“Politiche sociali e modelli di gestione: criticità e prospettive” . Questo il titolo del convegno che si è svolto lo scorso 5 maggio a Terracina, organizzato dall’Associazione “Trecensosessanta” di Latina, in collaborazione con diversi esponenti della politica locale. Forse non è un caso la scelta del Comune. A Terracina, infatti, si sono avvicendati negli anni diverse esperienze di gestione dei servizi sociali: dall’esternalizzazione, con affidamento alle cooperative sociali, all’Azienda Speciale, passando per l’Istituzione dei Servizi Sociali.
Relatori del convegno, l’ex presidente dell’Istituzione, dott. Roberto Marzullo, l’ assessore ai Servizi sociali di Terracina, Rossano Alla, ed esponenti politici del comune di Terracina e di Latina, tra cui Vincenzo Coccia, Candida Grenga ed Enrico Tiero.
Tutti gli interventi, con toni ed intensità differenti, hanno evidenziato l’insostenibilità della scelta di affidare servizi di carattere pubblico, tantomeno i servizi sociali, all’Azienda Speciale. E non soltanto a Terracina.
In particolare, il Responsabile Legacoop Latina Emiliano Scinicariello ha sottolineato come sia necessario superare il modello dell’Azienda Speciale, sia per la palese insostenibilità economica sia per le distorsioni che la politica può generare nel governo di una siffatta struttura. Ma soprattutto l’esponente di Legacoop ha voluto rimarcare il ruolo della cooperazione tanto nell’esperienza del comune di Terracina quanto per il futuro. A Terracina, la fine dell’esperienza della cooperazione nella gestione dei servizi sociali ha determinato, tra i vari disastri, la morte di una grande cooperativa che da più di vent’anni gestiva i servizi sociali del comune costiero, la disoccupazione per più di cento operatori regolarmente assunti, servizi sociali progressivamente ridotti nella qualità e nella quantità, ed un enorme aggravio di costi per l’ente comunale.
Le ex municipalizzate, le aziende speciali, ed altre forme societarie analoghe per la gestione dei servizi sociali – ha affermato Scinicariello – rischiano di distruggere un modello di welfare, quello italiano, che da un paio di decenni è un punto di riferimento per tutta l’Europa, rimettendo in discussione anche il ruolo della cooperazione che di quel modello di welfare è stata protagonista.
Mariarita Celletti