E’ notizia di pochi giorni fa la firma del patto “FabbricaRoma” per lo sviluppo di una nuova economia reale cittadina, siglato dall’Amministrazione capitolina e dalle principali Organizzazioni Sindacali. Secondo previsioni, prenderanno parte al tavolo di confronto anche Governo, Regione e Organizzazioni Datoriali, che per ora non sono state coinvolte.
L’obiettivo è affrontare i nodi irrisolti e rilanciare l’economia cittadina in un’ottica di confronto e scambio con i principali attori economici e istituzionali della città. “FabbricaRoma” è però anche un’iniziativa volta a contrastare la perdita di posti di lavoro e di un immenso patrimonio di saperi e professionalità, come nei recenti casi di grandi aziende nazionali ed internazionali che hanno scelto di traslocare altrove le proprie storiche sedi romane.
Che la cooperazione partecipi al tavolo di confronto risulta quindi più che scontato. Le cooperative non rappresentano solo una delle forze economiche più importanti della città, sono “fabbriche” in cui si produce valore sociale e lavoro stabile, anche e soprattutto per le fasce più deboli ed emarginate della popolazione come ex detenuti, ex tossicodipendenti, disabili psichici, rifugiati politici ed immigrati.
Un valore sociale reinvestito a favore della comunità, perché le cooperative sociali non delocalizzano ma favoriscono la crescita economica e sociale del territorio in cui operano, in quanto nascono sul territorio e per il territorio.
Nell’ambito delle politiche attive del lavoro, la cooperazione sociale ha consentito il raggiungimento di risultati importantissimi, in particolar modo mediante l’occupazione dei lavoratori più deboli. Politiche attive perché al di fuori del mero assistenzialismo, che non è in grado di generare una risposta adeguata in termini di ricadute sociali.
Per rilanciare l’economia reale cittadina è pertanto prioritario individuare delle misure urgenti che, nel rispetto di regole condivise e dei criteri di massima trasparenza, riconoscano alle cooperative sociali le loro specificità e favoriscano l’applicazione delle normative previste a livello comunitario, nazionale e comunale.
La cooperazione sociale di tipo B, in special modo, non può prendere parte a gare che vedono nel massimo ribasso l’unico obiettivo perseguibile. Il reinserimento lavorativo ha dei costi che vanno tenuti in considerazione, sebbene il suo valore sociale produca delle ricadute positive anche dal punto di vista economico.
Legacoop Lazio, che accoglie con soddisfazione l’iniziativa del Comune, porterà ovviamente sul tavolo di confronto il tema della cooperazione. Tra i primi nodi da sciogliere, appunto, l’azzeramento degli affidamenti per la cooperazione sociale di tipo B.
La cooperazione “non lascia indietro nessuno”, ma c’è bisogno del supporto dell’Amministrazione capitolina affinché questo obiettivo possa essere raggiunto. Un primo segnale, che chiediamo arrivi al più presto, sarà rappresentato dalla convocazione di Legacoop Lazio per la firma del patto “FabbricaRoma”. Il tema dell’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati deve passare in primo piano nell’agenda politica della città.