Il nuovo CCNL delle Cooperative sociali, rinnovato nel 2019, prevede un incremento medio del 6% del costo del lavoro, che non può essere imputato come onere economico alle sole imprese ma di cui devono farsi carico anche le Pubbliche Amministrazioni appaltatrici.
A confermarlo è stato recentemente lo stesso Consiglio Regionale del Lazio che ha approvato, nella seduta del 13 gennaio 2021, un OdG sull’adeguamento delle tariffe dei lavoratori delle Cooperative sociali nei piani di zona.
A precedere questa presa di posizione della Regione Lazio anche alcune deliberazioni della Giunta e l’approvazione di un Nomenclatore strutture, servizi e interventi sociali, nato con lo scopo di contare su “un univoco riferimento, una base per un linguaggio comune, una piattaforma uniforme”.
Eppure, nonostante l’ormai evidente ed impellente necessità di adeguare tariffe ferme ormai da anni, alcune Pubbliche Amministrazioni continuano ad ignorare le richieste di incontro avanzate dai Rappresentanti territoriali e settoriali di Legacoop Lazio.
Dopo l’adeguamento delle tariffe nel Distretto socio-sanitario VT5, con capofila il Comune di Nepi, nel viterbese resta ancora da sciogliere il nodo del Distretto VT1, con capofila il Comune di Montefiascone.
A fronte di un costo del lavoro per un OSS che ormai si aggira sui 18,00€/ora per singolo operatore, il Comune di Montefiascone continua ad applicare costi orari anche di 13,50€/ora per i servizi di Assistenza domiciliare ad anziani e disabili. A farne le spese sono ovviamente le Cooperative sociali che, nel rispetto del CCNL siglato, si trovano costrette a far fronte direttamente ai maggiori oneri non riconosciuti.
Gli appelli ad avviare con urgenza un tavolo di confronto sono caduti nel vuoto anche durante questo periodo di pandemia, che ha visto affiancarsi ai già importanti rincari contrattuali anche i maggiori oneri sostenuti dalle Cooperative sociali per l’adeguamento dei sistemi di sicurezza e protezione individuale degli operatori.
Un atteggiamento inaccettabile che, sul lungo termine, rischia di avvantaggiare quelle imprese che ricorrono a “contratti pirata”, recuperano i maggiori oneri rivalendosi sugli stessi lavoratori o offrono servizi inadeguati agli utenti fragili.