeutici che aiutano a fare progressi nella patologia.

“La maggior parte di loro riesce a raggiungere un livello di qualificazione che consente loro di tagliare l’erba, di fare lavori di pulizia e potatura- anche se mai di alto fusto.  Però noi abbiamo da sempre una regola: non esistono attività o mansioni riservate ai soggetti svantaggiati ma anche quando facciamo potature di alto fusto la squadra è integrata e ognuno svolge le mansioni che può garantire”.

E’ così che Il Trattore riesce a realizzare una integrazione profonda e completa. La condivisione di un obiettivo favorisce un buon rapporto e una buona collaborazione tra i soggetti svantaggiati e i cosiddetti normodotati. “C’è un buon rapporto tra le persone che hanno un disagio e coloro che non lo hanno. Non sono un peso ma partecipano attivamente al lavoro e allo scopo comune della cooperativa” ha detto Martorana. “L’esperienza in cooperativa permea tutti, anche coloro che inizialmente non possedevano una sensibilità adeguata nei confronti del problema”.

La cooperativa Il Trattore è tra le ventidue che hanno avviato i lavori gratuiti sull’Isola Tiberina per dire alla città che Roma può essere la Capitale sociale d’Italia. “La cooperazione sociale può dare un contributo ai servizi della città e lo ha dimostrato spesso. Una parte dei servizi del verde vengono gestiti dalle cooperative sociali di tipo B. Noi offriamo un valore aggiunto rispetto ad una azienda che sociale non è: perché oltre a fornire servizi di qualità, facciamo tornare persone che normalmente sono escluse dalla società alla partecipazione attiva e alla crescita della città”. Molti tra coloro che dovevano essere assunti in cooperativa hanno rinunciato alla pensione di invalidità: è così che queste persone riescono a dare un contributo anche alla fiscalità generale. “Le cooperative sociali non devono essere assistite. Giornate come quella della pulizia dell’Isola tiberina – organizzate dall’Alleanza delle cooperative italiane- servono a sottolineare che le cooperative sociali sono imprese che stanno sul mercato e oltre a fornire servizi di qualità, garantiscono anche l’integrazione di una parte dei cittadini che altrimenti sarebbero esclusi” ha detto il presidente.

 

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE LEGACOOP SOCIALI LAZIO, PINO BONGIORNO

“L’inserimento lavorativo di persone con svantaggio psichico è tra i più complessi. Perché la cooperativa è pur sempre un’impresa e deve stare alle regole del mercato che non sempre ha i tempi necessari a rispettare tutti quei problemi che il presidente della cooperativa Il Trattore, Massimo Martorana ha ben descritto. Io credo che in questo racconto sia descritta tutta la bellezza e tutta la difficoltà di essere cooperatori sociali.

Bisogna avere la sensibilità e la professionalità per accogliere, includere, rispettare i tempi e le sensibilità di chi ha uno svantaggio, ma nello stesso tempo bisogna avere la capacità imprenditoriale di non rimanere indietro, di partecipare alle gare, di acquisire lavori per la cooperativa, di rispettare i tempi di consegna. Spesso le cooperative vengono lasciate sole in questo compito che invece dovrebbe essere uno dei primi interessi pubblici di una società civile.

Le iniziative che stiamo attuando come Alleanza delle Cooperative sono volte anche a far comprendere questo. Che la cooperazione ha uno svantaggio sul mercato per cui c’è bisogno di applicare una legislazione che esiste volta a recuperare questo svantaggio. Che c’è bisogno di un pensiero che abbia la forza di affermare che la concorrenza non può essere l’unico regolatore del mercato e che, oltre e prima di questa, ci sono una serie di valori quali: la libertà, l’uguaglianza, la dignità personale, il diritto alla cura e all’educazione, il lavoro, la sicurezza, la solidarietà, il rispetto dell’ambiente in cui viviamo. Noi pensiamo che si possa fare”