FROSINCOOP, WORKERS BUYOUT COOPERATIVO AL FEMMINILE NATO IN UN SUPERMERCATO

“Ci siamo costituiti nel chiodo della pandemia, ad inizio 2020, quando i clienti ancora non entravano nel negozio perché spaventati da uno spazio ridotto e molto attenti a mantenere la distanza sociale, con un capitale di 64mila euro e il sostegno finanziario di CFI Cooperazione Finanza Impresa” racconta Rossana, 60 anni e per 32 dipendente di un supermercato, oggi presidente del workers buyout tutto al femminile Frosincoop, associato a Legacoop Lazio. Alla chiusura, tutti gli ex dipendenti di Unicoop Tirreno, che fino all’ultimo hanno percepito regolarmente lo stipendio, hanno scelto di essere ricollocati in altri punti vendita o l’incentivo all’esodo: lei no. “E’ scattato qualcosa: abbiamo pensato: prendiamolo noi!” ed insieme ad altre tre donne oggi gestisce un workers buyout cooperativo: un supermercato a marchio Coop, che aderisce ai valori della catena e ne rispetta le regole e gli standard.

“Non volevamo lasciare il monopolio a un solo marchio nella nostra città. Così ci siamo affiliati e abbiamo dato vita a una nostra impresa perché da sempre crediamo nei valori della cooperativa e di Coop” racconta.

Cassiera, addetta all’ortofrutta, amministratrice: il passaggio da ex dipendente a imprenditrice ha significato dividersi in più ruoli, riduzione drastica dello stipendio, orari prolungati perché, come può accadere, qualcuno si è pentito e ha abbandonato la nave, lasciando in difficoltà le altre socie. Da business plan, il pareggio arriverà tra un paio di anni. E intanto bisogna stringere i denti e non perdere la motivazione. “Qualche anno dopo, nonostante io abbia investito tutto quel che avevo, risparmi, tfr, previdenza complementare, non sono ancora riuscita a dire: ma chi me lo ha fatto fare? chiarisce Rossana, che si sente responsabile per la sua scelta, per quella delle altre socie e per i dipendenti -. E’ una sfida contro me stessa e non mi arrenderò, anche se mi rendo conto di aver fatto una cosa molto più grande di me”.

La paura c’è. “Oggi sono imprenditrice come lo è chi ha appena aperto un grosso punto vendita qui accanto: è motivo di orgoglio ma anche di spavento” dice.

“La crescita ancora è lenta. E il nostro workers buyout ha dovuto affrontare gli effetti sull’economia della guerra, del rincaro bollette, dell’inflazione e della conseguente riduzione dello scontrino” conclude. Tutti i workers buyout, del resto, prima di spiegare le vele, affrontano anni di grande difficoltà e di sacrificio. Per quanto siano messi nero su bianco in un business plan, resistere psicologicamente alla pressione e alle privazioni non è semplice e prima che il bilancio diventi solido servono talvolta diversi anni.

Photo credit: Foto di Bob Dmyt da Pixabay