Roma, 3 dicembre 2013 – Lanciata, oggi, durante l’Assemblea nazionale Legacoop Servizi tenutasi alle 09.30 a Roma, l’indagine socio-economica: “Servizi alle imprese e alle comunità. Mercato e occupazione ai tempi della crisi”.
Dai risultati di un questionario cui è stato sottoposto un campione di imprese, emerge un aumento della preoccupazione e della paura delle cooperative per il loro futuro. Per il 60% degli intervistati, il 2013 si conferma un anno di crescita carente sia sul profilo economico che occupazionale.
Il totale delle cooperative aderenti e attualmente attive in Legacoop Servizi risultano essere ben 1.909. Le motivazioni dell’inattività di altre 608 cooperative risultano essere: liquidazione volontaria o coatta, proposta di esclusione, amministrazione volontaria, trasformazione in altra società, verifica con visura camerale.
“Suddividendo le cooperative associate per classe di fatturato, risulta una fortissima incidenza delle cooperative di minori dimensioni: 80,46% sono infatti micro imprese con un fatturato inferiore a due milioni di euro.Le grandi imprese – ovvero quelle che superano un fatturato di 50 milioni di euro in base alla classificazione della Commissione europea- sono solo 13. Nel totale, le cooperative di medie e grandi dimensioni, che rappresentano il 5,2% del totale delle associate, sono risultate essere 101.
Il valore della produzione delle cooperative associate nel settore servizi è pari a 7.980 milioni di euro, un valore costante rispetto l’esercizio precedente.
Il settore con la variazione percentuale maggiore rispetto al 2011 è quello della ristorazione, con una produzione in aumento del 2,24%. Bene anche l’Igiene, i Servizi Integrati, l’Ecologia, la Movimentazione merci, il Trasporto merci, la Logistica portuale.
I soci lavoratori stimati sono in aumento rispetto al 2011 (+ 1,24%). In tutto sono 113.756 unità.
Per quanto riguarda invece l’andamento in serie storica delle riserve, del costo del lavoro e dell’utile, delle cooperative aderenti dal 2008 al 2012 a Legacoop Servizi, si è evidenziato che:
1. La riduzione dell’utile non ha consentito la naturale patrimonializzazione delle cooperative.
2. Si è avuto un aumento del patrimonio netto, soprattutto attraverso un aumento del valore del capitale sociale “non derivante però da nuove entrate nella compagine sociale ma da una ricapitalizzazione effettuata dai soci stessi per sopperire agli aumentati fabbisogni finanziari”.
3. Si è denotato un incremento dell’accesso al credito. Le cooperative hanno provveduto ad aumentare la patrimonializzazione attraverso aumenti del capitale sociale, serviti anche per il reperimento di liquidità.
4. Le cooperative hanno dirottato risorse derivanti dalle loro attività al fine di salvaguardare l’occupazione e mantenere la forza lavoro.