Compagnia Stabile Assai della Casa Reclusione Rebibbia ne “L’ultima canzone”

Dal 3 al 6 maggio la Compagnia Stabile Assai della Casa Reclusione Rebibbia metterà in scena al teatro Golden di Roma lo spettacolo “L’ultima canzone” che costituirà l’opera centrale della stagione 2012.
Scritto da Antonio Turco e Sandra Vitolo, da una idea di regia di Daniela Marazita con il coordinamento artistico di Patrizia Spagnoli e la consulenza di Eugenio Marinelli, lo spettacolo è dedicato ad una figura mitica del tango argentino: Osvaldo Pugliese.

Compositore amato dal popolo, combattuto dal regime peronista che spesso ne limitava la creatività costringendolo a ripetute carcerazioni, questo musicista, maestro di Astor Piazzolla, ha incarnato l’idea di libertà creativa, tema questo centrale nelle opere della Compagnia.

“… il gruppo teatrale di Osvaldo Pugliese sta allestendo uno spettacolo, in attesa che il maestro esca dal carcere …” : questo il filo conduttore della rappresentazione.

Le dinamiche tra gli attori, gli italiani in Argentina, la storia di un anarchico, brani come “Requerdo”, “Oblivion” e “Libertango” sono gli elementi compositivi di un’opera che seppur modificando l’abituale linguaggio teatrale, teso a raccontare i drammi dell’emarginazione, si coniuga con efficacia nella tradizione letteraria della Compagnia.
Una tradizione che consente di inserire gli aspetti drammaturgici della “Stabile Assai” nella categoria del “teatro autobiografico” e della “testimonianza civile.

La figura di Osvaldo Pugliese è quella di uno dei più importanti innovatori della storia del tango.
Musicista molto popolare in Argentina subì alcune carcerazioni determinate dal regime peronista anche per i temi estremamente rivoluzionari che proponeva con la sua musica.
Il maestro Pugliese, figlio di immigrati italiani, indossava spesso un pigiama sotto il suo abito di scena, pronto a recarsi nelle carceri di Buenos Aires dove veniva accolto, comunque, con rispetto.
“Il pigiama” metaforicamente costituisce il secondo abito dei detenuti, troppo spesso richiamati dalle “sirene carcerarie”
Lo spettacolo si propone come un omaggio a questo personaggio e alla dimensione profondamente innovativa della “cultura tanghera”
I temi dell’immigrazione, il ruolo della donna nella milonga, la storia di Severino Di Giovanni, giovane anarchico innamorato di una ragazza di 15 anni, la interazione tra gli attori della Compagnia teatrale e musicale di Osvaldo Pugliese, le musiche di Astor Piazzolla, le immagini della “melanconica” Buenos Aires costituiscono gli elementi chiave di questa rappresentazione dedicata, come tutte le opere della compagnia al senso della libertà come bene supremo.

Autori

Antonio Turco ha contribuito alla elaborazione di molti testi della Compagnia. Educatore, proveniente dal mondo minorile, dove il teatro penitenziario è nato, si è fatto carico, fin dagli inizi degli anni ‘80, di diffondere l’idea dell’attività teatrale come strumento di riadattamento e socializzazione. Insieme a Sandra Vitolo, psicologa della Casa di reclusione Rebibbia, anche lei figura storica della Compagnia, ha ritenuto significativo proporre una riflessione sul clima degli anni ‘80. In questo spettacolo un contributo fondamentale è stato offerto dall’attore professionista Eugenio Marinelli e dai musicisti Paolo Petrilli (fisarmonica e bandoneon) e Antonello Maio (pianoforte), profondi conoscitori della cultura tanghera.

Gli attori

Questi i protagonisti: Mario Mastroddi, Francesco Tatò, Franco Mazzelli, Antonio Farinelli, Gaetano Campo, Massimiliano Anania, Marco Sterbini, Sandra Vitolo, Salvatore Buccafusca, Patrizia Spagnoli, Rossella Cuniato, Albert Scripcariu, Luigi Maria Mennini, Giuliana Bonopane, Renzo Danesi, Silvia Morganti, Antonio Costantini, Francesco Lallo. Il gruppo si è avvalso del contributo di Elisabetta Lo Giudice assistente sociale dell’UEPE di Roma. In particolare deve essere sottolineata la presenza di Padre Gaetano Greco, cappellano del carcere minorile di Casal del Marmo, fondatore della Comunità “Borgo Amigò” che si occupa del recupero di “minori difficili”. Un’ultima citazione è per l’assistente capo Rocco Duca, unico esponente della polizia penitenziaria in Italia a salire su un palco insieme ai detenuti.

I Musicisti

Lucio Turco,batteria – Roberto Turco,basso e tastiere – Willem Peci, contrabbasso – Antonello Maio, pianoforte – Paolo Petrilli, fisarmonica e bandonen, – Antonio Turco, chitarre – coordinamento artistico Eugenio Marinelli