DUMPING SOCIALE: SOS PMI DAL PARLAMENTO EUROPEO

L’Unione europea dovrebbe aumentare le tariffe dei dazi anti-dumping contro le importazioni oggetto di dumping o sovvenzioni da parte di Paesi terzi e attivarsi maggiormente per aiutare le piccole imprese a usufruire delle misure comunitarie contro tali importazioni.
A dichiararlo è stata una relazione firmata da Christofer Fjellner approvata al Parlamento europeo con 535 voti a favore, 85 contrari e 24 astensioni.  I deputati hanno chiesto tariffe più severe contro il dumping sociale e ambientale e contro quello provocato da sussidi all’esportazione di paesi terzi.
Ad avere la peggio sono le PMI che non possono sostenere i costi per l’avvio di inchieste antidumping e antisovvenzioni e che sono svantaggiate nell’accesso agli strumenti di difesa commerciale dell’Ue.
I deputati hanno suggerito la creazione di un servizio di assistenza per le PMI, per aiutarle a presentare reclami e fornire una guida nei processi investigativi. Il servizio di assistenza potrebbe anche aiutare i settori d’attività costituiti in gran parte da PMI a raccogliere gli elementi iniziali di prova necessari per lancio di un’inchiesta antidumping. Per i settori costituiti in prevalenza da piccole e medie imprese, inoltre, dovrebbe essere possibile imporre dazi più elevati sulle importazioni di beni soggetti a dumping o a sovvenzioni.

I deputati non hanno sottoscritto la proposta in base alla quale gli importatori comunitari e gli esportatori di paesi terzi debbano ricevere un preavviso di due settimane prima dell’imposizione da parte dell’UE di dazi provvisori antidumping. La Commissione aveva proposto questo preavviso per assicurare che le importazioni già spedite non fossero colpite, ma i deputati hanno ritenuto che ciò avrebbe potuto incoraggiare lo stoccaggio di merci soggette al dumping e politicizzare le relazioni commerciali.

I deputati chiedono all’UE di imporre dazi più severi sulle merci importate soggette al dumping o a sovvenzioni qualora il paese terzo esportatore “disponga di un livello insufficiente di norme sociali e ambientali”, giudicato sulla base delle convenzioni sui diritti ambientali e del lavoro. Allo stesso modo, l’UE dovrebbe imporre dazi più moderati (applicando la “regola del dazio inferiore”) quando le importazioni soggette a sovvenzioni provengono da un paese meno sviluppato, che intenda perseguire i suoi “legittimi obiettivi di sviluppo”.

L’attuale legge di difesa commerciale dell’Unione europea risale al 1995. Da allora, le relazioni commerciali dell’UE con i paesi terzi si sono modificate in modo sostanziale e la catena è diventata maggiormente globalizzata. La proposta di revisione mira a rendere il diritto di difesa commerciale dell’UE più efficacie, adeguandolo alle sfide odierne commerciali e aumentandone anche la trasparenza e la prevedibilità. La maggior parte dei casi di dazi antidumping e antisovvenzioni avviate dall’UE sono rivolti contro la Cina.