Roma, 25 marzo 2011 – Sei richieste al Governo per uscire dalla situazione creata dal decreto Romani e dare un futuro alle rinnovabili. Le ha elaborate il Gruppo nazionale Energia di Legacoop che si è riunito a Roma mercoledì scorso, il 23 febbraio. Un appuntamento al quale hanno partecipato oltre 40 tra imprese e realtà territoriali e che ha affrontato a 360 gradi le problematiche del settore, anche in relazione al quadro nuovo che si è determinato dopo la crisi nucleare in Giappone e l’avvio del conflitto libico.
“Per giudicare correttamente il decreto e quale direzione è necessario imboccare – spiega il responsabile del Gruppo Vanni Rinaldi – è fondamentale inquadrare bene gli scenari di cambiamento che interessano il settore”. Per raggiungere l’obiettivo nel corso della riunione è stata così presentata, innanzitutto, un’analisi del Centro Studi Legacoop (vedi box e tabella, ndr), che racconta come i consumi elettrici delle imprese aderenti all’associazione abbiano superato ormai i 500 milioni di euro all’anno.
Una cifra di tutto rispetto, che permette di capire bene la rilevanza del tema. Gli scenari del settore sono poi stati approfonditi grazie all’intervento di Carlo Tripoli di Enea. Due gli elementi cardine. Il primo riguarda quel che era stato definito ‘il nuovo Rinascimento nucleare’, interrotto bruscamente dal disastro giapponese alla centrale di Fukushima. Ora le vecchie centrali, troppo pericolose, dovranno essere necessariamente chiuse. E le nuove? Per diventare davvero sicure dovranno avere nuovi e ulteriori dispositivi, diventando ancora più costose. Non solo: scatterà, come già deciso anche dal nostro Governo, un periodo di moratoria, al termine del quale con ogni probabilità i tassi d’interesse saranno cresciuti – essendo questa la dinamica in atto – e quindi i costi per la costruzione di una nuova centrale, già altissimi, lieviteranno anche sotto il profilo finanziario.
Insomma, tutte valutazioni che inducono a pensare si sia rapidamente conclusa la ‘luna di miele’ con il nucleare che si stava cercando di avviare anche in Italia. Nel giro di pochi giorni, poi, a questa novità se n’è aggiunta una seconda: il conflitto in Libia. Un’emergenza che nasce anche da tensioni sul mercato petrolifero e che non potrà che acuirle. È infatti chiaro ormai per tutti e da tempo che la disponibilità di petrolio è destinata a non essere più sufficiente per alimentare pienamente i percorsi di crescita dei Paesi sviluppati e di quelli che stanno rapidamente emergendo.
Tutto ciò non potrà che avere una conseguenza immediata e certa: aumenteranno i costi del petrolio, del gas, dell’energia prodotta da combustibili fossili. Mentre progressivamente ne diminuirà ancora la disponibilità. Una spirale pericolosa, che rende necessaria un’azione combinata che miri in modo deciso da una parte ad aumentare efficienza e risparmio energetico, dall’altra ad ampliare lo spazio di mercato per le nuove fonti, in particolare le rinnovabili. Questo è quello che lo scenario richiede. Questo è esattamente il contrario di quel che il decreto Romani ha provocato.
“Noi riconosciamo – spiega Rinaldi – la necessità di meglio regolamentare la materia. L’indirizzo complessivo del Governo è condivisibile, ma sul metodo e sulla sostanza del provvedimento non possiamo che manifestare una serie di preoccupazioni molto serie, a partire dalla chiusura anticipata del terzo conto energie, che mette a rischio investimenti previsti e di conseguenza l’occupazione da parte delle cooperative e dei loro soci (vedi casi aziendali nelle pagine successive, ndr). Per questo ribadiano l’opportunità, da parte del Governo, di rivalutare tutta la materia alla luce di criteri che diano certezze, stabilità, trasparenza e riconducano a una dinamica imprenditoriale sana”.
Sei le richieste che Legacoop invia dunque al Governo. La prima riguarda – appunto – la necessità che venga risolto il problema dei diritti acquisiti per i progetti sviluppatisi in coerenza con i regimi e le intensità di aiuto previste dal Terzo Conto Energia e venga di conseguenza creato un ‘periodo ponte’ che tenga conto di tutti gli impianti realizzati, intendendo la fine lavori e non l’allaccio come requisito vincolante al riconoscimento dell’incentivo.
Punto due: il nuovo regime degli incentivi deve essere costruito sulla certezza temporale larga dello stesso regime (almeno fino al 2020), così come sulla trasparenza delle intensità degli aiuti. Di conseguenza deve esserci un adeguamento periodico e automatico degli aiuti in ragione dell’andamento dei costi industriali e di un benchmarking degli incentivi a livello europeo, ma senza tetti quantitativi di nessun tipo né economico, né sui GW installati. A questo proposito – spiega Legacoop – risulta utile per creare il sentiero verso la “grid parity” prevedere un osservatorio a livello europeo sui costi delle tecnologie, onde evitare che questi ultimi siano funzione degli incentivi e non del mercato.
Punto tre: devono essere confermati e ampliati gli aiuti per i processi che integrano gli impianti per l’energia rinnovabile nell’ambito di più complessivi processi di efficientamento energetico. Punto quattro: devono essere privilegiati e maggiormente incentivati gli impianti di rinnovabili dove ci sia coincidenza e proporzione tra produzione e consumo di energia. A questo proposito dando anche la possibilità di incentivare impianti realizzati da più soggetti in forma associata, siano essi cittadini o PMI o tutti e due, laddove il consumo e la produzione avvenga ad esempio nell’ambito territoriale di un area comunale o provinciale, ampliando quanto già previsto dall’art 27 della legge 99 del 2010 che consente ai cittadini dei comuni sotto i 5 mila abitanti di accedere al conto energia e allo scambio sul posto anche se l’impianto è realizzato sul patrimonio edilizio del comune.
Punto cinque: eventuali meccanismi di registrazione delle priorità negli interventi devono essere effettati in base a criteri condivisi e con procedure on-line trasparenti e quindi utilizzando sistemi certi di invio come la Posta Elettronica Certificata. Infine – punto sei – deve essere mantenuto e ampliato il meccanismo di consultazione delle parti interessate per il prosieguo dell’iter del nuovo conto energia e pur per tutti i decreti attuativi dell’attuale DLGS del 3 marzo 2011.
fonte: Legacoop