Italiani, stranieri, giovani, persone in età avanzata, lavoratori, lavoratrici, studenti, studentesse, disoccupate, disoccupati: sono coloro che si muovono sul territorio nazionale, formando catene, attivando relazioni, modificando i luoghi con cui entrano in contatto.
Le migrazioni interne hanno rappresentato negli ultimi quarant’anni un laboratorio eccezionale per capire la società italiana e le sue trasformazioni, fenomeno che gli studiosi hanno interrogato con vivacità e passione e che oggi viene riscoperto e nuovamente indagato.
“Fare spazio – Rapporto sulle migrazioni interne in Italia” (M. Colucci e S. Gallo, 2016, Donzelli Editore) giunge quest’anno alla sua terza edizione. Le premesse scientifiche e organizzative da cui è nato sono legate all’esigenza di calare sul terreno della pratica della ricerca la concatenazione di più approcci, da quello storico a quello sociologico e demografico, da quello antropologico a quello informatico, da quello linguistico a quello economico.
Il libro ricostruisce le recenti tendenze, mettendo in risalto età media, luoghi di destinazione e di provenienza, genere e altre caratteristiche necessarie a comprendere il profilo della mobilità interna. L’accento viene posto in particolare sul territorio, isolando e approfondendo alcune realtà in cui il contributo della mobilità risulta determinante per le dinamiche sociali ed economiche.
Uno dei saggi raccolti all’interno del volume, dal titolo “L’Ecomuseo del litorale romano: mobilità interne, musei delle migrazioni, memorie del territorio” (P. Corti), è dedicato all’Ecomuseo gestito dalla cooperativa CRT.
“(…) La focalizzazione dello sguardo sulle relazioni intessute dai migranti è stato senz’altro uno dei nodi teorici che ha favorito questa salutare unificazione delle prospettive di studio sulle migrazioni. Ma – come cercheremo di mostrare con queste pagine attraverso l’esperienza dell’Ecomuseo del Litorale Romano – la rete dei rapporti, stabilita su un determinato territorio grazie alla presenza e alla memoria di forme storiche di mobilità territoriale, può a sua volta rappresentare la fertile base di partenza per l’avvio e il successo di iniziative museali orientate verso l’inclusione di soggetti provenienti da differenti esperienze migratorie.”
Con queste parole Paola Corti, autrice del saggio, introduce il lavoro svolto dall’Ecomuseo, nel ricostruire la storia antropologica e sociale del territorio in cui è ubicato. Un riconoscimento ad un progetto, che ha visto la luce nel 1994, e che rappresenta ancora oggi l’unica struttura museale a carattere storico antropologico esistente sull’intero litorale romano.
Per acquistare il volume: www.donzelli.it