Segnaliamo l’intervista al Presidente di Legacoop Agroalimentare Lazio Giuseppe Codispoti pubblicata su La Repubblica Roma lo scorso 3 dicembre.
Gli ipermercati non mangiano i piccoli dal 2007 i negozi di vicinato sono cresciuti
03 dicembre 2011 — pagina 3 sezione: ROMA
I GRANDI mangiano i piccoli? «Non è così. I negozi di vicinato a Roma sono aumentati di numero: più di 1500 rispetto al 2007. Dati certificati Nielsen». A sfoderare le cifre è Giuseppe Codispoti, presidente della Legacoop Lazio che nel mare agitato del commercio romano – a pochi giorni dal sì della giunta incassato dal nuovo Piano dell’ assessore alle attività produttive Davide Bordoni – prende le difese dei grandi centri commerciali. Quelle mastodontiche realtà che associazioni di categoria e molti presidenti di municipio vorrebbero bloccare. «Perché alterano la concorrenza e, complice la crisi, hanno fatto chiudere in tre anni 10.000 piccole attività», dice Valter Giammaria presidente della Confesercenti. E ancora. « Cattedrali nel deserto che mandano in tilt il traffico perché sono carenti le infrastrutture», afferma Roberto Mastrantonio presidente del VII municipio che, spalleggiato dalla Confcommercio, ha inviato a tutti i mini sindaci una lettera per dar vita il 15 dicembre a un incontro dove il leitmotiv sarà “arginiamo i centri commerciali”. Sulla storia dei 10mila piccoli negozi che hanno tirato giù la saracinesca, Giuseppe Codispoti, però non ci sta. «La crisi c’ è, non si può negare – spiega ma la riduzione dei consumi riguarda tutti. Qualche settore è più penalizzato, ovviamente, ma la media a Roma sia per le vendite che nel saldo tra chiusure e aperture è positivo. Non sono io a dirlo, ma la Nielsen». Secondo i dati dell’ istituto di ricerca dei consumi, nel giro di tre anni – dal 2007 al 2010 – i negozi di vicinato sono passati da 52.898 a 55.724 con 3.693 aperture a fronte dei 2.185 chiusure. Aumentate anche le medie superfici: dalle 1353 del 2007 alle 1369 del 2010. Ovvero, 16 in più. Le grandi realtà invece da 73 sono diventate 77. «Tutti questi dati – continua il presidente della Legacoop – non tengono presente i piccoli negozi e le medie superfici all’ interno degli stessi centri commerciali. E dimostrano come non ci sia una correlazione tra le aperture dei grandi e le chiusure dei piccoli». Sarà, ma il nuovo piano regolatore del Commercio oltre a rendere intoccabile il centro storico ha un obiettivo: creare un riequilibrio tra le varie zone della città. Con la costruzione di nuove realtà commerciali basata su percentuali prestabilite: dal 20 all’ 80 per cento a seconda dell’ area. Limitando le speculazioni dove c’ è già un’ alta concentrazione di centri commerciali. «Ha fatto bene Bordoni a portare avanti con decisone il piano di sviluppo – dice Codispoti – servirà a riordinare la rete e a riqualificarla rispetto a uno sviluppo cresciuto negli anni disordinato e dettato dagli interessi di immobiliaristi e proprietari di aree. Però ci vuole uno strumento che sia inattaccabile altrimenti vincerà la logica delle deroghe e lo sviluppo lo faranno i ricorsi al Tar. Non si può bloccare infatti chi ha già acquisito dei diritti grazie al piano regolatore generale del 2008 e ha già fatto degli investimenti. Piuttosto, il nuovo piano dovrebbe prevedere autorizzazioni ad aprire favorendo chi è in grado di offrire migliori standard di qualità e servizi». – (alessandra paolini)